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Ciclismo
Giro d’Italia 1991: la Corsa Rosa di Franco Chioccioli e il duello con Claudio Chiappucci
In quel 1991, il Giro partì per la prima volta dalla Sardegna. A Sassari vinse Gianni Bugno, ma la maglia rosa finì sin dal secondo giorno di gara sulle spalle di Franco Chioccioli. Il toscano dovette cederla al francese Boyer in quel di Sorrento, per poi riprendersela subito il giorno dopo a Scanno. Il suo fu un vero e proprio strapotere. Vinse la tappa del Mortirolo, del Pordoi, dominò la cronometro di Casteggio con 52″ di vantaggio su Bugno; mettendo di fatto la ciliegina sulla torta di una Corsa Rosa stratosferica. Dietro di lui, sul secondo gradino del podio, a ben 3’48”, il varesino Claudio Chiappucci, poi Massimiliano Lelli a 6’56”, Bugno a 7’49”.
Chioccioli non era uno dei grandi favoriti della viglia. L’Italia attendeva il derby azzurro tra Bugno e Chiappucci. Eppure, nella prima tappa di Olbia, fu terzo in volata, a Sassari secondo ma primo in classifica. Continuò a difendere la leadership, arrivata quasi al limite nella cronometro parmense di Langhirano conquistata da Bugno, che riuscì a portarsi ad un solo secondo dalla rosa. Tutti si attendevano un crollo di Chioccioli sulle Alpi, e invece fu proprio Bugno a cedere. Sul Mortirolo il toscano andò all’attacco, arrivando trionfante all’Aprica dopo 52 chilometri in solitaria.
Il Pordoi. Trentatré tornanti sulle Dolomiti. Franco Chioccioli riuscì a staccare Boyer e Chiappucci, a fare il vuoto nella vastità di una delle cime simbolo della Corsa Rosa. Un uomo solo al comando, verso la gloria. Chioccioli il “Coppino”, un soprannome che avevano già attribuito a Guido Carlesi e poi a Italo Zilioli. Naso adunco, viso affiliato, gambe lunghe, così simile al Campionissimo di Castellania Fausto Coppi. Eppure a Franco questo paragone non piaceva affatto, era troppo ingombrante; ma semplicemente inevitabile dopo l’impresa in maglia rosa sul Pordoi, accanto al monumento di Coppi, padrone di quella cima per ben cinque volte.
Anche nella cronometro di Castegggio Bugno fu costretto alla resa. Il Giro del 1991 era ormai sicuro nelle mani di Chioccioli. Il Giro era stato sempre la sua più grande ossessione, con tredici partecipazioni, mai un ritiro e sette volte nella top ten. Il 1991 fu la volta buona, la sua Corsa Rosa fu superlativa. “Sì, chiamiamolo Chiocciolissimo” titolò la Gazzetta dello Sport, proponendo un paragone con i Campionissimi di un tempo.
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lisa.guadagnini@oasport.it
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Foto: Lapresse