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Ciclismo, l’indimenticabile Franco Ballerini: dai trionfi alla Parigi-Roubaix a quelli da ct della Nazionale

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Sono già passati più di dieci anni da quel tragico 7 febbraio del 2010 che si è portato via il pilastro del ciclismo italiano, l’eterno CT della nostra Nazionale Franco Ballerini. È stata una delle giornate più buie della storia delle due ruote, che ha improvvisamente strappato dalle braccia di questa terra una delle persone più speciali che abbia mai avuto il mondo delle due ruote. Franco era nato nella terra sacrosanta del ciclismo italiano, su quelle colline pistoiesi dove la bici è un autentico stile di vita. Anche lui venne stregato da questo ‘mondo’ quando vide trionfare Francesco Moser, in maglia iridata, alla Parigi-Roubaix. I suoi occhi brillarono fin da subito, senza rendersi conto ed immaginarsi che un giorno, la Classica del pavé, sarebbe diventata anche sua, e per ben due volte.

Passato tra i big nel 1986, già al secondo anno riuscì a far sua la Tre Valli Varesine. Pian piano, col passare degli anni, il suo amore per le Classiche divenne sempre più forte. Andò alla caccia di queste corse che facevano proprio per lui, sembravano quasi dipinte sulla struttura fisica di Ballerini. Arrivarono quindi le vittorie alla Parigi-Bruxelles, al GP delle Americhe di Montreal, poi il Giro del Piemonte, il Giro di Romagna, e anche una tappa al Giro d’Italia, nel 1991. Ma tutto questo non bastò. La sua testa puntò tutta sulle Classiche del Nord. Diventò così uno dei più grandi protagonisti del Giro delle Fiandre e della stessa Parigi-Roubaix. Andò vicinissimo alla vittoria di quest’ultima nel 1993, ma peccò di inesperienza, e fu costretto a salire, comunque, sul secondo gradino del podio. Sembrò quasi arrendersi, il nervoso prevalse, ma soltanto in quel momento.

La sua prima Roubaix arrivò nel 1995, e fu un trionfo assoluto, inseguito con fatica, dedizione, coraggio, fame assoluta. Un capolavoro per Franco, definito il giorno dopo da L’Équipe come Maestro Ballerini“. Ma non finì lì, perchè il bis arrivò tre anni dopo con un’azione rimasta negli annali non solo della Roubaix, ma di tutta la storia delle due ruote. 45 chilometri di fuga solitaria e oltre 4′ di vantaggio sul secondo, un altro italiano, il suo conterraneo Andrea Tafi, vincitore della Classica del pavé l’anno successivo. La carriera di Ballerini terminò nel 2001, nuovamente alla Parigi-Roubaix, a cui, questa volta, fu lui stesso ad inchinarsi e a salutare la SUA corsa con quella famosa maglietta con scritto “Merci Roubaix“. L’addio perfetto, più dolce, nel velodromo che lo ha reso leggendario. Ma la sua storia d’amore con le due ruote non finì lì.

Prese in mano un’eredità pesante, quella del suo padre adottivo Alfredo Martini, storico CT della Nazionale Italiana che decise, dopo il triennio di Antonio Fusi, ma soprattutto i suoi precedenti 22 anni a capo degli azzurri, di affidare questo compito a Franco. Un’eredità, un lascito a cui fu impossibile rinunciare. E tutto il resto, quello che ne è conseguito, è semplicemente storia, una delle pagine più belle del ciclismo tricolore, perchè in nove anni alla guida della Nazionale Italiana, Ballerini è riuscito a conquistare la bellezza di nove medaglie, tra cui l’oro olimpico di Paolo Bettini ad Atene 2004, le sue due maglie iridate a Salisburgo 2006 e Stoccarda 2007, e gli altri Mondiali di Mario Cipollini a Zolder 2002, e Alessandro Ballan a Varese 2008. L’ultima, prima di quella maledetta domenica che ha infranto per sempre il cuore degli azzurri.

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lisa.guadagnini@oasport.it

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Foto: Lapresse

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