Formula 1
F1, i Mondiali della Ferrari: 1952, il primo trionfo di sempre con la leggenda Alberto Ascari
“La F1 è la Ferrari e la Ferrari è la F1“. Quante volte questa corrispondenza biunivoca è stata proposta? Dando un connotato ancor più incisivo, caro ai matematici, la massima categoria dell’automobilismo mondiale è funzione della variabile indipendente rappresentata dal Cavallino Rampante. Senza volerci però addentrare troppo in discorsi teorici di questo tipo, è evidente che la scuderia fondata da Enzo Ferrari nel 1929 rappresenti l’icona di ciò che voglia dire competere ai massimi livelli su quattro ruote.
Il debutto vi fu nella prima edizione del Mondiale, ovvero il 21 maggio del 1950, nel GP di Monaco, seconda prova del campionato. Nella prima corsa in programma il team italiano diede forfait e preferì concentrarsi su una gara in Belgio di F2. Fu il mitico Alberto Ascari a guidare la monoposto di Maranello in terra monegasca, ottenendo un secondo posto alle spalle dell’argentino Juan Manuel Fangio. Ascari aveva già gareggiato per il celebre marchio italiano nel 1949, aggiudicandosi il Gran Premio di Bari, quello di Svizzera, il BRDC International Trophy e, soprattutto, il Gran Premio d’Italia, emulando così il padre, che si era aggiudicato la corsa nel 1924. Sempre in quella stagione prese parte alla Temporada Argentina, nella quale gran parte dei piloti europei lanciarono la sfida a Fangio, l’idolo di casa. Un confronto stupendo tra i due, ed Ascari seppe trionfare nel Gran Premio Generale Peron e nel Gran Premio di Mar del Plata.
Dopo il debutto iridato citato, nel 1951 la Ferrari lanciò definitivamente il nuovo modello 375 ed il pilota italiano contese a Fangio lo scettro fino alla fine, prevalendo nel GP di Germania, sul tracciato del Nürburgring, e a Monza. Nell’ultimo appuntamento di Pedralbes, in Spagna, un’infelice scelta di gomme costò cara al Cavallino e quindi fu l’argentino a trionfare, concludendo con 31 punti, 6 in più di Ascari.
Nel 1952 il campionato fu scosso dal ritiro della Alfa Romeo e dall’incidente in una gara pre-mondiale di Fangio. Il campione sudamericano fu costretto a guardare gli altri correre e la Ferrari di Ascari, scatenato, fece incetta di successi. Dopo aver saltato la prima gara in Svizzera per prepararsi alla 500 Miglia di Indianapolis, il pilota italiano vinse tutte le altre sei gare, ottenendo in 5 occasioni anche il giro più veloce. Considerando i migliori quattro risultati, quelli validi per la classifica, il nostro portacolori aveva ottenuto il massimo dei punti (36), 12 in più di Nino Ferrari (Ferrari). Un’egemonia frutto anche di una macchina, la 500 F2, spinta da un inedito quattro cilindri, che aveva un rapporto peso-potenza migliore del 15% rispetto al modello precedente. Un progetto vincente che permise alla Rossa di porre la sua prima vera firma nel Circus, confermata anche nell’anno seguente, con Fangio presente alla guida della Maserati. Ascari si aggiudicò i GP d’Argentina, d’Olanda, di Gran Bretagna e di Svizzera, regalandosi una magica doppietta mondiale che tutti gli appassionati ricordano chiaramente.
Il nome del pilota nostrano entrò nella leggenda anche purtroppo per la sua tragica fine a Monza, il 26 giugno del 1955, quando al volante della Ferrari dell’amico Eugenio Castellatti finì fuori dalla pista e morì sul colpo. Di fatto il racing driver nativo di Milano (1918) fu l’unico esponente del Bel Paese nella storia a trionfare in F1.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: LaPresse