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F1, Jean Alesi: un pilota che ha lasciato il segno in Ferrari, pur senza risultati eclatanti

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È passato quasi un quarto di secolo dall’ultima gara di Jean Alesi a bordo della Ferrari. Nell’arco di un lustro trascorso a Maranello, il francese ha vinto solamente un Gran Premio e non è mai andato oltre la quinta piazza in campionato. Eppure, ancora oggi, il transalpino di origini siciliane è amatissimo dai tifosi ferraristi. Chi ha vissuto quegli anni sa perché. Invece, a beneficio di chi è troppo giovane per ricordarselo o non era ancora nato, cerchiamo di spiegare le ragioni dell’imperituro affetto che lega i sostenitori del Cavallino Rampante al pilota di Avignone.

Quando Alesi fa il suo esordio in Formula 1, a bordo di una Tyrrell, lascia subito il segno. Nel Gran Premio di Francia 1989, completamente a digiuno d’esperienza nel Circus, conclude al quarto posto. L’exploit gli vale al volo un contratto per il resto della stagione e per quella successiva. Il francese ricambia la fiducia piazzandosi quinto a Monza e quarto a Jerez. Dopodiché, a inizio 1990, si rende protagonista di un paio di prestazioni clamorose su tracciati cittadini. Sia nel Gran Premio degli Stati Uniti che in quello di Montecarlo si classifica alla piazza d’onore, alle spalle del solo Ayrton Senna. Considerato l’astro nascente della Formula 1, viene segretamente ingaggiato dalla Williams per le annate a venire. Tuttavia, durante l’estate, la Ferrari si trova improvvisamente a dover cercare un pilota per sostituire Nigel Mansell, il quale ha annunciato il suo addio. Non sapendo che Alesi ha già firmato con il team di Didcot, gli emissari di Maranello si fiondano dal transalpino che, teoricamente, alla luce dell’accordo già in essere con la squadra britannica dovrebbe rifiutare. Invece Jean segue il suo cuore, è innamorato delle “Rosse” e non ci pensa due volte a firmare anche con il Cavallino Rampante! Insomma, ci sono un po’ troppi contratti per il 1991 con l’autografo dell’avignonese. Ne nasce inevitabilmente una querelle legale che si trascina per qualche settimana prima di risolversi in favore della scuderia italiana, che paga una penale a quella inglese. Così, il francese, può coronare un sogno e trasferirsi alla tanto desiderata Ferrari.

Nasce così un sodalizio che durerà cinque anni. I freddi numeri parlano di 79 Gran Premi disputati, di cui 1 vinto e 16 conclusi sul podio. I migliori piazzamenti nel Mondiale sono due quinti posti, a distanza siderale dal campione iridato Michael Schumacher. Insomma, se questi dati venissero letti in maniera asettica si dovrebbe parlare di grande delusione e bilancio deficitario. Però le statistiche vanno sempre contestualizzate e non va dimenticato l’ambito in cui Alesi fu costretto a muoversi. Il 1991 è una stagione che, per la Ferrari, comincia sotto i migliori auspici. Si rivelerà invece un’annata terrificante, a causa della scarsa competitività della vettura (peraltro completamente rifatta in corsa) e del clima di tutti contro tutti interno al team, generato dalla crisi manageriale e dall’insofferenza di Alain Prost per la situazione. Il Professore, che in un contesto produttivo avrebbe potuto fare da chioccia al giovane connazionale, viene silurato malamente e, per il 1992, Jean si trova improvvisamente prima guida indiscussa, con la responsabilità di tenere alta la bandiera ferrarista. Non è un’impresa facile, soprattutto considerando che la nuova monoposto, la disgraziata F92A, passerà alla storia come una delle Ferrari più disastrose di sempre. La successiva F93A è invece una vettura di transizione, solo leggermente più competitiva di quella precedente, specchio perfetto di un 1993 in cui la Ferrari si sta riorganizzando. In tal senso, il transalpino inizialmente vive malissimo l’arrivo al suo fianco di Gerhard Berger, che vede come un nemico. L’avignonese infatti considera l’austriaco un’autentica “testa di ponte” in vista di un possibile approdo a Maranello di Ayrton Senna, grande amico del tirolese, che lo obbligherebbe a fare i bagagli. Questa paura non si concretizzerà e a Jean sarà rinnovato il contratto per altri due anni. Il 1994 è una stagione in cui il Cavallino Rampante rialza la testa, la 412T1 sul lungo periodo non è all’altezza della Williams FW16 e della Benetton B194, ma su certi circuiti può dare filo da torcere a chiunque. Tuttavia il 30 marzo Alesi è vittima di un bruttissimo incidente durante un test al Mugello, che ne condizionerà in negativo il rendimento per mesi. Nel 1995 la competitività delle “Rosse” è più o meno analoga, la 412T2 è una vettura incostante, che su determinati tracciati si rivela in grado di reggere il confronto con la Benetton B195 e la Williams FW17. Infatti quella si rivela l’annata migliore del francese, al termine della quale però viene sacrificato in nome di Michael Schumacher, che arriva a Maranello da bi-campione del mondo.

Insomma, con la Ferrari il transalpino avrà anche vinto pochissimo, ma raramente si è trovato per le mani una monoposto davvero competitiva. Soprattutto, ciò che ha fatto innamorare perdutamente i ferraristi di Jean sono state la sua indole, in pista e fuori, e la sua proverbiale sfortuna. Quando Alesi abbassava la visiera, si poteva stare certi che avrebbe messo cuore, anima e palle per portare il Cavallino Rampante più in alto possibile. All’inizio di ogni gara si era sicuri che l’avignonese non sarebbe mai stato indolente e avrebbe dato il 100% per ottenere il miglior risultato possibile. Anzi, a volte anche più del 100%. Però, anche quando sbagliava, a Jean non si poteva voler male, perché lo faceva sempre in buona fede, nel tentativo di raccogliere qualcosa di importante. Se c’era da prendersi un rischio, lui se lo prendeva. Se c’era da tentare un azzardo, lui azzardava. Se c’era da gettare il cuore oltre l’ostacolo, lui si buttava a capofitto. Sempre e comunque. Sembrava un mix tra Don Chisciotte e Willy il Coyote, anche perché era perennemente alla rincorsa di una vittoria che non arrivava mai e tante volte gli è sfuggita di mano per colpe non sue quando sembrava ormai certa.

Per contestualizzare gli ultimi concetti è necessario citare una serie di esempi concreti. I più significativi di cinque anni molto intensi.
Belgio 1991. Alesi tenta l’azzardo di disputare tutto il Gran Premio con lo stesso set di gomme, senza effettuare pit-stop. La strategia gli permette di guadagnare il comando e il francese sembra avere la vittoria in pugno, visto che incrementa il suo vantaggio su Senna, secondo, alle prese con noie al cambio. Invece il successo va in fumo quando il V12 della sua Ferrari esplode.
Spagna 1991. Jean è settimo sulla griglia, ma di fronte a lui Michael Schumacher, quinto, manca completamente la partenza. Sorpreso dal pessimo avvio del tedesco, il transalpino effettua un brusco scarto che rischia di generare una collisione con il compagno di squadra Prost. La manovra gli vale uno stop&go molto fiscale. Sprofondato a centro gruppo, l’avignonese si getta in una roboante rimonta che lo porta al quarto posto, staccato di ventidue secondi dal vincitore Mansell. A conti fatti, proprio quelli persi con la penalità…
Francia 1992. Alesi è quarto e, quando scoppia un acquazzone, la Ferrari lo chiama ai box per montare gomme rain. Il francese però resta ostinatamente in pista, nella speranza che la pioggia cessi. Ormai diluvia, ma lui imperterrito tenta di far saltare il banco proseguendo con le slick, sino a quando non è costretto dall’evidenza dei fatti a fermarsi.
Portogallo 1993. Jean è quinto in griglia, però parte a razzo e riesce addirittura a portarsi in testa. È un evento, perché una Ferrari si trova al comando di un Gran Premio per la prima volta dal GP di Belgio 1991! Il transalpino mantiene la testa per venti giri, resistendo ostinatamente agli assalti di Senna che, a furia di restare incollato al battistrada, frigge il suo motore. Dopo il gioco dei pit-stop, l’alfiere del Cavallino Rampante scivola al quarto posto, che difende sino al traguardo.
Germania 1994. A Hockenheim le Ferrari sono dominanti e monopolizzano la prima fila. È evidente come la vittoria, che a Maranello manca da quasi quattro anni, sia a finalmente portata di mano. La gara di Alesi dura però mezzo giro, perché il suo motore ha un violento cortocircuito. Berger se ne va indisturbato e riporta il Cavallino Rampante sul gradino più alto del podio per la prima volta dal GP di Spagna 1990.
Italia 1994. Per la prima volta in carriera Jean parte dalla pole position. Il francese sceglie la strategia delle due soste e sembra averci visto giusto, perché si mette a tenere un ritmo di un secondo al giro migliore di tutti gli avversari! Quando, però, si ferma ai box per il primo pit-stop la trasmissione lo pianta in asso, costringendolo al ritiro.
Giappone 1994. Sotto un autentico tifone, Jean ingaggia per tutta la gara un duello epico con la Williams di Mansell per la terza posizione, respingendo ogni attacco del britannico, nonostante questo si faccia in quattro per sorpassarlo, senza però riuscirci.
Italia 1995. Alesi è saldamente in testa e tutti i rivali più pericolosi si sono ritirati. La vittoria è in ghiaccio, ma a otto giri dal termine il cuscinetto della ruota posteriore destra va in fiamme. È probabilmente la beffa più crudele nei cinque anni ferraristi del francese, che distrutto dopo il ritiro viene paternamente consolato da Jean Todt.
Europa 1995. Al via la pista è umida, ma Jean decide di scattare con le slick. La mossa si rivela azzeccata e consente al transalpino di prendere saldamente il comando, mentre tutti gli altri sono costretti a fermarsi ai box. L’avignonese si trova ad avere anche mezzo minuto di vantaggio sugli inseguitori, ma tra di essi c’è un indemoniato Michael Schumacher che rimonta prepotentemente e sorpassa il ferrarista quando mancano solamente due giri al traguardo.

Insomma, come non si poteva non amare un pilota del genere? Che per di più sapeva essere genuino in tutto e per tutto, con tanto di sfoghi in diretta televisiva. Il suo “Jean Todt, mi hai rotto le palle” per l’ordine di squadra (non rispettato) in occasione del GP di Portogallo 1995 rimane nella storia delle interviste “a caldo”.

Settantanove gare con la Ferrari, sedici podi. Nove volte terzo, sei volte secondo e una sola volta primo. Però, forse, non è stato un caso che quel successo, a onor del vero piuttosto fortunoso (ma, alla luce della carriera di Jean, si può tranquillamente parlare di un risarcimento parziale da parte della sorte), sia arrivato nel 1995 in Canada, sulla pista dedicata a Gilles Villeneuve. Sì, perché Alesi per anni ha gareggiato con la Ferrari numero 27 entrata nel mito grazie al canadese, di cui si può dire che abbia idealmente ereditato il testimone come indole e affetto generato dai tifosi indipendentemente dai risultati.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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