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Elisa Longo Borghini: “Vedo le Olimpiadi del 2021 come una rinascita. In qualche modo, nonostante tutto, devi darti un obiettivo”

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La medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Rio 2016 è sicuramente il ricordo sportivo più dolce di Elisa Longo Borghini. La professionista verbanese di Ornavasso, atleta del Gruppo Sportivo Fiamme Oro della Polizia di Stato, nonché portacolori della Trek-Segafredo, dovrà aspettare ancora un anno per inseguire il nuovo sogno a cinque cerchi di Tokyo. Un appuntamento rimandato, non svanito, e che segnerà il ritorno alla normalità. È questo l’augurio di Elisa e la speranza di tutti noi. La quattro volte campionessa italiana (tre a cronometro e una in linea), bronzo iridato a Limburg 2012, terza a livello europeo a Plumelec 2016 e a cronometro a Goes 2012, ci ha parlato della sua quarantena, e dell’auspicio per un sereno ritorno alla vita di tutti i giorni, alle gare, e ad un mondo più sereno. 

Partiamo innanzitutto dal rinvio delle Olimpiadi di Tokyo. Che significato avrà questo evento nel 2021?
“Sono del parere che il rinvio delle Olimpiadi sia stata la decisione più sensata e giusta che si potesse prendere. In questo momento stiamo vivendo un periodo di emergenza, e questa scelta, dal canto mio, è anche un modo simbolico di portare rispetto per ciò che sta accadendo. Come ha detto il primo ministro del Giappone Shinzō Abe, “lo sport ha bisogno di serenità”. Adesso non stiamo vivendo un momento di serenità, non ci sono i giusti presupposti per poter fare un evento di questa portata. Vedo le Olimpiadi del 2021 come una rinascita, un nuovo orizzonte da raggiungere. Per quanto mi riguarda, alla fine è soltanto un sogno rimandato, non infranto. E soprattutto, avere un anno in più per fare bene, affrontare una stagione come si deve, e arrivare in buona forma a Tokyo, è tutto di guadagnato”.

Avevi già analizzato il percorso? Per quali atleti è adatto?
“Io non ho fatto in tempo ad andare in Giappone per vederlo. Era in programma un sopralluogo per fine aprile, però, ovviamente, è tutto saltato. È un percorso abbastanza esigente, un po’ meno duro rispetto a quello di Rio. Potrebbe essere adatto anche ad atleti da Classiche. Ti dico questo in base a ciò che mi è stato riferito tempo fa. Duro, per via di una salita molto lunga, ma non durissima. È presente uno strappo impegnativo nel finale, e poi il circuito che precede l’arrivo. Da come me l’hanno descritto è un percorso impegnativo ma non per scalatori puri. Però è ovvio che ciò che ti dicono è una cosa, mentre vederlo e avere un’impressione personale è tutt’altro”.

Quattro anni fa hai vissuto il sogno olimpico con la medaglia di bronzo di Rio. Che ricordo hai di quel giorno?
“Il ricordo che ho è sicuramente una grande emozione, una grande gioia mista ad un po’ di stupore. Sinceramente ero andata alle Olimpiadi convinta di essere in buona forma, ma non mi sarei mai aspettata una medaglia. Di solito le grandi soddisfazioni arrivano quando sei in forma ma non ti aspetti niente di quello che sta per avvenire. Quando sono arrivata all’arrivo ho detto: “Ma davvero?”.

Ovviamente il calendario del 2020 è stato letteralmente stravolto. Hai qualche rimpianto per le gare che sono state annullate o rinviate? Avevi già puntato su qualcosa?
“Mi dispiace per qualsiasi gara. Anche perché anche quelle che vengono rimandate non si sa mai se verranno riprese o meno. Più che altro penso agli organizzatori che ci mettono tanto impegno per tutto l’anno, e poi devono rimandare il loro evento. Ovviamente l’emergenza attuale viene prima di qualsiasi altra cosa. Poi penso anche alle gare minori, soprattutto quelle femminili, dove non ci sono i medesimi fondi di RCS, ad esempio, e che si appoggiano magari a quella ditta locale che li aiuta, se non l’artigiano. Probabilmente queste gare saranno destinate ad esser cancellate dal calendario. Anche perché andrà tenuto conto di tutti i problemi che avranno gli imprenditori, artigiani, negozianti”.

Secondo te quale sarà la gara che darà il via alla ripresa della stagione? Cercando di essere minimamente positivi.
“Il Trofeo Binda è stato rinviato al 2 giugno, e chi lo sa, probabilmente, per le italiane, potrebbe essere una cosa fattibile. Ma va tenuto conto del medesimo problema che stanno affrontando anche le altre nazioni, perché non tutti hanno preso le stesse misure di contenimento preventivo, non tutti hanno avuto l’epidemia nello stesso momento, anzi, forse noi, o almeno spero, ne usciremo prima degli altri Paesi. Poi però il problema potrebbe essere: chi verrà a correre? Ci sono tantissimi punti di domanda. Spero che il Giro Rosa possa essere la prima corsa, ma mi auguro di vero di cuore che ad inizio giugno si possa ricominciare a correre. In qualche modo, nonostante tutto, devi darti un obiettivo. Staremo a vedere. Sicuramente nelle prossime settimane ci diranno qualcosa”.

Come stai affrontando gli allenamenti durante la quarantena?
“Stiamo affrontando un nuovo inverno. La prima settimana di quarantena l’ho dedicata alla fase di scarico. Mi ero ammalata in precedenza, rinunciando alla Omloop Het Nieuwsblad, poi però ho ritrovato un buon stato di forma. Visto il momento, il mio allenatore ha preferito così, poi sono salita sui rulli e ho ricominciato con la palestra, che fortunatamente ho a casa. Sto eseguendo lavori di forza e rulli, non ci sono alternative”.

Nonostante tutto, e nonostante le pochissime corse che si sono svolte, quali sono state le prime impressioni assieme alla tua squadra, la Trek-Segafredo?
“Innanzitutto vorrei ringraziare la Trek-Segafredo per il supporto che mi dà anche in questi giorni in cui è tutto molto nebuloso, non si capisce bene cosa faremo nei prossimi mesi o quant’altro. I nostri allenatori continuano a tenerci aggiornati sulla situazione, e Luca Guercilena ci manda delle mail per farci capire quali siano le intenzioni dell’UCI. Abbiamo un’ottima struttura alle spalle che si è consolidata col tempo. Comunque sia, quest’anno, sono arrivate Elynor Backstedt e Lucinda Brand. Abbiamo fatto parecchi ritiri assieme tra dicembre, gennaio, e febbraio. La squadra era forte, compatta, e pronta per fare grandi cose. Poi è successo quello che è successo, ma credo che quando riprenderemo, saremo determinate e pronte a riconquistare i nostri posti di combattimento”.

Tu fai parte, innanzitutto, del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro. Quant’è importante il loro supporto?
“Anche in questo caso devo ringraziarli vivamente; compreso Nicola Assuntore, il responsabile del Settore Ciclismo Fiamme Oro della Polizia, che ci ha creduto prima di tutti e ha voluto aprire al ciclismo nel 2015 (in particolar modo al settore femminile). Io, onestamente, sono sempre stata onorata di far parte di questo Gruppo Sportivo e in futuro spero di prendere servizio in Polizia di Stato, perché ho avuto l’opportunità di esser scelta per stare assieme a loro. Questo sarebbe un modo per ringraziarli. Il loro supporto, da questo punto di vista, è fondamentale. Anche loro ci aiutano sempre, anche in questi momenti di difficoltà, dandoci dei numeri da contattare nel caso in cui avessimo bisogno”.

Chi è il futuro del ciclismo femminile?
“Ci sono tantissime ragazze italiane con un grande talento. Ad esempio la mia compagna di squadra Letizia Paternoster, oppure Elisa Balsamo, Sofia Bertizzolo, Soraya Paladin. Vanno veramente forte. All’estero c’è una velocista promettente come Lorena Wiebes, che a parer mio, nei prossimi anni, sarà la nuova Giorgia Bronzini. Comunque sia, a livello italiano siamo messi molto bene, abbiamo delle ragazze molto giovani e molto forti”. 

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lisa.guadagnini@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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