Ciclismo
Diego Ulissi: “Il virus non mi ha fatto vedere nascere mia figlia. Voglio una Classica, Scarponi era un grande”
Nell’amaro ricordo dell’isolamento forzato ad Abu Dhabi durante l’UAE Tour, dove sono stati riscontrati casi di positività al Covid-19, Diego Ulissi è stato costretto a vivere da lontano il magico momento della nascita della tanto voluta secondogenita Anna. Venti giorni totali tra corsa e isolamento in hotel, lontani da tutti e da tutto, prima di ritornare alla propria vita, dalla propria famiglia, dal regalo più bello, dal sollievo più grande in un momento così difficile per tutti quanti. Abbiamo parlato anche di questo col corridore toscano della UAE-Team Emirates, ripercorrendo quel periodo buio lontano da casa, per poi soffermarci sulla situazione attuale e le prospettive stagionali col nuovo calendario; senza dimenticare il rinvio dei Giochi Olimpici, visto e considerato che lo scorso anno il trentenne di Cecina, vincitore di sei tappe al Giro d’Italia, era riuscito a trionfare al Test Event preolimpico di Tokyo. In chiusura, Diego ci ha confidato un dolce ricordo del suo eterno compagno di squadra, e di avventure, Michele Scarponi.
Partiamo dai ricordi dell’isolamento forzato ad Abu Dhabi e il rimpianto di non aver assistito alla nascita della tua secondogenita Anna…
“Senz’altro sono stati momenti particolari. Senza ombra di dubbio mi è dispiaciuto il fatto di non esser stato accanto a mia moglie Arianna in quel momento, anche perchè purtroppo aveva perso un bambino nel 2015 e quindi volevamo questa bambina con tutto il cuore. E pensare che, se non ci fosse stato questo problema, finito l’UAE Tour, sarei riuscito a tornare in tempo per il parto prima di ripartire per le Strade Bianche e la Tirreno-Adriatico. Insomma, sarebbe stato perfetto, mi ero quasi illuso; poi però è successo tutto questo. Quando pian piano ho capito che l’isolamento si sarebbe prolungato, mi è cascato il mondo addosso, mi è dispiaciuto non essere a casa in quel momento con Arianna e tutta la famiglia. Le sensazioni dell’isolamento? Inizialmente è stato veramente brutto, perchè comunque ci è piovuto addosso all’improvviso. Mai avremmo pensato di passare giorni così. Siamo stati bravi perchè, nonostante tutto, siamo riusciti a tirarci su il morale a vicenda. Erano giorni un po’ particolari per tutti quanti. C’era tanta preoccupazione e tanti stati d’animo che rendevano le giornate difficili. Nei primi giorni non sapevamo nemmeno la data del nostro ritorno a casa. È stato un insieme di emozioni che l’hanno reso veramente difficile, però devo dire che è stata veramente bella l’unità che abbiamo avuto tra tutti quanti per uscire da questa situazione”.
Come stai gestendo le tue giornate?
“Cerco di tenermi in forma per quel che posso. Naturalmente mi sa che le corse sono ancora lontane. Sto attento all’alimentazione. Pedalo per quel che riesco sia sui rulli che su strada, sperando di poter ricominciare con la preparazione e l’avvicinamento alle gare”.
Come state svolgendo i vostri allenamenti in Canton Ticino?
“Qui fondamentalmente possiamo uscire tranquillamente, nessuno ce lo vieta; anzi, non ce l’hanno mai vietato. Bisogna stare comunque attenti al distanziamento sociale. Alla fine hanno sempre permesso l’attività fisica al di fuori di casa”.
Lo scorso anno hai vinto il Test Event dei Giochi olimpici Tokyo che, come tutti sappiamo, sono stati rinviati al prossimo anno. Cambierà qualcosa nel tuo avvicinamento all’appuntamento nipponico?
“Il rinvio è stata una decisione che ho appoggiato al 100%. Era inevitabile, vista la situazione che stiamo affrontando a livello mondiale. Sarebbe stato impossibile svolgere i Giochi olimpici. Naturalmente speravo di andarci con alle spalle una stagione filata liscia. Speravo di fare un buon 2020 per meritarmi la convocazione. Questo rinvio non cambia assolutamente nulla. Il prossimo anno ripartiremo con l’obiettivo di esserci e di fare il meglio possibile”.
Cosa ne pensi del nuovo calendario delle gare? Soprattutto in ottica Grandi Giri.
“Se si riuscisse a fare tutto ciò, sarebbe un vero e proprio miracolo. Inserire in così poco tempo tutte e tre le grandi corse a tappe, e poterle disputare tutte quante, sarebbe veramente bello. Non riesco nemmeno ad immaginarlo, perchè alla fine sarebbero quattro mesi di corse. Sarebbe bello se ci fossero tre gruppi per ogni squadra, divisi per ogni Grande giro, in modo tale che tutti riescano a correre e ad avere un certo ‘spazio’. In tal caso potremmo salvare in qualche modo la stagione”.
Finora, a parer tuo, cosa ti è mancato per vincere di più? Hai qualche rammarico?
“Il mio rammarico, senz’altro, è aver fatto secondo ad una tappa del Tour de France e alla Vuelta a España. Sarebbe stato bello vincerle entrambe, così nel mio palmares ci sarebbero state tre frazioni in tutti e tre i Grandi Giri. È comunque una cosa che cercherò di rincorrere nei prossimi anni. Poi cercherò anche di vincere una grande Classica, che è quello che mi manca. Io cerco sempre di dare il 100%. Per quanto riguarda il rendimento annuale, posso ritenerlo altissimo. Lo scorso anno ero attorno al decimo posto nel ranking dell’UCI, quest’anno addirittura, al momento, settimo; quindi non mi posso proprio lamentare. Poi è normale che voglio fare ancora un gradino in più, soprattutto per vincere una Classica”.
Due giorni fa è stato il terzo anniversario della scomparsa di Michele Scarponi, che tu conoscevi molto bene. Qual è il ricordo più bello che hai di lui?
“Ho tantissimi ricordi con Michele. Alla fine, quando sono passato professionista nel 2010, ho ottenuto la mia prima vittoria al GP Industria e Commercio di Prato proprio davanti a lui, che correva ancora con l’Androni. Qualche mese dopo ci siamo ritrovati nella stessa squadra, la Lampre. Tra l’altro la prima tappa che ho vinto al Giro d’Italia nel 2011 è arrivata grazie a lui, perché quel giorno mi era stato detto di stare accanto a lui. Ero lì per fare esperienza. Era una tappa da fuga. C’erano tanti uomini all’attacco e ad un certo punto Michele mi ha detto ‘vai, entra, giocati le tue carte’. Qualcun altro se ne sarebbe stato pure zitto e mi avrebbe tenuto lì con lui, invece Michele ha visto che stavo pedalando bene e mi ha lasciato andare. Lui era così, era una persona fantastica, generosa, era il primo ad aiutare. Potrei raccontarne veramente tante, come ad esempio il Giro dell’Emilia che ho vinto grazie a lui che si è messo a completa disposizione. Era un grande. Era stato anche al mio matrimonio. Insomma, ci siamo divertiti veramente tanto. Voglio ricordarlo così. A distanza di tre anni non riesco ancora a rendermene conto…”.
CLICCA QUI PER TUTTE LE NOTIZIE DI CICLISMO
lisa.guadagnini@oasport.it
Clicca qui per seguire OA Sport su Instagram
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter
Foto: Valerio Origo