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Giro d’Italia 1990: il sigillo di Gianni Bugno dopo una corsa dominata

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Estate del 1990, quella delle giornate e delle notti magiche dei Mondiali di calcio in Italia, ma anche la stagione di Gianni Bugno, dominatore assoluto della settantatreesima edizione del Giro d’Italia, in maglia rosa dall’inizio alla fine, da Bari a Milano per ventuno giorni, ventuno tappe. Campione dal talento immenso, reduce dalla vittoria alla Milano-Sanremo, e trionfatore della Corsa Rosa dinnanzi a rivali del calibro del vincitore uscente Laurent Fignon o Greg LeMond, maglia gialla all’ultimo Tour de France e campione del mondo in carica, se non Marco Giovannetti, che ha appena trionfato alla Vuelta.

Il monzese Bugno, classe 1964 e portacolori della Chateau-d’Ax-Salotti, sorprende tutti fin da subito, lasciando il segno nella crono inaugurale di Bari. Vince con 3″ su Thierry Marie e 9″ su Lech Piasecki, due grandi specialisti di questo tipo di prove. LeMond gli concede 29″, Fignon 31″. A 26 anni, Bugno va alla ricerca dei suoi limiti, e corre il Giro del 1990 senza alcun tipo di scrupolo, senza risparmiarsi un attimo. Stupisce giorno dopo giorno e su ogni terreno. Conquista la seconda tappa, quella di Vallombrosa, mentre chiude secondo nella cronometro di ben 68 chilometri di Cuneo a soli 6″ da Luca Gelfi. Fignon è costretto al ritiro. L’ultimo rivale rimane Charlie Mottet, che prova a mettere in difficoltà la maglia rosa di Bugno nel tappone dolomitico del Pordoi. Il francese lo attacca sulla Marmolada, ma Bugno risponde e, sulla salita verso il Pordoi, è lui stesso a scandire il ritmo. In cima, finge un guasto meccanico, e lascia il successo di tappa al transalpino; intanto il Giro lo ha già ampiamente vinto.

Ma non è finita, perchè Bugno mette la ciliegina sulla torta conquistando la prova contro il tempo di 39 chilometri da Gallarate al Sacro Monte di Varese, con un margine impressionante di ben 1’20” sullo spagnolo Marino Lejarreta. A Milano festeggia il suo trionfo, il suo dominio dalla prima all’ultima tappa come pochi eletti del calibro di Costante Girardengo, Alfredo Binda e Eddy Merckx. Bugno festeggerà poi due Mondiali, quello di Stoccarda 1991 e Benidorm 1992, salirà due volte sul podio del Tour de France, secondo nel ’91 e terzo nel ’92; poi vittorie di prestigio in gare di un giorno, classiche come il Giro delle Fiandre del 1994, ma senza mai più ripetersi in una grande corsa a tappe.

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lisa.guadagnini@oasport.it

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Foto: Lapresse

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