Formula 1
F1, i Mondiali della Ferrari. 1956, Juan Manuel Fangio e la Rossa: un’accoppiata da sogno
Juan Manuel Fangio e la Ferrari. Due miti della Formula 1 che, nel corso delle rispettive storie, hanno anche legato i loro destini, seppur per un solo anno. Parliamo del 1956, stagione molto particolare per il Circus, terminata con un incredibile epilogo e l’affermazione dell’argentino a bordo delle vetture marchiate dal Cavallino Rampante.
Il 1956 si presenta a tutti gli effetti come un “anno zero” per la Formula 1. Le tragedie del 1955 hanno infatti sconvolto il panorama dell’automobilismo sportivo. La Mercedes, dominatrice assoluta delle annate 1954 e 1955, ha deciso di ritirarsi dalle competizioni di ogni livello. La casa tedesca è infatti rimasta traumatizzata dal disastro della 24 ore di Le Mans, causato dall’uscita di pista di una delle proprie vetture che, pilotata da Pierre Levegh, è esplosa dopo essersi schiantata contro le barriere, causando la morte di ben 84 persone. Inoltre il programma Formula 1 della Lancia, partito nel 1953, è stato cancellato sia per la morte di Alberto Ascari, avvenuta nel maggio 1955, sia perché l’azienda faticava a sostenere i costi dell’impegno del massimo circuito automobilistico. La casa torinese, all’interno della quale era addirittura avvenuto una sorta di putsch che ha messo in minoranza Gianni Lancia, voleva disfarsi di tutto il materiale da corsa. Le monoposto erano quindi state cedute alla Ferrari. Così tutti gli esemplari della Lancia D50 erano finiti a Maranello. Una volta nelle mani degli ingegneri del Cavallino Rampante, questa vettura ambiziosa e innovativa progettata da Vittorio Jano era stata modificata e affinata, allo scopo di risolvere tutte le problematiche sorte sino a quel momento. Nasce in questo modo la Lancia-Ferrari D50A, con cui il team del Drake si schiera al via dell’annata 1956, durante la quale può peraltro avvalersi dei servigi di Juan Manuel Fangio. Infatti il ritiro della Mercedes ha liberato anche i piloti della casa tedesca. L’asso argentino, tre volte campione del mondo, ha deciso di accasarsi a Maranello, mentre il suo grande rivale Stirling Moss ha preso la via della Maserati.
L’annata comincia a gennaio in Argentina, dove sono subito storie tese. Fangio parte dalla pole position, ma dopo 22 dei 98 giri in programma sulla sua vettura si verifica un guasto meccanico. Così la Ferrari ferma Luigi Musso e fa salire l’argentino sulla monoposto dell’italiano. Tuttavia il sudamericano esce di pista poco dopo, ma riparte grazie all’aiuto di alcuni spettatori. Si lancia così in una forsennata rimonta nei confronti del battistrada Moss, che però a 18 tornate dal termine rompe il motore. Dunque vittoria condivisa per Musso e Fangio, ma fioccano le polemiche. Ripartire grazie al supporto del pubblico è vietato dal regolamento, dunque la Ferrari vincitrice dovrebbe essere tolta di classifica! La Maserati presenta reclamo, ma la Federazione Internazionale lo ignora. D’altronde, come si può squalificare El Chueco dopo che ha vinto il suo Gran Premio di casa? Scoppierebbe una rivolta popolare… Pertanto l’accaduto passa in cavalleria.
Il 13 maggio si corre il Gran Premio di Montecarlo. Fangio parte nuovamente dalla pole position, ma in gara commette un errore e danneggia la sua monoposto. La Ferrari ferma Peter Collins e mette l’argentino sulla sua vettura. Stavolta niente mette i bastoni tra le ruote a Moss, che va a vincere. Il sudamericano conclude alle sue spalle. Il 3 giugno si gareggia in Belgio. Solita pole position per El Chueco, che si mette a dominare il Gran Premio. Tuttavia la rottura della trasmissione lo obbliga al ritiro e la vittoria va a Collins. Dopodiché il 1° luglio va in scena il GP di Francia. Fangio realizza l’ennesima pole position, ma in gara non va oltre il quarto posto a causa di una lunga sosta ai box resasi necessaria per riparare un guasto. Collins ringrazia e si porta a casa il secondo successo di fila.
Il 14 luglio è il giorno del Gran Premio di Gran Bretagna. Moss parte dalla pole e ingaggia un intenso duello con l’arci-rivale argentino, il quale alla fine ha la meglio. Il sudamericano ottiene un successo pieno, mentre il britannico si deve addirittura ritirare. Qindi, il 5 agosto, El Chueco domina in lungo e in largo al Nürburgring. Pole position, vittoria, giro più veloce e gara in testa dall’inizio alla fine sulla terribile Nordschleife. Un’affermazione imperiale che lo proietta con margine in testa alla classifica iridata, dove ora comanda con 30 punti, contro i 22 di Collins e Behra. Quest’ultimo è però già matematicamente fuorigioco in virtù del gioco degli scarti.
Dunque si arriva a Monza con Fangio saldamente al comando del Mondiale. Solo il compagno di squadra Collins può soffiargli il titolo, ma deve vincere il Gran Premio e realizzare il giro più veloce. Quello che accade il 2 settembre nell’autodromo brianzolo ha dell’incredibile. Durante la gara l’argentino si deve ritirare a causa di un guasto allo sterzo. Al comando c’è la Maserati di Moss, seguita dalle Ferrari di Musso e Collins. Al box del Cavallino Rampante indicano al primo di fermarsi per lasciare la sua vettura al sudamericano, proprio come avvenuto in Argentina. Però il pilota italiano, che vuole vincere il GP di casa, ignora l’ordine di scuderia e prosegue nella sua corsa. El Chueco a questo punto è a piedi e rischia di perdere il titolo! Il suo amico e “manager”, Marcello Giambertone, si infuria per l’accaduto con il direttore sportivo della Ferrari, Eraldo Sculati. Tra i due si genera una violenta lite al termine della quale il DS, che è anche un giornalista, lascia il box e se ne va in tribuna stampa!
Al box Ferrari, rimasto senza timoniere, Giambertone prende l’iniziativa. Fa richiamare in pit-lane Collins e gli chiede di lasciare la sua vettura a Fangio, rinunciando così alla possibilità di vincere il Mondiale. Incredibilmente il britannico accetta, affermando “di essere ancora giovane” e che sicuramente avrà altre possibilità di laurearsi Campione. In effetti l’inglese è un ragazzino per gli standard dell’epoca, non ha neppure 25 anni, mentre l’argentino ha già scollinato le 45 primavere. D’altronde Collins, oltre a essere conosciuto da tutti come un vero gentleman, ha un’autentica devozione per la causa ferrarista. Infatti il britannico aveva stretto amicizia con il figlio primogenito di Enzo Ferrari, Dino, che solo poche settimane prima era scomparso a causa della distrofia muscolare.
Così, salendo sulla vettura dell’inglese, Fangio si laurea automaticamente Campione del Mondo. Rimarrà l’unico titolo dell’argentino a bordo della Ferrari. Le trattative per il rinnovo del contratto per la stagione 1957 si interromperanno per divergenze di carattere economico ed El Chueco si trasferirà alla Maserati, con la quale vincerà l’ultimo Mondiale della sua carriera. Collins, invece, morirà drammaticamente nel 1958, in un incidente al Nürburgring. Il gesto da lui compiuto il 2 settembre 1956 a Monza rimane probabilmente il più grande atto di fair-play nella storia dell’automobilismo. Proprio Fangio non dimenticherà mai di citare l’accaduto anche negli anni a venire, ricordando di essersi commosso quando l’inglese si fece da parte, rinunciando a mettere in discussione la sua quarta affermazione iridata, la sola con il Cavallino Rampante.
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paone_francesco[at]yahoo.it
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Foto: La Presse