Sci Alpino

L’Italia è grande: Josef Polig e l’oro in combinata ad Albertville 1992. Quando l’assurdo diventa realtà

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Uno dei punti più alti dello sport italiano nella storia dei Giochi olimpici invernali è, purtroppo, misconosciuto. Il fatto è viepiù incredibile se si pensa che è relativo allo sci alpino, ovvero la disciplina della neve più seguita nel nostro Paese. Il momento in questione è la doppietta nella combinata di Albertville 1992, firmata da Josef Polig e Gianfranco Martin che, tra la sorpresa generale, vinsero la medaglia d’oro e quella d’argento. Un autentico trionfo, di cui andiamo a rivivere la genesi.

Febbraio 1992, i XVI Giochi olimpici invernali sono appena iniziati. La seconda gara del programma dello sci alpino è la combinata maschile (quella vera, con una discesa intera e due manche di slalom, non l’insipida caricatura dei giorni nostri), che si disputerà nell’arco di due giorni. I principali favoriti per il successo sono quattro. Si parte dal lussemburghese Marc Girardelli, che in questa disciplina ha già vinto due ori iridati e vuole fortemente primeggiare anche in ambito olimpico, soprattutto dopo aver dovuto misteriosamente rinunciare alla combinata di Calgary 1988 (ufficialmente a causa di un infortunio al gomito, che però molti ritengono una scusante per coprire un forte screzio con Atomic). C’è poi lo svizzero Paul Accola, il quale sta vivendo un inverno di grazia e si è imposto in tutte e tre le combinate andate in scena sino a quel momento in stagione (Garmisch, Wengen, Kitzbühel). Inoltre ci sono due austriaci in agguato. In combinata Günther Mader viene da tre bronzi iridati consecutivi e sogna il colpo grosso a Cinque cerchi, soprattutto considerando come il giorno prima della gara si sia messo al collo la medaglia di bronzo della discesa libera sulla discussa Face du Bellevard. Inoltre c’è Hubert Strolz, campione olimpico in carica, che ha chiuso sul gradino più basso del podio tutte e tre le combinate andate in scena durante l’annata 1991-92. In casa Italia alle medaglie non ci si pensa. Kristian Ghedina, argento mondiale a Saalbach 1991, è a mezzo servizio dopo l’incidente automobilistico che ha rischiato di troncargli prematuramente la vita. La punta di diamante azzurra è quindi Josef Polig, il quale nelle settimane precedenti ad Albertville ha concluso sesto la combinata di Garmisch e quinto quella di Kitzbühel. Tuttavia il ventitreenne altoatesino sembra poter ambire al massimo a un piazzamento di prestigio. Il podio appare fuori portata.

Lunedì 10 febbraio va in scena la discesa libera e subito ci si rende conto di come i valori della vigilia vadano a carte quarantotto. Infatti due dei quattro favoriti finiscono gambe all’aria, poiché Girardelli e Mader cadono. Accola, quinto a metà gara, prenota l’oro. Strolz, staccato di 81 centesimi dall’elvetico, è il più accreditato per l’argento. Tuttavia, la moria di papabili per il podio cambia completamente le prospettive italiane. Polig, sesto dopo la discesa, si trova improvvisamente in lotta per il bronzo assieme al tedesco Markus Wasmeier, al rossocrociato Steve Locher e al francese Jean-Luc Crétier. Inoltre tra gli azzurri può coltivare qualche piccola speranza di medaglia anche Gianfranco Martin, autore di una prova veloce superlativa che lo colloca in seconda posizione.

Martedì 11 febbraio è il giorno dello slalom e la “caduta degli Dei” prosegue. Accola inforca clamorosamente all’inizio della prima manche e getta alle ortiche il successo. Strolz invece è perfetto e si issa al comando. A questo punto l’austriaco ha l’oro in pugno, poiché vanta un solido vantaggio su Martin, il quale conferma il suo stato di grazia realizzando una prova eccezionale per le proprie potenzialità. Cretier è terzo, poco distante dall’azzurro, mentre Locher è risalito in quarta posizione ed è pienamente in lotta per il podio, così come Polig, quinto e autore di una buona performance tra i pali stretti. Wasmeier invece ha faticato e non sarà un fattore per la top-three. Insomma, per le medaglie sono rimasti in cinque e due di loro sono italiani.

Comincia la seconda manche ed è evidente come la pista, già precaria nella prima run, sia destinata a diventare un autentico disastro anche perché nevica copiosamente. Gli ultimi a scendere si troveranno a lottare per il podio su un terreno devastato. Polig getta il cuore oltre l’ostacolo, scende senza fare calcoli, rischiando il tutto per tutto. Una manche da “o la va o la spacca”. Va, perché arriva in fondo e il tempo è ottimo. Tocca a Locher, che stringe i denti, ma non è in grado di difendersi e sul traguardo è secondo. In casa Italia c’è sicuramente una medaglia, ed è già tanto così, viste le aspettative della vigilia. È il momento di Cretier, che a differenza di chi l’ha preceduto viene giù con il freno a mano tirato. Infatti è terzo. Polig è medaglia sicura. È il turno di Martin, al quale manca una run per completare la gara della vita. Il genovese trapiantato al Sestriere non se la sente di rischiare a rotta di collo, effettua una discesa intelligente e sul traguardo è appena dietro al compagno di squadra. Comunque è medaglia anche per lui! Doppio podio azzurro, chi se lo sarebbe mai aspettato?

All’appello manca solo Strolz, il quale sembra avviato verso una comoda vittoria. Invece, proprio a ridosso dell’arrivo, sbaglia! Il successo, ormai certo, va in fumo tra l’incredulità generale! Al parterre, dopo qualche attimo di sbigottimento, Josef Polig e Gianfranco Martin esplodono di gioia. Sono medaglia d’oro e medaglia d’argento! Loro, che in Coppa del Mondo non sono mai saliti sul podio! Per l’Italia la combinata di Albertville 1992 si risolverà con un trionfo del tutto inatteso.

C’è uno strascico polemico. La Francia, scottata per il quarto posto di Cretier, fa reclamo contro i due italiani, affermando che una pubblicità sulle loro tute viola le regole del Cio poiché sarebbe più grande del consentito. Una protesta patetica, a cui Svizzera e Germania (che in caso di squalifica dei primi due, otterrebbero rispettivamente l’oro e il bronzo) rifiutano di accodarsi. Il ricorso transalpino viene liquidato dalle autorità con un’alzata di sopracciglia, non c’è cavillo che possa mettere in discussione il risultato della pista.

Doppietta azzurra, dunque. Viene pertanto spontaneo chiedersi quante volte è capitato, nella storia dei Giochi olimpici invernali, che l’Italia abbia conquistato sia la medaglia d’oro e quella d’argento nella stessa gara. Ebbene, gli episodi si contano sulle dita di una mano, poiché l’uno-due tricolore si è verificato solamente cinque volte:

1 – CORTINA 1956, BOB a Due
ORO Lorenzo Dalla Costa/Giacomo Conti – ARGENTO Eugenio Monti/Renzo Alverà

2 – INNSBRUCK 1976, SCI ALPINO, Slalom maschile
ORO Piero Gros – ARGENTO Gustav Thöni

3 – ALBERTVILLE 1992, SCI ALPINO, Combinata maschile
ORO Josef Polig – ARGENTO Gianfranco Martin

4 – LILLEHAMMER 1994, SLITTINO, Doppio Maschile
ORO Kurt Brugger/Wilfried Huber – ARGENTO Hansjörg Raffl/Norbert Huber

5 – SALT LAKE CITY 2002, SCI DI FONDO, 30 km femminile
ORO Gabriella Paruzzi – ARGENTO Stefania Belmondo

Pertanto il trionfo della combinata di Albertville è a tutti gli effetti uno dei momenti più alti di sempre per lo sport azzurro in una manifestazione a Cinque cerchi della neve e del ghiaccio. Polig e Martin non saranno stati mediatici e non avranno vinto tanto quanto Alberto Tomba e Deborah Compagnoni, ma sono riusciti a realizzare un’impresa che, per quanto inattesa e sorprendente, è stata più che legittima.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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