Canottaggio

L’Italia è grande: Agostino Abbagnale, il fratello minore della dinastia. Ancora più vincente di Carmine e Giuseppe

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Abbagnale, in Italia, fa rima con remo ma anche con oro. Abbagnale, per i meno esperti, sono Carmine e Giuseppe, i due fratelloni di Castellammare di Stabia che hanno regalato momenti straordinari agli appassionati di canottaggio ma non solo. Ancora troppo in pochi sanno che c’è un terzo fratello, Agostino, della dinastia del remo targata Abbagnale che ha vinto addirittura più dei suoi titolatissimi fratelli se si parla di Giochi Olimpici: ben tre ori contro i due della coppia più amata dagli italiani e soprattutto una forza di volontà che gli ha permesso di avere la meglio sull’avversario più difficile

Agostino nasce a Pompei il 25 agosto 1966, quando Giuseppe ha già 7 anni e Carmine ne ha 4. Agostino cresce all’ombra dei due fratelli e nel 1985 conquista la prima medaglia della sua carriera: al Mondiale di Hazewinkel con l’equipaggio dell’otto va a prendersi un argento prezioso all’indomani dell’oro olimpico di Carmine e Giuseppe a Los Angeles. Tre anni dopo Agostino Abbagnale non si può gustare la finale olimpica dei fratelli come accaduto quattro anni prima negli Stati Uniti perché, a Seul, in finale olimpica c’è anche lui con l’equipaggio del 4 di coppia assieme ai compagni Gianluca Farina, Piero Poli e Davide Tizzano. 

Pochi minuti prima della sua gara i fratelloni si confermano sul podio più alto di Olimpia e lui, stavolta, li imita come faceva da piccolo quando tutti e tre giocavano a nascondino. Una gara magistrale, quella del quartetto azzurro, che non lascia scampo agli avversari e sale sul gradino più alto del podio, portando all’Italia il secondo oro in poche ore nella seconda domenica di gare. Durante la premiazione Tizzano si getta in acqua ma perde la medaglia d’oro che sarà ritrovata dopo 50 minuti da un sommozzatore coreano.

Agostino Abbagnale non perde la medaglia ma perde qualcosa di addirittura più importante, la salute. La sfortuna si materializza sotto forma di una trombosi (che in seguito interromperà definitivamente la sua carriera), il canottiere campano è costretto ad interrompere l’attività sportiva per cinque interminabili anni, saltando così la partecipazione alle Olimpiadi del 1992 (dove i fratelli conquisteranno l’ultima medaglia olimpica della loro storia) e tornando a gareggiare solamente nel 1995 ma nel due di coppia assieme a Davide Tizzano.

Il duo esordisce con un 13mo posto mondiale ma l’anno dopo è in lizza per la gara olimpica di Atlanta. In batteria gli azzurri fanno segnare il terzo miglior tempo alle spalle dei norvegesi Steffen Skar Undseth e Kjetil Storseth (bronzo a Tampere l’anno prima), e dei francesi Frederic Kowal e Samuel Barathay. Il duo azzurro cresce in semifinale e fa segnare il miglior tempo della prima batteria (battuti i norvegesi) ma tutti gli altri equipaggi favoriti riescono a fare meglio di loro: gli austriaci, i francesi e anche i campioni del mondo in carica, i danesi Christensen ed Hansen. 

In finale gli azzurri hanno un solo modo per far saltare il banco: partire e arrivare forte. Ai 500 metri Tizzano e Abbagnale sono primi con 42 centesimi di vantaggio sulla Francia e quasi un secondo sulla Norvegia. Apparentemente una sparata, in realtà il preludio ad una grande impresa. A metà gara si rimescolano le carte ma dietro agli azzurri in fuga con oltre un secondo e mezzo sulla Norvegia e due secondi e mezzo su una stranita Francia che inizia a fare meno paura della vigilia. Nei terzi 500 metri la situazione resta praticamente cristallizzata con i tre equipaggi di testa che viaggiano alla stessa velocità e, quando le imbarcazioni si affacciano dalle parti delle tribune la certezza, per l’Italia, è che sarà podio ma non si può mollare proprio in quel momento.

Davide Tizzano ha dato praticamente tutto e lo sprint finale della coppia azzurra è roba per duri, per Rambo dell’acqua: Abbagnale è ancora brillante ed è lui a trascinare gli azzurri ad un oro insperato e meraviglioso: un secondo e mezzo di vantaggio sulla Norvegia, poco meno di tre sulla Francia. C’è bisogno dell’intervento sanitario per un Tizzano stremato, mentre Agostino Abbagnale sale per la seconda volta sul gradino più alto dei Giochi olimpici esattamente come Carmine e Giuseppe.

Ma non è finita qui perchè Agostino Abbagnale torna al quattro di coppia, l’equipaggio che tante soddisfazioni gli aveva riservato nella prima parte della carriera, e nel 1997 e 1998 conquista il suo primo e secondo titolo iridato. Il settimo posto del Mondiale 1999 e il riacutizzarsi di qualche acciacco fisico spingono il terzo degli Abbagnale sull’orlo dell’abbandono ma c’è la terza Olimpiade da onorare e con compagni come Alessio Sartori, Rossano Galtarossa e Simone Raineri, si può anche provare a centrarlo quel tris d’oro che lancerebbe il canottiere di Castellammare di Stabia nella storia dello sport italiano. La moglie Romilda, lo zio, Giuseppe La Mura che ha legato agli altri due fratelli i suoi trionfi, lo staff azzurro: si mobilitano tutti per convincere Agostino a continuare e lui è lì, al via della sua terza finale olimpica, a 12 anni dalla prima, sul lago di Penrith, a 65 chilometri da Sydney.

Finale conquistata senza problemi e prima metà gara a prendere le misure agli scatenati tedeschi che spendono quasi tutte le energie per conquistare l’esiguo vantaggio di 7 decimi. Ai 1500 i 7 decimi di vantaggio sono per il quattro di coppia azzurro e lì inizia lo show, il dominio, lo spettacolo di un rush finale irresistibile per tutti gli avversari. L’Olanda è seconda con distacco, la Germania, che aveva provato a sorprendere gli azzurri, terza. Agostino è per la terza volta campione olimpico: ha fatto meglio dei mitici fratelli che hanno già mollato da tempo. 

Lui, Agostino, non molla: conquista un argento nel due di coppia nel 2002 ma la malattia, la trombosi, torna minacciosa alla vigilia di quella che avrebbe dovuto essere l’ultima avventura olimpica del canottiere campano. Niente Atene 2004: la storia finisce qui, comunque in gloria perchè stiamo parlando del canottiere più glorioso della gloriosa storia del canottaggio italiano.

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