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Atletica
L’Italia è grande: Roberta Brunet, l’ultima grande mezzofondista azzurra
Paola Pigni negli anni ’70, Gabriella Dorio negli anni ’80 e… Roberta Brunet negli anni ’90: il trio delle grandi protagoniste del mezzofondo su pista dell’atletica italiana è formato da queste campionesse, l’ultima delle quali, in ordine cronologico, è nata ad Aosta il 20 maggio 1965 ed ha dettato legge a livello internazionale per poco meno di un decennio, l’ultimo dello scorso secolo.
A dire il vero Roberta Brunet il suo percorso lo ha iniziato negli anni ’80, esattamente nel 1983 con un settimo posto nel campionato Europeo juniores sulla distanza dei 1500 metri piani. Stessa distanza che la vedrà protagonista a livello assoluto nel campionato continentale 1986 a Stoccarda con il peggior tempo assoluto. Roberta Brunet non si perde d’animo e inizia la sua avventura con quello che sarà il tecnico dei suoi grandi successi, Oscar Barletta.
Roberta Brunet partecipa alla sua prima Olimpiade a Seul nel 1988 e, pur non qualificandosi per la finale, riesce a chiudere i 3000 con un buonissimo 8’53”04, secondo miglior tempo in carriera che fa da spartiacque per la seconda parte della sua vita sportiva caratterizzata da grandi exploit. La prima medaglia internazionale arriva il 29 agosto 1990 a Spalato, dove sono in programma gli Europei. Due giorni prima la mezzofondista valdostana aveva centrato la finale con il terzo posto in batteria alle spalle di Yelena Romanova e Lyubov Kremlyova.
In finale è la britannica Murray a prendere l’iniziativa e a staccare tutte le rivali. l’unica che resiste è la russa Romanova, mentre Roberta Brunet riesce a sopravanzare allo sprinta la russa Kremlyova per un bronzo che lancia l’azzurra nell’èlite del mezzofondo mondiale. Roberta Brunet continua a migliorarsi, ai Mondiali di Tokyo conclude i 3000 metri in 8’42”64, tre secondi meno rispetto a Spalato ma si deve accontentare del sesto posto, l’anno successivo conquista la sua prima finale olimpica a Barcellona ma, dopo una semifinale promettente (8’44”21), in finale la crisi e il decimo posto deludente.
Un risultato che sembra preludere ad un declino della carriera di Roberta Brunet che viene eliminata in batterie ai Mondiali di Parigi nel 1993 e non va oltre il decimo posto agli Europei di Helsinki nel 1994. Risultati che spingono la valdostana a rivedere le priorità e a mettere avanti la famiglia. Roberta Brunet si ferma per una stagione per dare alla luce la figlia Dominique ma la sua storia sportiva non finbisce qui, anzi deve scrivere ancora le pagine più importanti.
L’anno successivo ci sono le Olimpiadi di Atlanta, il “ciclone cinese” perde vigore per ovvi motivi (l’antidoping per fortuna funziona) e Roberta Brunet sembra vivere una seconda giovinezza. I metri da percorrere sono nel frattempo diventati 5.000 e l’azzurra arriva ai Giochi dopo un promettente 15’02”82 al “Golden Gala” di inizio giugno a Roma. Ad Atlanta la Brunet si aggiudica con un tranquillo 15’22”58 la sua batteria.
Il 28 luglio 1996 si disputa la finale a Cinque Cerchi che perde dopo poco una delle protagoniste annunciate, la campionessa del Mondo irlandese O’Sullivan, colpita da virus intestinale e costretta al ritiro. La kenyana Konga rompe gli indugi e attacca, trascinando con sè l’attesa primatista mondiale Wang. Le due vanno in fuga e a rincorrerle restano in cinque: oltre a Roberta Brunet anche la britannica Paula Radcliffe, la russa Romanova, l’altra keniana Rose Cheruiyot e la giapponese Michiko Shimizu. Prima dell’ultimo giro la Wang lascia sul posto la Konga e vola verso l’oro con il nuovo record olimpico (14’59″88, prima donna a scendere sotto i 15 minuti ai Giochi), mentre alle loro spalle Brunet riesce a resistere alla progressione della britannica Radcliffe e al suono della campana la distanzia andandosi a prendere un fantastico bronzo olimpico con il tempo di 15’07”52.
Nella stagione successiva Roberta Brunet non smette di stupire: vince l’oro ai Giochi del Mediterraneo di Bari facendo segnare il miglior tempo mondiale stagionale (15’00”69) con cui arriva tra le favorite ai Mondiali di Atene. La O’Sullivan fallisce l’ingresso in finale, le cinesi Liu Jianying e Wei Li non hanno la stessa classe di Wang e dunque Roberta Brunet può aspirare al massimo ma deve fare i conti con la portoghese Ribeiro e la britannica Radcliffe, oltre alla sorpresa rumena Szabo, che si era aggiudicata qualche tempo prima la gara di Coppa Europa battendo una Brunet non in perfette condizioni.
il 9 agosto 1997 si corre la Finale: ad alzare il ritmo dalle prime battute è Paula Radcliffe, con il chiaro intento di scremare il gruppo. La kenyana Cheromei dà il cambio alla britannica. Del gruppo di testa, a tre giri dalla fine, fanno parte Radcliffe, Brunet, Cheromei, Ribeiro, Szabo, Liu e Hickman. Le ultime due sono le prime a staccarsi sotto l’azione di Radcliffe ma il cambio di ritmo decisivo è quello della portoghese Ribeiro che si porta dietro solo Szabo e Brunet, mentre Radcliffe e Cheromei cedono. Il podio è già fatto ma sono da assegnare le medaglie. Ribeiro paga il cambio di passo sull’ultima curva quando viene affiancata e superata da Szabo che si invola verso l’oro, mentre Brunet, brava a conservare le energie per il rettilineo finale ma non dotata dello stesso spunto finale della rumena, riesce a scavalcare la portoghese e a chiudere seconda: la prima medaglia iridata è un argento per la valdostana. Szabo vince in 14’57”68, Brunet è argento in 14’58”29, Ribeiro bronzo in 14’58”85.
La carriera di Roberta Brunet si chiuderà tre anni dopo a Sydney con una eliminazione in batteria che non cambia nulla nella carriera della valdostana la cui successione nel mondo del mezzofondo azzurro è ancora vacante a 20 anni di distanza.
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