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L’Italia è grande: Fabrizio Mori e la magia di Siviglia 1999. Quei 400 hs domati con una rimonta mondiale

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Una carriera in crescendo, un apice raggiunto passo dopo passo, una vittoria mondiale straordinaria che fece sussultare tutta l’Italia, in una specialità come i 400 ostacoli in cui era stato padrone assoluto una leggenda come Edwin Moses, in cui gli statunitensi sembravano essere dominatori assoluti, fin quando un toscano solo apparentemente minuto ma scattante al punto giusto e con una capacità innata di distribuire le forze in una delle gare più massacranti del programma di atletica leggera, Fabrizio Mori da Livorno, si prese il Mondo in una notte d’estate nella caliente Siviglia.

Mori ha costruito il suo trionfo giorno per giorno, anno dopo anno, subendo anche qualche delusione come l’eliminazione al primo turno nella prima presenza ai Giochi a Barcellona 1992, l’uscita di scena in semifinale nelle prime due esperienze Mondiali (Stoccarda 1993 e Goteborg 1995). Ad Atlanta 1996 la prima finale importante della carriera con il sesto posto a Cinque Cerchi che lanciò definitivamente Mori nel panorama mondiale della specialità, l’anno dopo il quarto posto ai Mondiali ateniesi con tanto di nuovo record italiano (48″05) e nel 1998 il primo podio importante in carriera: il terzo posto all’Europeo di Budapest (trionfale per i colori azzurri) alle spalle del polacco Januszewski e del russo Mashchenko.

La marcia di avvicinamento a Siviglia 1999 è promettente per Fabrizio Mori che trova la giusta condizione ma non arriva certo in Spagna con la targa di favorito per la vittoria finale. Ci sono avversari di altissimo rango, lo statunitense Angelo Taylor, l’africano dello Zambia Samuel Matete, il francese Diagana, da tempo fine interprete della specialità, i due che lo avevano preceduto l’anno prima agli Europei, il polacco Januszewski e il russo Mashchenko, oltre a tre possibili outsider, il giamaicano Dinsdale Morgan, il cecoslovacco Jiri Muzik e il giovane dominicano Felix Sanchez, di cui si sentirà parlare in futuro.

In batteria Diagana fa registrare il miglior tempo, 48″55, mentre Mori si aggiudica la sua serie con il tempo di 49″07, davanti a Januszewski e Muzik. In semifinale la prima emozione forte del Mondiale per Mori che chiude secondo alle spalle di Diagana con un 48″29 che lascia ben sperare. Pochi istanti dopo la fine della gara la doccia fredda per l’azzurro che viene squalificato per invasione di corsia. Una fuoriuscita millimetrica che spinge la Federazione italiana ad avanzare il ricorso che verrà accettato dalla giuria. Mori viene riammesso alla finale e il pericolo scampato contribuirà anche a farlo diventare ancora più determinato due giorni dopo.

Il 27 agosto 1999 ai blocchi di partenza della finale dei 400 ostacoli Fabrizio Mori è affiancato dagli americani Woody e Zellner, dal francese Diagana, da Januszewski, dal brasiliano de Araujo, dallo svizzero Schelbert e dal giamaicano Morgan. Non ci sono i giovani Taylor e Sanchez, non c’è soprattutto Samuel Matete, eliminato in semifinale. Allo sparo Diagana scatta come un fulmine fuori dai blocchi e mette alla corda tutti gli avversari, Januszewski e de Araujo riescono a reggere il ritmo del francese, mentre Mori non cade nella trappola e prosegue del suo passo, solo apparentemente fuori dai giochi.

All’ultima curva, Mori sembra staccato irrimediabilmente ma sul rettilineo finale cambia passo, come suo solito. Gli avversari si appesantiscono e lui li va a prendere tutti, uno ad uno: per ultimo il più temuto, il francese Diagana che lo aveva battuto in semifinale e che, ad un certo punto, sembrava inafferrabile. Il transalpino si imballa e Mori lo supera a 30 metri dal traguardo proseguendo nella sua progressione fino all’ultimo centimetro di gara. Il toscano chiude con la medaglia d’oro mondiale al collo e il tempo di 47″72, nuovo record italiano, una gara esaltante, indimenticabile. Diagana è secondo in 48″12, Schelbert, risalito anche lui dalle retrovie come Mori, è terzo in 48″13. Nel regno dei grandi di una specialità epica c’è anche Fabrizio Mori, con tanto di cappello tricolore in testa.

In seguito Mori chiuderà al settimo posto la sua terza Olimpiade a Sydney ma riuscirà a salire ancora sul podio iridato due anni dopo ad Edmonton, secondo con la sua migliore gara di sempre, 47″54, chiudendo la carriera con il quarto posto europeo di Monaco nel 2002.

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