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Ciclismo

Giro d’Italia 2004: Damiano Cunego detta la legge del Piccolo Principe

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A cavallo tra la fine degli anni Novanta e la prima parte del nuovo millennio il Giro d’Italia fu monopolizzato dai corridori nostrani, che riuscirono nell’impresa di far rimanere il prestigioso trofeo ciclistico nel Bel Paese per undici edizioni consecutive (1997-2007), prima che lo spagnolo Alberto Contador ponesse fine alla dittatura azzurra. Tra gli iscritti all’albo d’oro durante questo periodo magico vi è anche il nome di Damiano Cunego, che a soli ventidue anni fece suo il Giro d’Italia 2004, toccando in maniera precoce la vetta più alta della propria carriera.

L’ottantasettesima edizione della Corsa Rosa si aprì con il ricordo di Marco Pantani, tragicamente scomparso pochi mesi prima della partenza. Cunego, sotto contratto con la Saeco, si mostrò fin da subito competitivo aggiudicandosi la seconda frazione (Novi Ligure-Pontremoli). Il primo corridore a impossessarsi della maglia rosa fu però Gilberto Simoni, uno dei grandi favoriti della viglia nonché uomo di punta della Saeco, che nella tappa successiva, la prima con arrivo in salita, chiuse davanti a tutti e si posizionò alla testa del Giro.

La replica del Piccolo Principe si materializzò durante la settima frazione: il successo sull’ascesa di Montevergine di Mercogliano gli consegnò la maglia rosa per la prima volta in carriera. Il veneto fu abile a conservarla nelle tappe pianeggianti fino alla cronometro di Trieste, nella quale la bandiera dominante fu quella dell’Ucraina: lo specialista Serhij Hončar fece registrare il miglior tempo e il connazionale Jaroslav Popovyč diventò il nuovo leader della corsa. Il regno del corridore della Landbouwkrediet fu piuttosto breve: dopo le due tappe in Croazia, Cunego vinse sul traguardo alpino di Falzes, riconquistando il primato nella classifica generale con 1’14” su Hončar, 2’22” su Popovyč e 2’39” su Simoni, che fu obbligato a cedere definitivamente i gradi di capitano al più giovane compagno.

Dopo il giorno di riposo, restavano soltanto quattro tappe a dividere Cunego da un’impresa assolutamente inaspettata. La frazione decisiva fu Cles-Bormio 2000, nella quale il veronese riuscì a staccare i suoi antagonisti, tra cui un Simoni che aveva cercato la rivalsa personale, e a cogliere il quarto successo di tappa, ipotecando la vittoria finale. Nell’impegnativa frazione seguente a Cunego bastò controllare a distanza i movimenti dei suoi rivali in modo da mantenere inalterati i distacchi. La passerella di Milano incoronò il Piccolo Principe, che si tolse anche la soddisfazione di giungere secondo nella classifica a punti e di montagna.

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antonio.lucia@oasport.it

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Foto: LaPresse

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