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L’Italia è grande: Alessio Boggiatto e il titolo mondiale dei 400 misti a Fukuoka 2001

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Predestinato, quasi mai fortunato, di sicuro in possesso di grande talento. Che Alessio Boggiatto, mistista torinese, possa diventare un campione se ne accorgono un po’ tutti abbastanza in fretta, quando lui è ancora 15enne, nel mondo del nuoto. Ci sono da rinverdire i fasti di Luca Sacchi, uno capace di salire sui podi olimpico ed europeo, nella Nazionale azzurra.

Taciturno, quasi mai sorridente, cupo ma mai realmente imbronciato, Boggiatto ha vissuto una carriera al di sotto delle sue reali potenzialità ed enormemente sfortunata perchè quarti ad un’Olimpiade si potrà arrivare una volta, magari due ma quando si chiudono ben tre gare a Cinque Cerchi in tre edizioni consecutive delle Olimpiadi al quarto posto un filo di rammarico e un pizzico di rabbia contro la sfortuna sono ammesse e comprensibili.

Sembra che la sfortuna non abbandoni Alessio Boggiatto, appena ventenne, anche in Giappone, a Fukuoka (città che ospiterà anche i prossimi Campionati Mondiali di nuoto) nel luglio del 2001. Un anno prima il torinese è stato quarto alle Olimpiadi di Sydney nei 400 misti: miglior tempo in batteria con 4’14″26 ma in finale arriva quarto alle spalle di Tom Dolan, primo con il nuovo record del mondo, 4’11″77, Erik Vendt secondo in 4’14″23 e Curtis Myden terzo in 4’15″33. In inverno vince il suo primo oro internazionale agli Europei di Valencia e si presenta ai Mondiali in Giappone con grandi aspettative.

La sua caccia all’oro iridato sembra subire un brusco stop quando, al via dei 200 misti, la rottura del costume lo costringe ad una gara di retroguardia. Ad imporsi, un anno dopo i Giochi di Sydney, è ancora Massimiliano Rosolino e per Boggiatto, settimo e mai veramente in gara, quella potrebbe essere una mazzata pesantissima. Invece il torinese si rimbocca le maniche e, nella giornata di chiusura dei Mondiali, inventa il capolavoro che vale una carriera. Tom Dolan non c’è più, ritirato dopo l’oro olimpico dell’anno prima, il rivale numero uno è Erik Vendt, lo statunitense che lo aveva sconfitto in Australia ma stavolta non c’è partita.

Dopo i primi 100 metri l’australiano Norris tocca per primo e Boggiatto, dopo un primo 50 piuttosto lento (ottavo posto) risale la china nel finale e si riporta più o meno sulla linea dei primi. Tra tanti atleti potenti, l’azzurro fa della leggerezza e dell’agilità il suo punto di forza. Si rimescolano le carte nella frazione a dorso con il padrone di casa Jiro Miki che prova la fuga ma viene ripreso da Vendt che tocca per primo ma è proprio qui, nella frazione a dorso che meno gli si addice, che Boggiatto inizia a compiere il suo capolavoro, toccando per terzo non lontano dai due battistrada. Tutti attendono la frazione a rana di Boggiatto che non delude, utilizzando i primi 50 per avvicinare, assieme all’esperto Wilkens, l’avversario numero uno, Vendt e poi i secondi 50 per staccare decisamente i rivali. Ai 300 metri Boggiatto ha 1″28 di vantaggio su Vendt e 1″37 su Wilkens.

La settima vasca è quella decisiva per il trionfo dell’azzurro che, di fatto, raddoppia il suo vantaggio sui due più immediati inseguitori con un ritmo insostenibile per i due rivali. Il torinese mulina le braccia minute e scava un solco incolmabile di oltre due secondi e mezzo. Gli ultimi 50 metri sono una passerella trionfale verso la gloria iridata con 4’13″15, nuovo record italiano.

L’anno successivo Boggiatto sarà campione europeo per due volte, Anversa e Riesa in vasca corta e anche in vasca lunga nei 400 misti a Berlino, poi, con l’ascesa dell’astro azzurro dei misti Luca Marin, si dovrà accontentare del doppio quarto posto ad Atene ed ancora della quarta piazza a Pechino. In mezzo il doppio quarto posto anche ai Mondiali di Montreal e il triplo quarto posto europeo (Madrid 2004 nei 200 e Eindhoven 2008 nei 200 e 400), con il bronzo di Madrid (400) nel 2004 e l’argento (400) e bronzo (200) di Budapest nel 2006.

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