Formula 1

F1, I grandi perdenti: Eddie Irvine, l’occasione della vita nel 1999 e il “tradimento” di Schumacher

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Uno dei piloti maggiormente amati dai tifosi ferraristi è, ancora oggi, Eddie Irvine. Per tre anni e mezzo leale gregario di Michael Schumacher, nonché improbabile alfiere del Cavallino Rampante nella sfortunata corsa al Mondiale 1999, terminato con un “giallo” e  il sospetto di un “tradimento” nei suoi confronti. Andiamo a rivivere la storia di quella stagione folle.

Eddie Irvine arriva alla Ferrari tra la sorpresa generale. È l’autunno del 1995 e a Maranello si sta cercando un pilota da affiancare a Michael Schumacher, che monterà in sella al Cavallino Rampante con l’obiettivo dichiarato di riportarlo a quel titolo iridato che ormai manca da più di tre lustri. La figura del tedesco, ormai prossimo a conquistare il suo secondo Mondiale consecutivo a bordo della Benetton, è molto ingombrante. Infatti accentrerà tutte le risorse del team attorno a sé e di fatto ridurrà il suo futuro compagno di squadra al ruolo di seconda guida. Alla Ferrari serve, quindi, qualcuno che possa accettare di essere un numero due dichiarato. Sulla stampa, specializzata e non, si fanno svariati nomi: David Coulthard, Rubens Barrichello, Mika Salo, Mark Blundell e persino Nicola Larini. Anche per questa ragione, quando Maranello annuncia l’ingaggio di Irvine, molti rimangono sorpresi. Il nordirlandese ha 30 anni e gareggia in Formula 1 solamente da due, durante i quali ha ottenuto qualche piazzamento a punti e un unico podio, mettendo in mostra interessanti doti velocistiche, venendo però sovente sovrastato nei risultati dal compagno Barrichello. Soprattutto ha fama di essere una “testa calda” e di avere la “lingua lunga”. D’altronde all’esordio assoluto nel Circus è venuto alle mani con Ayrton Senna, trattando con sfrontatezza assoluta il fuoriclasse brasiliano. Davvero un personaggio del genere, che peraltro non disdegna le serate mondane e sembra la perfetta antitesi di Schumacher, potrà convivere con l’asso tedesco? In realtà Eddie, guidato da un acuto manager italiano di nome Enrico Zanarini, si dimostrerà una persona molto intelligente che saprà stare al suo posto. Conscio di avere la grande opportunità di correre per un top team come la Ferrari, anziché vegetare per tutta la carriera in squadre di centro classifica, indossa di buon grado i panni di scudiero. Peraltro, lavorando a contatto con il Kaiser, non si può non crescere professionalmente e i risultati del nordirlandese lo dimostrano. Un podio e decimo posto in campionato nel 1996; cinque podi e settima piazza nel 1997; otto podi e quarta posizione nel 1998.

“Non vedo perché quest’anno non debba fare ancora meglio!” dichiara Irvine, tra il serio e il faceto, alla vigilia della stagione 1999. Neanche se l’avesse chiamata, nel Gran Premio d’Australia arriva la prima vittoria della carriera. Eddie sfrutta a meraviglia i problemi tecnici che colpiscono le due McLaren e il compagno di squadra, passando per primo sotto la bandiera a scacchi. È una gloria apparentemente effimera, un bel premio per il lungo gregariato svolto sino a quel momento e per quello ancora da effettuare. D’altronde, nelle gare successive il nordirlandese torna al suo consueto ruolo di scudiero. Dopo un quinto posto in Brasile e il ritiro di Imola, a Montecarlo conclude secondo alle spalle di Schumacher, permettendo alla Ferrari di realizzare la prima doppietta della sua storia sulle strade del principato. In Spagna è quarto, mentre in Canada sale sul podio, giungendo terzo tra le polemiche a causa di un contatto con Coulthard che lo costringe a una furiosa rimonta. In Francia, poi, Irvine dimostra tutta la sua abnegazione alla causa ferrarista, seguendo diligentemente Schumacher, il cui motore funziona a singhiozzo a causa di problemi elettrici, accontentandosi così di arrivare sesto anziché quarto.

L’accaduto dimostra la grandissima professionalità di Eddie, soprattutto considerando come già dal Gran Premio di Spagna giri la voce che la Ferrari gli abbia dato il benservito per il 2000. Jean Todt, infatti, vuole sostituirlo con Barrichello. Il nordirlandese, comunque, potrebbe cadere in piedi, poiché si gli spalancherebbero le porte della Jaguar, prossima a fare il suo ingresso in Formula 1 acquisendo il team Stewart. Insomma, si arriva in Gran Bretagna con l’impressione che per l’ultima volta Irvine correrà vestito di rosso in quello che resta il suo Gran Premio di casa. A Silverstone però cambia tutto. Schumacher si schianta alla curva Stowe e si frattura una gamba. Eddie chiude secondo alle spalle di Coulthard, mentre Häkkinen può maledire la perdita di una ruota dopo un pit-stop che gli costa una vittoria praticamente certa.

Soprattutto il nordirlandese diventa, di punto in bianco, l’uomo su cui la Ferrari punta per vincere il Mondiale 1999. D’altronde, a metà stagione, ha solo 8 punti di distacco proprio da Häkkinen. Pochi, però, credono che le chance di Irvine siano reali. Eppure, nei due successivi Gran Premi, Eddie sembra tramutarsi nell’uomo del destino. In Austria le due McLaren si toccano nella tornata iniziale, con Mika che finisce in testacoda e si ritrova ultimo. Il ferrarista ringrazia, si incolla all’altra “freccia d’argento” e la sorpassa al pit-stop, quindi non sbaglia niente sino al traguardo e ottiene la seconda vittoria stagionale. Dopodiché in Germania gli errori di Coulthard e le disgrazie meccaniche di Häkkinen, servono su un piatto d’argento la doppietta alla Ferrari dove, per una volta, è il nordirlandese a beneficiare del gioco di squadra. Infatti Mika Salo, sostituto di Schumacher, rinuncia diligentemente alla possibilità di ottenere il primo successo della carriera, lasciandolo proprio al compagno, che per ringraziarlo gli regala la coppa del vincitore. Mancano sei Gran Premi e Irvine si trova ora in testa alla classifica iridata con 8 punti di vantaggio sul finlandese della McLaren. Una situazione surreale soprattutto perché Eddie, improbabile leader del Mondiale, sa già che dovrà lasciare Maranello a fine stagione.

A questo punto però inizia una fase difficile. Il nordirlandese conclude terzo in Ungheria, quarto in Belgio e sesto in Italia. Proprio nell’autodromo brianzolo viene sovrastato nelle prestazioni da Salo, che invece si piazza terzo. Salta fuori che il nordirlandese sta gareggiando da inizio stagione con lo stesso telaio, il numero 191, il quale potrebbe aver perso di rigidità ed essere quindi meno efficiente. Si dice che sia stato proprio Irvine a voler proseguire così a lungo con la stessa vettura, lasciando proprio al compagno il nuovo telaio 196 per Monza. Insomma, ci sono tanti “si dice” e “si vocifera” attorno a Eddie che, dal canto suo, non fa neppure una polemica e anzi usa la lingua per cercare di destabilizzare Häkkinen, con cui è ancora in lotta per il titolo. D’altronde, tra errori clamorosi e pugnalate alle spalle del compagno di squadra Coulthard, il finlandese non è riuscito ad approfittare del momento difficile dell’avversario e i due si ritrovano appaiati nella classifica iridata.

Quindi si va al Nürburgring. È il famoso Gran Premio reso caotico e folle dai ripetuti scrosci di pioggia, durante il quale, durante una sosta del nordirlandese, inspiegabilmente al box Ferrari viene perso lo pneumatico posteriore destro, con la vettura che rimane bloccata per mezzo minuto su tre ruote mentre i meccanici cercano freneticamente quella mancante. La gara è compromessa e subito si generano forti polemiche, perché uno svarione del genere appare impossibile. A mezzo stampa si fa filtrare la voce che sia stato il pilota a cambiare idea all’ultimo momento, chiedendo improvvisamente gomme da asciutto anziché da bagnato, generando così il caos. Ancora alla Ferrari non si prende nessuna posizione ufficiale, è tutto un vociferare che inizia ad alimentare ombre e sospetti. Forse non si vuole che sia Irvine a vincere il Mondiale? Forse non è accettabile che, grazie a una fortunata serie di circostanze, sia un “gregario” a porre fine al ventennale digiuno iridato, mentre il “messia” Schumacher è fuorigioco causa infortunio?

Di certo c’è che in Malesia il tedesco torna in pista e il Cavallino Rampante realizza automaticamente una doppietta, inizialmente cancellata da una squalifica per deflettori irregolari poi ribaltata in appello. A Sepang il Kaiser corre da scudiero di Eddie, lasciandogli il successo e consentendogli di arrivare a Suzuka con 4 punti di vantaggio su Häkkinen. In Giappone Michael realizza la pole proprio davanti a Mika. Vincendo la gara, il teutonico servirebbe il titolo su un piatto d’argento al nordirlandese, al quale sarebbe sufficiente arrivare quarto per laurearsi Campione. Al contrario se dovesse essere l’alfiere della McLaren a trionfare, l’Iride andrebbe in Finlandia. Quando i semafori si spengono, Schumacher scatta in maniera goffa e si fa superare da Häkkinen, che si invola verso il successo e il secondo Mondiale consecutivo. La Ferrari, con il secondo posto di Michael e il terzo di Eddie, vince comunque il Titolo costruttori per la prima volta dopo 16 anni.

Tra i ferraristi si fa subito strada il sospetto che Michael abbia volutamente lasciato via libera a Mika, per evitare che fosse il compagno di squadra a passare alla storia come l’uomo in grado di porre fine al “Grande digiuno” di Maranello. Un brutto pensiero corroborato dal fatto che, poche ore dopo la conclusione della stagione, il tedesco venga “pizzicato” dalle telecamere a far festa assieme ad Häkkinen e alla Mercedes. Alla Ferrari, però, non ne fanno un dramma. Il Mondiale costruttori è comunque in bacheca. Irvine è rimasto con un pugno di mosche, però anche da ex ferrarista ancora una volta evita qualsiasi polemica. Dice di essere contento di aver contribuito alla conquista dell’Iride riservato alle squadre, di avere ricordi bellissimi con il Cavallino Rampante e aggiunge sibillino che “chi verrà dopo di me non avrà vita facile”.

Sono passati oltre 20 anni da quei giorni e, né Eddie né il suo manager hanno mai voluto proferire verbo riguardo quanto avvenuto a Suzuka. Schumacher sbagliò volontariamente la partenza? Fu “tradimento” per impedire che gli annali ricordassero Eddie come primo pilota a vincere il titolo in rosso dopo due decenni? E davvero la Ferrari potrebbe aver scientemente sabotato il nordirlandese perché riteneva inaccettabile, dal punto di vista dell’immagine, vincere un Mondiale con un pilota già messo alla porta dalla primavera?

Non lo sapremo mai. Tante voci e tante leggende sono nate attorno alla stagione 1999, una delle più folli e imprevedibili nella storia della Formula 1. Il digiuno di Maranello finirà a partire dall’annata seguente, quando inizierà invece una spaventosa sequela di successi. L’unica certezza è che Eddie Irvine, durante i suoi quattro anni in rosso, ha dimostrato di essere un professionista esemplare che ha avuto l’opportunità di giocarsi un Titolo a bordo di una Ferrari. Una possibilità che tantissimi piloti possono solo sognare.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: Marco Castelli/Wikipedia

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