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Oltre Cinquecerchi
Mezzi pubblici e come andare a lavoro: misurazione febbre e posti alternati. Tante incognite sulla Fase 2
Ancora due settimane e sarà, finalmente, Fase 2. Lo ha di fatto anticipato il Premier Giuseppe Conte nel post pubblicato sul proprio profilo Facebook. Il Governo e la task force di esperti guidata da Vittorio Colao sono al lavoro da giorni per stilare un piano che consenta al Paese di ripartire in sicurezza e convivendo giocoforza con un nemico invisibile che non verrà sconfitto sino a quando non saranno trovati un vaccino o una cura affidabile e certificata.
Un problema di non poco conto è rappresentato dai mezzi di trasporto pubblico. Anche se verrà incentivato lo smart working, milioni di italiani dovranno tornare a lavorare in ufficio e non tutti potranno farlo in auto. Sappiamo che il trasporto pubblico, da sempre, presenta notevoli criticità nel Bel Paese, soprattutto negli orari di punta: treni, pullman e metropolitane risultato quasi sempre affollati e stracolmi di persone, spesso senza la minima distanza tra l’una e l’altra.
Uno scenario che appare impensabile nella Fase 2. Il Governo sta correndo ai ripari, cercando di individuare delle soluzioni credibili ed ottimali. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, è probabile che i mezzi pubblici saranno dotati di termoscanner davanti a cui bisognerà passare di fronte prima di salire per la misurazione della febbre. Inoltre si vocifera che i posti saranno contingentati: si potrà viaggiare soltanto seduti ed a posti alternati. Per far questo, ci chiediamo, servirà incrementare il numero di corse giornaliere di treni, tram, metropolitane e pullman: sarà realmente possibile farlo? Per ovviare a questo inconveniente, il Consiglio dei Ministri sta pensando di imporre alle aziende degli orari flessibili e dei turni ai propri dipendenti, facendo in modo che il flusso di pendolari sia costante nell’arco di una giornata, evitando dunque le ore di punta. Più facile a dirsi che a farsi…
Qualora le regole in oggetto entrassero effettivamente in vigore, è logico attendersi file chilometriche prima di salire sui trasporti pubblici: in tal caso il distanziamento sociale rischierebbe di venir meno (come peraltro già accade in altri contesti come supermercati o poste). Il Governo sta lavorando affinché anche in fila venga rispettata la distanza di un metro, predisponendo a riguardo dei contapersone o controllori che avranno il dovere di impedire il sovraffollamento. Un compito che si annuncia arduo.
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Foto: Lapresse