Nuoto
Martina Carraro, nuoto: “Poco corretto non aver fermato prima gli allenamenti. Sogno il podio olimpico”
Per essere competitivi le strade sono diverse, ma c’è un principio basilare: impegnarsi, lavorare e credere nelle proprie capacità. Martina Carraro l’ha fatto in un percorso di cambiamenti, trovando poi il suo equilibrio a Imola. Il sogno del bronzo mondiale realizzato a Gwangju nei 100 rana l’anno scorso e il tris di medaglie continentali nella vasca corta di Glasgow (argento nei 50 rana, oro nei 100 rana e bronzo nei 200 rana) è valso la riconferma ad alto livello. La ragazza ligure era pronta a lanciare la sfida, con un obiettivo chiaro: le Olimpiadi di Tokyo. Purtroppo la diffusione del Covid-19 ha portato, come è noto, al rinvio dei Giochi nel 2021 e a un calendario tutto da rivoluzionare. OA Sport ha avuto, quindi, il piacere di intervistare l’azzurra in un momento così particolare nel quale, come è stato annunciato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non sarà possibile per gli atleti (anche professionisti) potersi allenare fino al 13 aprile.
Martina, questo è un momento particolare per tutti: il coronavirus e gli effetti negativi nel nostro Paese e nel mondo. Quali sono le tue sensazioni?
“E’ una situazione difficile per tutti e, nel nostro caso, sono già due settimane che non nuotiamo. Inoltre, nell’ultimo decreto, vi è stato un ulteriore restringimento fino al 13 aprile e, se devo essere sincera, sarebbe stato giusto anche farlo prima. Precedentemente si sono create delle differenze tra atleti che si allenavano e atleti che non potevano e non penso sia stato molto corretto. La prendiamo come una vacanza in casa“.
Allo stato attuale delle cose si conoscono soltanto le date delle Olimpiadi nel 2021 (23 luglio-8 agosto), per il resto ci sono tanti punti interrogativi. Come si convive con l’idea di non avere obiettivi in questo momento, a eccezione dei Giochi?
“E’ molto strano, ma non si può fare altrimenti. Il rinvio delle Olimpiadi era inevitabile perché non c’erano le condizioni in termini di sicurezza e di preparazione. Ammetto che, in questo momento, mi manca moltissimo nuotare e svolgere la mia attività. E’ opportuno, però, ora affrontare i problemi che conosciamo con serenità, sempre tenendo conto che ci sono tante persone che sono in condizioni peggiori. Quel che ci viene chiesto di fare, quindi, è un nulla a confronto e la vedo in questa maniera anche per evitare che l’angoscia prenda il sopravvento“.
“E’ stato un percorso di crescita fatto di continui cambiamenti costruttivi. Io sono partita da Genova dove avevo fatto un grande base e mi approcciavo a quello che era il nuoto. Poi ho deciso di prendere un’altra strada, per avere qualcosa di più. Sono arrivata a Bologna dove c’erano atleti di alto livello che mi hanno dato le giuste motivazioni. I lavori di qualità sono notevolmente aumentati rispetto all’esperienza precedente e sono riuscita a trovare una dimensione diversa, su riscontri degni dal punto di vista internazionale. Poi l’ultima tappa decisiva, quando sono venuta a Imola due anni fa, dove ho trovato il contesto giusto per esprimere al meglio le mie qualità. Ho un allenatore (Cesare Casella, ndr.) adatto per un atleta maturo con il quale si può parlare e si può discutere. Con lavori specifici (più qualità che quantità) ho migliorato aspetti che in passato avevo trascurato“.
Parlando di qualità, qual è la medaglia a cui sei maggiormente affezionata?
“Indubbiamente il bronzo iridato a Gwangju (Corea del Sud) è un qualcosa che supera il resto dei podi che ho conquistato a livello internazionale. E’ stata un’emozione indescrivibile, neanche paragonabile a quella dell’oro continentale a Glasgow in vasca corta. Quel risultato nella rassegna iridata non era assolutamente atteso, visto che vi erano tantissime avversarie qualificate e il mio tempo di accredito non lasciava presagire la top-3. Non voglio peccare di presunzione, ma l’oro continentale a Glasgow invece sapevo che potevo centrarlo e, non sbagliando nulla, era alla mia portata. La medaglia mondiale ha un connotato diverso per quanto detto”.
Nella tua specialità la concorrenza interna non manca. Vengono in mente i nomi di Arianna Castiglioni e di Benedetta Pilato. Sei preoccupata o pensi solo a quel che è la tua preparazione?
“Non sono preoccupata dalla concorrenza. La più vicina è Arianna (Castiglioni, ndr.), mentre Benedetta (Pilato, ndr.) credo debba lavorare ancora un po’ per costruire un 100 rana solido. Comunque sia ci sono tante atlete da non sottovalutare in ambito nazionale, ma io la vivo con serenità: la migliore vince e se una di loro mi metterà la mano davanti, significa che si sono allenate meglio di me“.
Chiudiamo con le prospettive olimpiche: pensi a una medaglia ai Giochi?
“Non sarei onesta con me stessa se dicessi che alle Olimpiadi non spero di ottenere una medaglia come ai Mondiali, visto quanto è accaduto. I Giochi però sono una gara diversa da tutte le altre perché tutti vanno sempre più forte e c’è sempre l’atleta che non ti aspetti. Per questo il livello si alza incredibilmente ed è difficile fare delle previsioni. Indubbiamente, anche per questo rinvio, vi sarà maggior incertezza e vi potrebbero essere altre avversarie in lizza per il podio“.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: LaPresse