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Giro d’Italia: Franco Balmamion e la doppietta nelle edizioni 1961-1962 dominate dai corridori azzurri

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Se dovessimo stillare una classifica dei campioni più sottovalutati nella storia del ciclismo, Franco Balmamion sicuramente si giocarebbe una delle posizioni di testa. Nato a Nole, in quell’area metropolitana di Torino che per decenni fu fucina di grandissimi corridori, Franco era il classico uomo da corse a tappe. Andava forte in salita, a cronometro ed era, soprattutto, un grande regolarista che di rado aveva passaggi a vuoto. In carriera conquisterà due Giri d’Italia consecutivi senza vincere nemmeno una tappa in entrambi i casi.

Balmamion fu un enfant prodige. La sua grande affinità per le gare a tappe la fece vedere già da dilettante, nel 1960, quando conquistò la San Pellegrino, una corse di cinque giorni considerata l’antenata del Giro Baby. In quell’occasione si mise dietro una serie di corridori che sapranno far parlare di sé anche tra i grandi come Vittorio Adorni, Giorgio Zancanaro e Guido De Rosso.

A 22 anni, nel 1962, Franco conquista il suo primo Giro d’Italia. In quella stagione il torinese aveva già dato un saggio della sua classe in salita vincendo la Milano-Torino che si concludeva sull’ascesa dell’Eremo. Nella Corsa Rosa, un’edizione teatro di un forte ricambio generazionale e del tramonto di campioni come Charly Gaul, Gastone Nencini ed Ercole Baldini, Balmamion fu autore di una prova contraddistinta dalla costanza.

Ogni giorno il giovanissimo piemontese arriva a ridosso dei primi e sull’aspra vetta di Pian dei Risinelli, all’inizio della terza settimana, è addirittura secondo alle spalle del fortissimo camoscio spagnolo Angelino Soler. Costruirà il suo successo, però, in una frazione tecnicamente di trasferimento: la Lecco – Casale Monferrato di 194 km, la quale si svolge proprio il dì seguente a quella bella prova di forza di Franco in montagna.

Franco, in quell’occasione, è lesto a inserirsi in una fuga di dodici uomini coi suoi gregari Bailetti e Conterno. Il leader della classifica generale, vale a dire Graziano Battistini, se lo lascia scappare. Anche il compagno di Battistini Imerio Massignan, fortissimo scalatore veneto che concluderà il Giro al secondo posto, si fa sorprendere. Il tentativo va al traguardo e Balmamion guadagna 6’44” sul plotone, andando, così, a prendersi la testa della classifica.

Nei giorni successivi tornano le salite, ma Franco si difende bene e nel tappone più duro, la Saint-Vincent – Aosta di 238 chilometri, arriva nel gruppetto all’inseguimento del vincitore di giornata, ovvero Alberto Assirelli, insieme a Vito Taccone, Nino Defilippis e Vittorio Adorni, andando così a guadagnare su tutti i suoi rivali più pericolosi in classifica. A Milano il torinese trionfa con ben 3’57” di vantaggio su Massignan.

Nel 1963 Franco si presenta al Giro d’Italia in stato di grazia, reduce da una vittoria strepitosa al Campionato di Zurigo, il quale, al tempo, si svolgeva a inizio maggio. La Corsa Rosa diventa ben presto una sfida a tre tra Balmamion, Adorni e l’imolese Diego Ronchini. Adorni vince in solitaria la prima tappa, la Napoli-Potenza, con 2’46” sul gruppo, e si veste di rosa. Quattro giorni dopo, tuttavia, Ronchini gli strappa il simbolo del primato.

L’imolese resta in rosa per otto giorni, fino alla dura Biella – Leukerbad di 214 chilometri. Quel dì Balmamion, Adorni, Taccone, Zancanaro e De Rosso staccano nettamente tutti gli altri. Il Camoscio d’Abruzzo ottiene il trionfo parziale, mentre la testa della classifica la prende Franco. Nella cronometro di 56 chilometri che si tiene a Treviso, tuttavia, la situazione si ribalta completamente. Adorni stravince, Ronchini arriva terzo a 2’33” e torna leader, mentre Balmamion è settimo a 3’50”.

Tre giorni più tardi, nella Gorizia-Nevegal di 248 chilometri vinta da Arnaldo Pambianco sul 22enne Italo Zilioli, Adorni giunge al traguardo con Balmamion a 54″ dal trionfatore e si veste di rosa. Tutti gli altri uomini di classifica subiscono passivi pesanti e Ronchini crolla. All’indomani, nella durissima Belluno – Moena di 198 chilometri conquistata con una cavalcata leggendaria da Vito Taccone, Balmamion attacca Adorni sull’ultima salita di giornata: il San Pellegrino.

Il parmense, complici gli sforzi fatti a inizio tappa per contenere il distacco da Taccone che minacciava a sua volta la maglia rosa di Vittorio, va nettamente in crisi. Franco stacca tutti, riprende il fuggitivo Enzo Moser e arriva al traguardo a 4’07” dall’abruzzese. Adorni, sesto a 6’53” dal vincitore, deve alzare definitivamente bandiera bianca. Balmamion vince il suo secondo Giro d’Italia con 2’24” di vantaggio su Vittorio Adorni.

Negli anni successivi Franco continua a esprimersi su ottimi livelli, pur non toccando più le vette di quel biennio se non nel suo magico 1967. In quell’annata il torinese vince il titolo italiano e sale sul podio del Tour de France e del Giro d’Italia. Per quanto concerne la Corsa Rosa, inoltre, avrebbe potuto e, anzi, avrebbe dovuto vincerla lui.

Nella Trento – Tirano, la frazione del penultimo giorno, per paura di una vittoria del francese Jacques Anquetil, in quel momento in maglia rosa, il vice di Torriani, Giovanni Michelotti, quando vede Gimondi allungare nella discesa del Tonale, manda un paio di moto a fare un vero e proprio posto di blocco davanti al resto del gruppo. Dopodiché, attende Gimondi e lo porta fino al traguardo facendogli fare dietro macchina. Il bergamasco, in quell’occasione, guadagna oltre quattro minuti su tutti gli altri e si veste di rosa.

Peccato, però, che nella prima semitappa dell’ultimo giorno, la quale arriva in vetta al Ghisallo, Balmamion si esibisca in una prestazione strepitosa. Franco, secondo di frazione, stacca pesantemente sia Gimondi che Anquetil e scavalca quest’ultimo in classifica generale. Balmamion arriverà secondo a 3’36” da Felice. E se, come il resto del gruppo, non avesse perso quei quattro minuti a Tirano, il successo finale sarebbe stato suo.

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luca.saugo@oasport.it

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Foto: Rai.it

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