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Giro d’Italia 1986: Roberto Visentini e il lusso di precedere i miti Saronni e Moser

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Giro d’Italia 1986. Il via è dalla Sicilia, precisamente da Palermo. Il vero favorito è lo statunitense Greg LeMond, ma l’americano cade nella tappa di Catania perdendo ben 1’38”. Giuseppe Saronni si veste di rosa nella tappa di Potenza, quella conquistata dal bresciano Roberto Visentini. Soltanto quest’ultimo riesce a scalzargliela di dosso dopo ben dieci tappe, in quel di Foppolo, nel giorno del Passo di San Marco. Visentini si difende sulle Dolomiti, Saronni lo agguanta, anche Francesco Moser è alla sue spalle; ma questa volta le due leggende sono costrette ad arrendersi, e tra crono e montagna, il capitano della Carrera fa sua la 69esima edizione della Corsa Rosa.

12 maggio 1986. Visentini è vicino a compiere 29 anni, ed è uno degli azzurri più promettenti del momento, secondo al Giro del 1983 proprio dietro a Saronni. Iridato juniores nel 1975, era passato professionista dimostrando fin da subito le sue doti da uomo da grandi giri. In questa edizione della Corsa Rosa, Davide Boifava ha costruito attorno a lui la squadra ideale. Purtroppo il via è fortemente segnato da un gravissimo incidente. Di fatti, nella seconda frazione della prima tappa, Emilio Ravasi è vittima di una bruttissima caduta. Si rialza, taglia il traguardo di Sciacca, ma dopo poche ore entra in coma, per poi morire due settimane dopo. Ma la corsa va avanti, soprattutto sotto la maestria di Giuseppe Saronni. Il novarese sembra imbattibile, imprendibile, fino al 27 maggio, sulla strada che conduce il gruppo da Erba a Foppolo. 

143 chilometri con il Passo San Marco e l’ascesa finale verso la località orobica. Vince lo spagnolo Pedro Munoz, con un vantaggio di 9″ su LeMond, che rientra così in corsa. Alle loro spalle c’è proprio Visentini, terzo a 20″; mentre Saronni è inaspettatamente lontano. Chiude con 2’26” di ritardo, cedendo il primato al bresciano per 1’06”. Contemporaneamente arriva anche il ritiro di Gianbattista Baronchelli, ipoteticamente sul podio con il suo terzo posto in classifica generale e con ancora tanta strada per poter ribaltare le sorti della corsa. La causa? Possibili polemiche interne alla sua squadra, la Supermercati Brianzoli, che ha in Francesco Moser il capitano, e Claudio Corti ancora in classifica. E proprio Moser, 48 ore dopo, strabilia nella cronometro di Cremona battendo per 49″ il tedesco Thurau, rilanciandosi prepotentemente nella lotta per la maglia rosa e di quel Giro conquistato due anni prima.

Ma Visentini resiste dinnanzi a due mostri sacri come Moser, Saronni e i loro tre Giri vinti in due. Guarda avanti senza farsi impietosire. Mancano soltanto due tappe di montagna, terreno a lui congeniale. Marca gli avversari, non cede nemmeno un secondo. Ormai è fatta. Siamo al traguardo finale di Merano, il Giro è finalmente suo. Il podio? Di gran lustro, con Saronni secondo a 1’02” e Moser a 2’14”. È tutto tricolore; mentre LeMond resta lì a guardare il trionfo degli azzurri con la sua medaglia di legno.

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lisa.guadagnini@oasport.it

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Foto: Lapresse

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