Ciclismo

La nuova frontiera del ciclismo virtuale: una svolta epocale con i simulatori di corse

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Nella giornata di ieri abbiamo assistito ad una sorta di momento storico con la “vittoria” di Greg Van Avermaet al Giro delle Fiandre virtuale. Una gara per tredici eletti, tra cui anche Alberto Bettiol e il giovanissimo Remco Evenepoel, collegati, ognuno da casa propria, rigorosamente sui rulli, simulando tramite l’applicazione Bkool, le fasi salienti della Ronde, a cui hanno assistito un folto gruppo di appassionati, anch’esso, giustamente, rinchiuso in casa in ogni parte del mondo per far sì che la situazione attuale si plachi il prima possibile.

Anche il ciclismo si è dovuto adeguare a questa nuova realtà, a questo terribile momento storico che sta cambiando completamente le nostre vite a causa di una pandemia, di un nemico invisibile che sta attanagliando ogni angolo del pianeta Terra. Sospesa la nostra quotidianità, anche i corridori sono stati costretti alla resa, a rivoluzionare la stagione in corso. Dove e quando si tornerà a correre è un grande dilemma. Così non resta altro che affidarsi alla tecnologia, ai rulli, ad applicazioni come la stessa Bkool o la popolarissima Zwift. Così ecco che professionisti e non, utilizzano ciclosimulatori di nuovissima generazione in grado di rilevare potenza e velocità, di trasmettere questi dati al server, e di far sì che si possa mettere in atto una vera e propria competizione su strada e percorsi predefiniti come il Fiandre di ieri, rigorosamente in base alla durezza del tracciato.

Sicuramente tutto ciò non vale quanto a realtà, ma è sicuramente più stimolante rispetto ad un classico, e monotono, allenamento sui rulli, nonché una valida tecnologia per tutti. Anche per un cicloamatore medio, un lavoratore che non ha molto tempo (al di fuori del periodo attuale), è molto utile e permette, in qualche modo, di staccare la testa dalla normalità e di eseguire lavori più specifici. Sfortunatamente, in questo periodo, si fa di ogni necessità virtù ma, soprattutto e principalmente per un professionista, non è paragonabile ad un allenamento su strada. È sicuramente l’alternativa migliore, ma non è paragonabile a cinque o sei ore di bici fuori casa o ad una gara. A lungo andare, si sente la mancanza del feeling con la strada. È un po’ il medesimo concetto della Formula 1 e della drive experience di ieri, con il GP d’Australia virtuale “vinto” da Charles Leclerc, ovvero una nuova frontiera degli eSports, dove però le mancate emozioni giocano un ruolo più che mai importante.

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lisa.guadagnini@oasport.it

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