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Ciclismo
Giro d’Italia 2020 a rischio, resta viva l’ipotesi autunno. I casi del passato in cui non si è disputato
Per il Giro d’Italia 2020, dopo il rinvio dovuto all’emergenza Covid-19, resta molto forte l’ipotesi di uno spostamento a ottobre. In autunno la gara potrebbe svolgersi senza problemi, anche se, nel caso, sarebbe necessario rivedere gli orari di partenza e arrivo delle tappe e ritoccare i tracciati delle frazioni più dure. A ogni modo, non è da scartare nemmeno l’opzione di una cancellazione totale della Corsa Rosa. Tutto, ovviamente, dipenderà che come evolverà la pandemia nei prossimi mesi.
In passato, solo le due Guerre Mondiali sono riuscite a fermare il Giro d’Italia. La Corsa Rosa, infatti, non si disputò innanzitutto nel periodo che va dal 1915 al 1918. La manifestazione che attraversa l’Italia, a causa del conflitto globale, dovette fermarsi per quasi un lustro. In seguito, la gara fu anche sospesa dal 1941 al 1945.
Durante la seconda Guerra Mondiale, e più precisamente nel 1942 e nel 1943, tuttavia, si svolse una competizione particolare denominata “Giro di Guerra”. Essa altro non era che una classifica a punti stillata in base ai piazzamenti che i corridori ottenevano nelle grandi gare in linea del calendario nazionale (Milano-Sanremo, Giro di Lombardia ecc…). Il primo classificato vestiva la maglia rosa.
Nel 1942, il Giro di Guerra comprendeva otto prove. Lo conquistò Gino Bartali, il quale, pur non ottenendo nessun successo nelle singole gare, riuscì a strappare il simbolo del primato a Pierino Favalli al termine del Giro di Lombardia. Nel 1943 la manifestazione venne allargata a dieci eventi, ma fu sospesa dopo quattro per via del conflitto in atto in Italia. Il trionfo, ad ogni modo, venne assegnato a Glauco Servadei.
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luca.saugo@oasport.it
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Foto: Valerio Origo
