Judo
Edwige Gwend, judo: “Mi è mancata un po’ di spavalderia in carriera, ma sogno ancora la medaglia olimpica”
Le due partecipazioni olimpiche consecutive a Londra 2012 e Rio 2016 non si sono chiuse nel migliore dei modi per Edwige Gwend, che adesso punta tutto sui Giochi dell’anno prossimo a Tokyo per raggiungere la tanto agognata medaglia a cinque cerchi nella categoria -63 kg. La 30enne delle Fiamme Gialle, vincitrice del Grand Slam di Abu Dhabi nel 2017 e unica judoka azzurra ad aver gareggiato in entrambe le ultime due edizioni olimpiche, è reduce però da un paio di stagioni non esaltanti in cui ha ottenuto un terzo posto nel Grand Slam di Ekaterinburg 2018 come miglior risultato assoluto. A rendere ancora più complicata la strada verso la sua terza Olimpiade ci ha poi pensato la connazionale Maria Centracchio, capace di scalare velocemente le graduatorie mondiali con alcuni exploit che le hanno permesso di ingaggiare un duello molto intenso con Gwend per l’unico eventuale posto a disposizione per l’Italia nei -63 kg. L’azzurra, arrivata nel judo che conta a soli 20 anni con un fantastico argento europeo, ha parlato ad OA Sport dei suoi prossimi obiettivi e del dualismo con Maria Centracchio.
Edwige, innanzitutto dove ti trovi e come stai vivendo questo lungo periodo di quarantena?
“Mi trovo a casa mia, a Pomezia. Passo la quarantena come tutti gli altri, in casa, con le uscite solo per necessità“.
La vostra stagione agonistica si è interrotta il 23 febbraio a Dusseldorf e non ci sono ancora certezze a proposito di una possibile ripartenza del calendario internazionale. È complicato provare a tenersi in forma senza avere un obiettivo preciso su cui puntare?
“Sicuramente è più tosta perché non hai gli obiettivi a breve termine, dato che ancora non sappiamo quando ripartiranno le gare di qualificazione. Comunque l’obiettivo è sempre a lungo termine, è sempre l’Olimpiade, quindi guardi a quello e continui ad allenarti come si può, in questo periodo”.
Come hai preso la notizia del rinvio all’anno prossimo delle Olimpiadi di Tokyo 2020?
“È stata tosta perché significa un anno in più, però l’Olimpiade è sempre quella, quindi l’obiettivo non cambia“.
Nei due unici tornei disputati quest’anno (Grand Slam di Parigi e Dusseldorf) sei stata eliminata al secondo turno da Tina Trstenjak e Juul Franssen, due avversarie di primissima fascia. Come giudichi il tuo primo scorcio di stagione?
“Diciamo che nonostante la sconfitta i combattimenti non si sono svolti nemmeno male, soprattutto contro Trstenjak è stato un incontro alla pari. Manca sempre quel pizzico in più, però si continua a lavorare”.
Dopo Londra 2012 e Rio 2016, stai andando a caccia della tua terza partecipazione olimpica nei -63 kg. Per centrare questo traguardo dovrai però avere la meglio nel ballottaggio con Maria Centracchio, come hai vissuto la sua esplosione improvvisa?
“Alla fine tranquillamente. Certo, c’è battaglia interna in categoria tra noi due, però diciamo che gli ostacoli da sorpassare sono sempre le avversarie straniere. Alla fine la battaglia è sempre contro se stessi, chi va meglio contro le straniere andrà avanti. Tra di noi comunque c’è un bellissimo rapporto“.
Dopo il tuo incredibile argento europeo ottenuto dieci anni fa a Vienna, cosa pensi ti possa essere mancato specialmente nei grandi eventi per restare stabilmente tra le prime al mondo?
“Un po’ di spavalderia e sicuramente l’analizzare per filo e per segno nei minimi dettagli le avversarie“.
In passato ti sei comunque tolta grandissime soddisfazioni diventando tra l’altro il primo judoka italiano a vincere un Grand Slam (Abu Dhabi 2017), ma qual è il tuo sogno più grande che vorresti realizzare da qui a fine carriera?
“Sicuramente la medaglia olimpica e poi sarebbe bello anche avere la medaglia iridata. Questi sono i culmini per un atleta di gran livello”.
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erik.nicolaysen@oasport.it
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Foto: IJF