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F1, quando Michael Schumacher tornò a gareggiare a 41 anni. Pochi risultati, ma il Kaiser pose le basi per la futura egemonia Mercedes

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Non ci sono dubbi che il ritorno di Michael Schumacher in F1 in Mercedes, quello che riguardò il periodo dal 2010 al 2012, non fu positivo. Il Kaiser, vincitore di 7 titoli iridati e con 91 vittorie nelle prove singole al volante di Benetton e Ferrari, aveva scritto pagine storiche nel Circus tra il 1992 e il 2006.

Il suo primo addio alle corse era stato suggellato dallo splendido GP del Brasile, che però consegno il Mondiale nelle mani della Renault dello spagnolo Fernando Alonso. Il teutonico aveva voglia di una nuova sfida e accettò l’offerta del team di Brackley raccogliendo però solo un podio in quel triennio. Lui, ultra quarantenne, qualche lampo di classe lo mostrò, ma nulla a che vedere con quello che era stato. Di fatto, in quelle tre stagioni, Schumacher fu battuto dal compagno di squadra Nico Rosberg e questo aveva portato a porsi dei dubbi sulla sua efficienza.

Stando alle parole dei tecnici, lo stile di guida di Michael poco si adattava alle nuove vetture e nello stesso tempo le sue capacità di adattamento richiedevano tempi diversi per la sua età. Tuttavia, i meriti di Schumi ci sono in quella che, nell’era dei motori ibridi, si è trasformata in una scuderia praticamente imbattibile, in grado di vincere sei titoli consecutivi. Stando alle testimonianze di Toto Wolff e di Ross Brawn, che aveva vissuto con il tedesco le esperienze in Benetton, Ferrari e Mercedes, Michael aveva dato un grande contributo all’organizzazione e alla struttura del team. Il valore della sua conoscenza di pista era tale che gli ingegneri hanno potuto trarre giovamento per riflettere nei progetti quanto sosteneva il sette volte campione del mondo.

Pertanto, la pista non riservò grandi soddisfazioni, ma indubbiamente i frutti di un certo lavoro si sono potuti apprezzare posteriormente.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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