Formula 1

F1, i Mondiali di Michael Schumacher con la Benetton. L’alba del dominio del Kaiser

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La stagione 1994 della Formula Uno è passata alla storia nella maniera più tragica possibile. Ad Imola, il primo maggio, nel corso del Gran Premio di San Marino, morì Ayrton Senna, dopo che nella giornata precedente, nelle qualifiche, aveva trovato lo stesso terribile destino l’austriaco Ronald Ratzenberger. Tutta l’annata fu costellata da gravi incidenti con vetture assolutamente insufficienti a livello di standard di sicurezza ma, per concentrarci sul lato sportivo, fu dominata dal duello tra Michael Schumacher e Damon Hill. Il tedesco centrò il suo primo titolo iridato (dei sette totali) realizzando poi il bis nell’annata successiva con la sua Benetton Ford, prima di sbarcare a Maranello nel 1996 per iniziare a scrivere la sua leggendaria epopea con il Cavallino Rampante.

La storia di Michael Schumacher nella massima categoria del motorsport è assolutamente nota. Il nativo di Hürth, piccola cittadina della Renania, fece il suo esordio nel Gran Premio del Belgio 1991 a bordo della Jordan, prima di passare immediatamente alla Benetton per due stagioni di primissimo piano tra 1992 (con il primo successo conquistato proprio a Spa) e 1993. Il salto di qualità, anche grazie ad una eccellente B194, arrivò nel 1994, per un campionato indimenticabile quanto tragico, che non ha certo lesinato dal punto di vista delle emozioni.

Il via ufficiale venne dato con il Gran Premio del Brasile sul circuito di Interlagos e Schumacher conquistò subito il primo successo proprio davanti a Damon Hill. L’avvio di stagione del tedesco fu letteralmente clamoroso. Quattro vittorie una dietro l’altra. Dopo la gara brasiliana, infatti, vinse anche il Gran Premio del Pacifico sul circuito di Aida, in Giappone, sfruttando anche il ritiro delle due Williams. Il terzo appuntamento portò il campionato ad Imola, per uno dei weekend più drammatici della storia della Formula Uno. La vita di Ayrton Senna si concluse alla curva del Tamburello, ma la gara proseguì con il comodo successo di Schumacher davanti a Nicola Larini su Ferrari. Il poker si completò a Montecarlo con la vittoria ottenuta su Martin Brundle.

L’annata proseguì nel segno del dominio di Schumacher. Secondo in Spagna (alle spalle di Damon Hill) prima di altri due successi, a Montreal nel Gran Premio del Canada ed in Francia a Magny-Cours. La classifica a quel punto della stagione appariva quasi impietosa. Il tedesco infatti dominava la scena con 66 punti contro i 29 di Damon Hill. Com’è stato possibile, quindi, che i due rivali si contendessero il titolo fino all’ultima gara? Le sorprese non sono mancate, più fuori che dentro la pista. Ma andiamo con ordine.

Il weekend del 10 luglio vide il consueto appuntamento del Gran Premio di Gran Bretagna sul circuito di Silverstone. Il padrone di casa, Damon Hill centrò la pole position proprio davanti all’avversario numero uno che, non si sa perchè, nel corso del giro di ricognizione andò a sorpassarlo in due occasioni. La direzione gara impose una penalità al portacolori della Benetton che, tuttavia, non venne rispettato. Squalifica inevitabile e successo per Damon Hill davanti a Jean Alesi e Mika Hakkinen, per 10 punti pesanti in  ottica classifica generale. Nell’appuntamento successivo Schumacher fu costretto al ritiro nel Gran Premio di casa, quello di Germania, ma Hill non andò oltre l’ottavo posto, non approfittando dell’occasione. Il tedesco tornò in auge in Ungheria, vincendo proprio davanti al rivale, rimettendo le cose in chiaro e blindando un titolo che, come vedremo poi, blindato non sarà, anzi.

Tutto cambiò in occasione del Gran Premio del Belgio del 28 agosto. Michael Schumacher vinse la gara di Spa, ma venne squalificato per un consumo del fondo della sua vettura non regolamentare. Questa sanzione fu pesantissima, sia perchè consegnò la vittoria a Damon Hill, sia perchè costò la squalifica al tedesco nelle due gare successive. Il britannico fece percorso netto, vincendo a Monza e all’Estoril, presentandosi quindi al rush finale ad una sola lunghezza di distacco dall’avversario (76 contro 75 punti). La battaglia fu serrata. Schumacher si impose nel Gran Premio d’Europa di Jerez de la Frontera (Hill fu secondo) mentre l’inglese ebbe la meglio nell’inferno, senza mezzi termini, di Suzuka. Il Gran Premio del Giappone venne disputato sotto una pioggia torrenziale (e anche sospeso) chiudendo con 3.3 secondi sull’alfiere della Benetton.

Il Mondiale 1994, quindi, si sarebbe deciso in Australia. Il circuito cittadino di Adelaide e gli spettatori erano pronti per la grande sfida e, per usare un eufemismo, non furono delusi. Dalla pole position scattava Nigel Mansell su Williams, ma Schumacher prese subito il comando delle operazioni, con Damon Hill alle sue spalle che iniziò il suo inseguimento per provare a superare il tedesco. L’occasione arrivò, ghiottissima, al giro numero 35. Il futuro ferrarista sbagliò l’ingresso alla curva East Terrace, andò addirittura a colpire il muretto esterno con la ruota destra, venendo sbalzato (per sua fortuna) di nuovo nella sede stradale. Damon Hill arrivò come un falco e non ci pensò su due volte. Tentò un durissimo attacco all’interno in vista della curva successiva. Schumacher, ovviamente, chiuse la porta quando l’inglese stava per affondare la staccata. Hill, dal canto suo, non potè fare molto, se non andare a colpire la Benetton nella fiancata. Il tedesco perse il controllo della vettura e concluse la sua corsa contro le protezioni, mentre la Williams del rivale riuscì in qualche modo a proseguire a scartamento ridotto. Cuore in gola per il Kaiser che rimase diversi minuti a bordo pista in attesa del passaggio del rivale. Passaggio che non avverrà, dato che la monoposto dell’inglese presentava un notevole danno al braccetto della sospensione anteriore sinistra, rendendo impossibile continuare la gara. A sua volta, per la disperazione, Hill rimase fermo ai box nell’abitacolo a lungo, confidando che i suoi meccanici facessero il miracolo. Gara che fu vinta da Nigel Mansell, all’ultima gara della carriera, e primo titolo per Michael Schumacher (92 punti contro 91), al termine di un 1994 letteralmente incredibile.

Se la stagione 1994 fu spettacolare e vibrante fino all’ultima gara, il 1995 si può riassumere in una lunga sinfonia incontrastata di Michael Schumacher con la sua B195. Un dominio davvero totale per il tedesco che non lasciò che le briciole ai rivali, in primis il solito Damon Hill che, in quella occasione, mise in scena però una partenza migliore del rivale. Uno scatto che si rivelerà del tutto inutile.

Il campionato preso il via ancora una volta con il Gran Premio del Brasile e il successo andò al solito Schumacher. Nelle due prove successive, Argentina e Imola, arrivò la doppietta di Damon Hill (con ritiro del tedesco sul circuito del Santerno) che sembrava dare nuova linfa alla rivalità tra i due. Missione ampiamente fallita. Da quel momento il nativo di Hürth fece un sol boccone della stagione. Vittorie in Spagna e Monaco, quindi in Francia, Germania, Belgio, Giappone, Pacifico (sempre ad Aida) e nel Gran Premio d’Europa del Nurburgring. Un ruolino di marcia impressionante che spinse il tedesco fino a quota 102 punti, ben 33 in più di Damon Hill che vinse in Ungheria e Australia, ma collezionò la bellezza di 7 ritiri che, contro un rivale come Schumacher, sono un regalo che nessuno può permettersi.

La carriera del Kaiser con la Benetton, quindi, si concluse nel 1995 con due titoli iridati e 19 successi complessivi. Dalla annata successiva il tedesco diede il via alla sua nuova avventura con la Ferrari che lo porterà a 7 Mondiali e 91 Gran Premi vinti, ovvero nel Gotha della Formula Uno.

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Lapresse

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