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F1, le grandi rivalità: Michael Schumacher vs Mika Häkkinen, sfida tra titani a cavallo di due secoli – VIDEO

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Michael Schumacher è unanimemente considerato come uno dei piloti migliori nella storia della Formula 1 e, nell’arco della sua lunghissima attività agonistica, ha battagliato per la conquista dei titoli iridati con una lunga serie di avversari. Si ricordano, in particolare, Damon Hill, Jacques Villeneuve, David Coulthard, Juan Pablo Montoya, Kimi Räikkonen e Fernando Alonso. Solo un rivale, però, è stato davvero in grado di sfidare il tedesco ad armi pari quando era all’apice della sua carriera, arrivando persino a metterne in discussione il ruolo di miglior pilota del Circus. Parliamo, ovviamente, di Mika Häkkinen, la cui figura ha dato vita a un intensissimo duello con il teutonico tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del XXI secolo.

Il primo scontro avviene però quando sono ancora giovanissimi, in Formula 3. È il 25 novembre 1990, a Macao si corre il prestigioso GP di Formula 3, dove tutti i migliori talenti del mondo sono in pista contemporaneamente. Häkkinen vi arriva da fresco vincitore del campionato britannico, mentre Schumacher si è imposto nel campionato tedesco. Il finlandese realizza la pole position proprio davanti al teutonico, anticipando quello che sarà il duello in gara, all’epoca divisa in due manche di 15 giri con classifica finale stabilita per somma dei tempi. Mika vince la prima manche, precedendo di 2”6 Michael, che paga a caro prezzo una brutta partenza a causa della quale si trova bloccato per diversi giri dietro a un certo Eddie Irvine, peraltro compagno di squadra del finnico. Nel secondo segmento è invece Schumacher a guadagnare il comando, con Häkkinen che rimane costantemente alle sue spalle. All’inizio dell’ultima tornata il finlandese ha la vittoria in pugno, poiché è nella scia del tedesco e, tagliando il traguardo subito dopo il rivale, avrebbe una somma dei tempi migliore. Michael ne è conscio e sa di doversi inventare qualcosa. Ecco, quindi, emergere per la prima volta la spietata astuzia agonistica del fuoriclasse di Kerpen. Sul lungo rettilineo che porta alla staccata dell’Hotel Lisboa, Schumacher inizia scientemente a non schiacciare l’acceleratore sino in fondo. Häkkinen, che gli è incollato, viene letteralmente risucchiato dalla scia ed è costretto a tentare il sorpasso per evitare di tamponare chi lo precede. Il tedesco, che controlla gli specchietti retrovisori e non aspetta altro, vede la preda cadere nella sua trappola. Appena scorge il rivale spostarsi verso destra, lui fa altrettanto e alza impercettibilmente il piede dall’acceleratore. Il finlandese non se lo aspetta e rimane spiazzato. La sua Ralt-Honda viene a contatto con la Reynard-Volkswagen, dopodiché si gira e finisce contro il muro, dovendosi ritirare. Michael, nonostante l’alettone posteriore ammaccato, arriva al traguardo e trionfa grazie a una mossa tanto disperata quanto spregiudicata. È solo il trailer di un dualismo che scoppierà dopo quasi un decennio.

Infatti le carriere di Schumacher e Häkkinen prendono due strade separate, seppur parallele. Entrambi arrivano in Formula 1 nel 1991. Mika viene ingaggiato dalla blasonata, ma ormai decadente Lotus, Michael è invece inizialmente impegnato nel Mondiale Sport Prototipi con la Mercedes, ma entra nel Circus a stagione in corso per sostituire alla Jordan Bertrand Gachot, finito in galera per una lite con un tassista. Grazie a un esordio da urlo a Spa-Francorchamps, attira subito le attenzioni di Flavio Briatore, che lo porta immediatamente alla Benetton.

Nel 1992 entrambi si propongono come i giovani più interessanti dell’automobilismo mondiale. Schumacher, che dispone di una vettura di vertice, ottiene podi a raffica e la prima vittoria. Häkkinen si fa comunque notare per una serie di prestazioni impressionanti con una monoposto decisamente meno competitiva, tanto che Frank Williams vorrebbe metterlo sotto contratto e affiancarlo ad Alain Prost per il 1993. Non se ne farà niente, soprattutto perché Patrick Head perora la causa di Damon Hill. Mika entra comunque in un team di vertice, seppur dalla porta di servizio. Si deve accontentare del ruolo di terzo pilota alla McLaren, che rischiando di perdere Ayrton Senna si deve tutelare, ingaggiando quindi il giovane finlandese come riserva nel caso il brasiliano dovesse decidere di andarsene.

Non sarà così e, mentre il tedesco ripete l’annata precedente, il finlandese è costretto a vivere un 1993 da “panchinaro”, almeno sino al termine della stagione, quando prende il posto di Michael Andretti, la cui annata è stata fallimentare. Häkkinen fa il suo esordio in occasione del Gran Premio di Portogallo, dove in qualificazione fa addirittura meglio di Senna! Ayrton non si capacita dell’accaduto e chiede al giovane compagno di squadra qual è stato il segreto del suo exploit. Mika, privo di qualsiasi timore reverenziale, risponde in maniera insolente: “Perché ho le pa..e più grandi delle tue!”. Magic non gradisce e lo appende al muro. Anche in questo caso prosegue il parallelismo con il tedesco, che era a sua volta arrivato allo scontro fisico con il brasiliano durante l’estate 1992.

A questo punto le carriere di Schumacher e Häkkinen imboccano due parabole molto diverse. Michael si consacra, vincendo due Mondiali con la Benetton (1994, 1995) per poi trasferirsi alla Ferrari, dove sfiora il terzo titolo nel 1997. Mika, invece, si trova a fare i conti con una McLaren in piena ricostruzione e, pur confermandosi talentuoso, si crea la nomea di pilota tanto veloce quanto incostante.

Nel 1998, però, il team di Woking può avvalersi del genio progettuale di Adrian Newey. Inoltre, dopo un lungo processo di crescita, la Mercedes è finalmente riuscita a creare un motore affidabile e competitivo. Per la prima volta il finlandese avrà per le mani una vettura da titolo. Tuttavia, c’è chi non lo ritiene all’altezza. D’altronde il suo palmares parla di 1 sola vittoria in sette stagioni e di un quarto posto come miglior risultato nella classifica iridata. Dall’altra parte, Schumacher può invece già mettere sul piatto 27 vittorie e 2 Titoli Mondiali. Inoltre, il compagno di squadra del finnico non è certo fermo, anzi, nel 1997 David Coulthard avrebbe anche fatto meglio…

Qualsiasi perplessità su Häkkinen viene però spazzata via dalla realtà dei fatti, poiché vince quattro dei primi sei Gran Premi (Australia, Brasile, Spagna, Montecarlo) con Coulthard e Schumacher a spartirsi le briciole lasciate dal finlandese, che a questo punto comanda la classifica iridata con 46 punti, contro i 29 dello scozzese e i 24 del tedesco. Insomma, il Mondiale sembrerebbe non avere storia. Invece, con l’inizio dell’estate, la situazione cambia. Michael inanella tre vittorie consecutive (Canada, Francia e Gran Bretagna, con il famoso passaggio del traguardo in pit-lane per aggirare una penalità, peraltro mal comunicata in ritardo dalla Fia). Mika, tra un guasto meccanico e qualche errore, si deve accontentare di due podi, vedendo evaporare rapidamente il margine sul rivale. Poco dopo il giro di boa del Campionato, i punti di differenza sono solo 2!

La tensione sale e in Austria lo scontro diretto si fa rovente. Häkkinen è partito per effettuare una sola sosta, mentre Schumacher è sulla strategia dei due pit-stop. Il finlandese è davanti al tedesco, che con la vettura più leggera tenta in tutti i modi di sorpassarlo nei primi giri (anche perché, rimanendo alle sue spalle, verrebbe inevitabilmente battuto alla distanza). Mika si difende con le unghie e alfine Michael va oltre il limite, finendo fuori pista e danneggiando la vettura, lasciando via libera al rivale. Il ferrarista, recupera sino al terzo posto finale. In Germania non c’è partita e il Lentävä suomalainen sbaraglia la concorrenza, mentre il Kaiser arranca e non va oltre la quinta piazza. Nuova fuga iridata del finlandese, che riporta il suo vantaggio a 16 punti. Partita chiusa? Macché! La McLaren-Mercedes MP4/13 gommata Bridgestone sarà anche complessivamente superiore alla Ferrari F300 gommata Goodyear, ma la classe del tedesco e il genio strategico di Ross Brawn rendono equilibrata la sfida.

La dimostrazione si ha in Ungheria. Häkkinen comanda la gara “scortato” dal compagno di squadra Coulthard. Schumacher, invece è terzo. Tuttavia, durante la corsa, al box del Cavallino Rampante si decide di cambiare strategia, passando da due a tre pit-stop. Con la monoposto alleggerita, il tedesco inizia a inanellare una serie di giri velocissimi, mettendo in seria difficoltà il finlandese, la cui leadership traballa sempre di più. Per Mika, che non ha modo di contrastare la prestazione monstre del rivale, la situazione precipita quando sopraggiungono problemi al cambio, a causa dei quali non andrà oltre una mesta sesta posizione.

In Belgio potrebbe esserci il ribaltamento dei valori. Al via, Häkkinen e Schumacher si toccano alla Source. Il finlandese finisce in testacoda e viene centrato dalla Sauber di Herbert, dovendosi ritirare. Il tedesco invece se ne va indisturbato sotto il diluvio e prende un vantaggio enorme su tutti gli inseguitori. Ha la vittoria in pugno e, con essa, diventerebbe leader del Campionato. Però al 26° giro si verifica il fattaccio. La Ferrari del tedesco sta per doppiare la McLaren di Coulthard, il quale alza volontariamente il piede dall’acceleratore nel momento del sorpasso e genera una collisione a causa della quale il ferrarista è costretto al ritiro. Fioccano le polemiche e il teutonico, infuriato per l’accaduto, si fionda al box del team di Woking e la rissa con lo scozzese viene evitata d’un soffio.

A Monza però il Kaiser si prende la rivincita, ingaggiando un furibondo duello proprio con il finlandese volante. Quest’ultimo parte meglio, ma il tedesco non demorde e riesce a guadagnare la testa dopo le soste ai box. Per recuperare, Mika spinge al limite la sua monoposto, ritrovandosi con i freni usurati nei giri finali. Un’uscita di pista alla Variante della Roggia lo fa retrocedere dalla seconda alla quarta piazza finale. Così, quando mancano solo i Gran Premi di Lussemburgo e Giappone, i duellanti per il Titolo si ritrovano a pari punti!

Al Nürburgring va in scena lo stesso copione, ma a parti invertite. È Schumacher a partire meglio, mentre Häkkinen si trova impegolato alle spalle di Irvine, riuscendo però a sorpassarlo e a recuperare terreno rispetto all’avversario per l’Iride. Stavolta, il violento braccio di ferro si risolve in favore del finlandese, che riesce a superare il rivale grazie ai pit-stop e a guadagnare un vantaggio di 4 preziosi punti nella corsa al Mondiale. A Suzuka gli sarà dunque sufficiente concludere secondo per vincere il Titolo, in quanto i criteri di rottura parità gli direbbero bene. In Giappone il tedesco realizza la pole position, ma alla partenza fa stallare la sua monoposto ed è costretto a partire in fondo alla griglia! Häkkinen ha così via libera e si consacra Campione del Mondo. È il primo Iride della McLaren dopo l’addio di Senna, mentre la Ferrari, che non vince dal 1979, incassa la sconfitta e si prepara alla rivincita.

Nel 1999 tutti si aspettano una replica dell’entusiasmante testa a testa dell’anno precedente. In Australia, però, entrambi i titani devono soccombere a problemi meccanici. In Brasile vince Häkkinen, nonostante la sua vettura si ammutolisca per qualche istante nelle fasi iniziali. Schumacher conclude secondo, ma si impone a Imola, dove il finlandese va a clamorosamente a sbattere quando è al comando. Il tedesco bissa il successo dominando la scena a Montecarlo, gara in cui Mika si piazza terzo. Dopo quattro gare il Kaiser ha 12 punti di vantaggio sull’avversario, che però a questo punto reagisce. In Spagna il Lentävä suomalainen sbaraglia la concorrenza, mentre il teutonico conclude terzo. Quindi, in Canada, l’accaduto di Imola va in scena a ruoli invertiti, perché è Michael ad andare a muro quando si trova in testa. Il finlandese ringrazia e vince, controsorpassando il rivale nella classifica iridata.

A Magny-Cours la pioggia sconvolge prima le qualifiche e poi la gara. Sabato i duellanti per il titolo risultano attardati e la pole position viene realizzata dalla Stewart di Rubens Barrichello, che durante il GP mena a lungo le danze, mentre dietro di lui Häkkinen e Schumacher risalgono furiosamente la china, giungendo immediatamente alle spalle del brasiliano anche grazie a una safety car. Poco dopo metà corsa, il finnico tenta di sorpassare il paulista, ma finisce in testacoda e perde diverse posizioni. Il successivo attacco del teutonico, invece, va a buon fine e Michael si ritrova con la vittoria in pugno. Tuttavia, sulla sua Ferrari si presentano problemi elettrici che lo rallentano e lo fanno retrocedere sino al quinto posto finale. Mika, invece, conclude secondo alle spalle della Jordan di Heinz-Harald Frentzen, che conquista un rocambolesco successo.

Si arriva a Silverstone con Häkkinen forte di 8 punti di vantaggio su Schumacher, le cui speranze iridate però vanno in frantumi assieme alla sua tibia e al suo perone. Il tedesco, infatti, si schianta violentemente alla curva Stowe a causa di un problema al suo impianto frenante, procurandosi un infortunio che lo obbliga a un lungo stop forzato. Il Mondiale sembra finito. Invece, a causa di mille vicissitudini che gli fanno perdere decine di punti, il finlandese si ritrova incredibilmente impantanato in una lotta per il Titolo con l’altra Ferrari di Irvine. Schumacher ritorna in pista al penultimo round stagionale, in Malesia, nell’inedito ruolo gregario. Pur dimostrando di poter girare un secondo a tornata più rapidamente del compagno di squadra, si fa diligentemente da parte e cede la vittoria a Eddie. La doppietta delle “Rosse”, momentaneamente cancellata da una strana squalifica poi annullata, rilancia il nordirlandese in testa alla graduatoria iridata. Di conseguenza a Suzuka il confronto Schumacher-Häkkinen è comunque d’attualità. Infatti, vincendo la gara, il finlandese conquisterebbe anche il campionato. Invece, se dovesse essere battuto dal tedesco, a Irvine sarebbe sufficiente concludere quarto per laurearsi campione. Il Kaiser scatta dalla pole, ma in partenza viene bruciato dal Lentävä suomalainen. I due si sfidano nell’arco di tutta la gara, dando vita a un singolare duello in cui Michael combatte “per procura”. Alfine, Mika ha la meglio, conquistando il secondo Mondiale piloti consecutivo. La Ferrari si “accontenta” dell’Iride tra i costruttori, tornando a vincerlo dopo 16 anni.


Con la sensazione che senza l’incidente di Silverstone, il 1999 avrebbe potuto essere l’anno buono, nel 2000 a Maranello si punta senza se e senza ma al bottino pieno. Uno Schumacher indiavolato parte a razzo, tanto da vincere cinque delle prime otto gare (Australia, Brasile, San Marino, Europa e Canada). Peraltro due successi arrivano dopo confronti tiratissimi proprio con Häkkinen, il quale però si deve inchinare al rivale sia a Imola che al Nürburgring. In quest’ultimo caso, il tedesco e il finlandese arrivano addirittura a doppiare tutti gli avversari, compagni di squadra compresi! Mika primeggia solo in Spagna e, dopo otto prove, paga ben 24 punti a Michael, la cui cavalcata trionfale si interrompe però bruscamente. Il Kaiser deve infatti incassare tre ritiri consecutivi, uno a causa della rottura del motore e due in seguito a collisioni in partenza. In queste tre gare (Francia, Austria, Germania), il Lentävä suomalainen raccoglie un successo e due secondi posti, riportandosi a sole 2 lunghezze nella graduatoria iridata.

In Ungheria, Häkkinen vince precedendo proprio Schumacher e prende, per la prima volta in stagione, la testa del campionato. Quindi in Belgio il finlandese parte dalla pole, mentre il tedesco scatta quarto e, prima di sbarazzarsi di Trulli e Button, perde terreno. Però, a un terzo di gara, Mika sbaglia e va in testacoda, lasciando la leadership a Michael. Tra i due va in scena l’ennesimo braccio di ferro e nel finale il Lentävä suomalainen appare più competitivo. Superare il Kaiser, però, non è propriamente una passeggiata. Al quart’ultimo giro Häkkinen tenta un attacco in fondo al rettilineo del Kemmel, ma Schumacher chiude brutalmente la porta, spingendo l’inseguitore sull’erba. Alla tornata successiva i duellanti si ritrovano nello stesso punto a dover doppiare la BAR di Zonta. Il tedesco decide di passare il brasiliano all’esterno, mentre il finlandese opta per sfruttare al massimo la scia del doppiato, gettandosi poi all’interno per superare due vetture contemporaneamente. Nonostante una frenata ben oltre il limite, Mika riesce a controllare l’auto a Les Combes, completando una manovra sensazionale che gli vale uno dei più bei sorpassi della storia della Formula 1. Il Lentävä suomalainen saluta e se ne va, allungando a +6 in campionato.


Sino a quel momento Schumacher era unanimemente considerato il miglior pilota del mondo, ma quel giorno a Spa-Francorchamps Häkkinen dimostra definitivamente di non essere da meno e che i suoi successi non sono figli solamente del mezzo meccanico a sua disposizione. Anzi, alcuni vedono nell’accaduto un definitivo passaggio di consegne, con il tedesco destinato a soccombere nuovamente al finlandese.

Nonostante l’inerzia sfavorevole e una battuta d’arresto dopo l’altra, Michael a Monza ribadisce di essere un fuoriclasse e torna al successo, sopravanzando proprio Mika e riducendo a 2 i punti di ritardo nella classifica iridata. Soprattutto, inverte la tendenza negativa e testimonia con i fatti di non avere nessuna intenzione di arrendersi, sfogando poi tutte le tensioni delle ultime settimane in un pianto liberatorio nella conferenza stampa post-gara.

Il terz’ultimo round stagionale va in scena a Indianapolis. Si parte con pista umida destinata ad asciugarsi. Nonostante le palesi scorrettezze del battistrada Coulthard, peraltro scattato con largo anticipo, Schumacher prende il comando con un sorpasso da applausi ai danni dello scozzese. Häkkinen invece commette un errore strategico e anticipa troppo il passaggio a gomme slick, perdendo molto tempo. Quando anche il tedesco monta le gomme da asciutto, ha guadagnato un vantaggio notevole. A questo punto il finlandese si lancia all’inseguimento del rivale, arrivando a recuperare addirittura un secondo al giro. Però, così facendo, tira letteralmente il collo alla sua monoposto e il motore cede. Il tedesco, trovatosi senza avversari, non ha problemi a vincere e fa un deciso passo verso il Mondiale.

A Suzuka Schumacher realizza la pole per il terzo anno consecutivo, ma come nel 1998 e nel 1999, la partenza gli dice male. Häkkinen infatti scatta meglio e prende il comando. I due iniziano a tenere un ritmo indiavolato e restano vicinissimi nell’arco di tutta la gara. Quando il finlandese si ferma per effettuare il suo secondo pit-stop, il tedesco ha nel serbatoio carburante per ancora tre tornate. Grazie a tre giri velocissimi, effettua la sua sosta ed esce dai box davanti a Mika, sorpassandolo. Il Lentävä suomalainen prova a recuperare, ma ormai il Kaiser è irraggiungibile. Schumacher vince la gara, interrompe il suo personale digiuno iridato che durava dal 1995 e soprattutto riporta il Mondiale piloti a Maranello 21 anni dopo Jody Schekter. Il trionfo della Ferrari si completa poi in Malesia, dove arriva anche il titolo costruttori.

All’inizio del 2001 entrambi i titani hanno 32 anni e all’orizzonte non si vedono giovani in grado di raggiungere rapidamente il loro livello. L’impressione è che il dualismo possa durare ancora a lungo. Invece, la stagione di Häkkinen inizia in maniera agonisticamente orribile a causa di ripetuti guasti meccanici, compreso quello di Barcellona che gli fa perdere una vittoria certa proprio all’ultimo giro. Schumacher, invece, è un panzer e inanella successi a raffica. Mika, appena diventato padre, si rende conto di non avere più motivazioni e annuncia precocemente il suo ritiro dall’agonismo.

Finisce così la rivalità tra Michael Schumacher e Mika Häkkinen. Una sfida intensa, che nell’arco di tre anni ha saputo regalare confronti di livello eccelso. Come detto, il Kaiser nell’arco della sua carriera ha incontrato tantissimi rivali. Nessuno, però, è stato in grado di tenergli testa così a lungo e in maniera così autorevole come il Finlandese volante.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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