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MotoGP, i grandi perdenti: Randy Mamola, l’amatissimo eterno secondo

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Si può essere una leggenda del proprio sport pur essendo un “perdente”? Nel caso di Randy Mamola, sì. Lo statunitense è infatti l’unico pilota a essere stato inserito nella Hall of Fame della MotoGP pur senza aver vinto alcun titolo mondiale nell’arco della propria carriera. Andiamo a rivivere l’epopea di un centauro amatissimo dagli appassionati, che nonostante non sia laureato Campione del mondo, ha segnato con la sua figura il motomondiale degli anni ’80.

Randy Mamola viene al mondo a San Jose, in California, il 10 novembre del 1959. Inizia a farsi notare tra il 1977 e il 1978, quando si rivela tra i migliori piloti del campionato americano della 250cc, vincendo anche un titolo. Queste performance gli valgono la chiamata per il Transatlantic Trophy del 1979, una serie di gare che metteva a confronto i migliori centauri statunitensi contro quelli britannici a bordo di moto 750cc. Nessuno si aspetta grandi cose dal californiano, abituato a gareggiare con mezzi di cilindrata decisamente inferiore. Invece, Randy sorprende tutti, concludendo in seconda posizione la classifica generale alle spalle di Mike Baldwin e davanti a un certo Barry Sheene. Sempre in quel 1979, Mamola fa il suo esordio nel motomondiale 250cc a bordo di una Bimota, ottenendo due podi nelle prime tre gare. Tuttavia divergenze con il team portano al suo trasferimento alla squadra diretta da Serge Zago, il quale si trova ben presto ad avere bisogno di un pilota per la 500cc a causa dell’infortunio proprio di Baldwin. Nonostante l’esperienza nulla nella classe regina, il californiano ottiene due podi su cinque Gran Premi. I suoi risultati non passano inosservati, tanto che la Suzuki lo sceglie per sostituire Sheene nel proprio factory team per l’anno successivo.

Il 1980 è quindi la prima stagione di Mamola in una squadra di alto livello e lui risponde subito presente, tanto da rivelarsi l’unico in grado di contendere il Titolo al mitico Kenny Roberts, peraltro proprio idolo di gioventù di Randy. A fare la differenza è la prima parte di campionato, durante la quale il mitico alfiere della Yamaha inanella tre vittorie consecutive. Cionondimeno, nella seconda metà di annata, il più giovane californiano non gli si dimostra inferiore e, anzi, ottiene un numero di punti superiore rispetto al più esperto rivale, tenendo aperto il campionato sino all’ultima gara e imponendosi in due Gran Premi.

Nel 1981 Mamola parte a bomba, raccogliendo due successi e due secondi posti nelle prime cinque gare, risultati che lo pongono al comando della classifica iridata. Tuttavia, durante l’estate il compagno di marca Marco Lucchinelli incamera tre vittorie consecutive, scavalcando lo statunitense, che deve accontentarsi di raccogliere una serie di piazzamenti. Come l’anno precedente, il californiano tiene aperta la contesa sino alla competizione finale, dove però alla fine soccombe, concludendo la classifica iridata alla piazza d’onore per il secondo anno consecutivo. In ogni caso, Randy non è neppure ventiduenne e tutti gli addetti ai lavori sono convinti che l’appuntamento con il titolo sia solo rimandato.

Sennonché il 1982 è una stagione difficile, in cui Mamola fatica a ottenere risultati di rilievo, trovando la quadra del cerchio solo nella parte finale dell’anno, raccogliendo tre podi e una vittoria che sanno tanto di cliffhanger in vista del 1983. Durante quest’annata, però, la datata Suzuki RG500 non ha modo di competere con le più moderne Honda NS500 e Yamaha YZR500 che, in mano rispettivamente a Freddie Spencer e Kenny Roberts, dominano la stagione. Randy deve così accontentarsi della terza piazza in campionato, seppur distante anni luce dai due connazionali.

Il 1984 è l’anno della beffa più atroce perché, lasciata la Suzuki, Mamola inizia la stagione in ritardo, venendo contattato dalla Honda solo dopo un infortunio patito da Spencer. Randy fa così il suo esordio alla terza gara e, a bordo di una moto della Casa dell’ala dorata, conclude subito alla piazza d’onore. Conquista tre vittorie e dieci podi su undici gare, ma alfine in campionato è secondo per la terza volta, chiaramente penalizzato dal fatto di non aver potuto partecipare a tutti i Gran Premi. Chissà come sarebbe finita, se si fosse potuto presentare al via anche a Kyalami e a Misano…

Così il californiano affronta il 1985 avido di rivincita. L’annata però si rivela deludente, poiché non è in grado di reggere il confronto con il compagno di casa Spencer e con il campione del mondo in carica Lawson, i quali si giocano il titolo. Tuttavia, Mamola riesce a rendere memorabile quella stagione e tutta la sua carriera in pochi istanti. A Misano la sua ruota posteriore perde per un attimo aderenza e lui si trova sbalzato in avanti, prossimo a essere disarcionato dalla moto. Riesce, invece, miracolosamente a tenere una salda presa sul manubrio e a rimettersi, seppur per un attimo, in sella. Dopodiché, non potendo evitare l’uscita di pista, si sposta interamente sulla destra della sua Honda, tenendo aperto il gas nonostante entrambi i piedi stiano strusciando sul prato della via di fuga. Dopo questo miracoloso salvataggio, considerato uno dei più spettacolari nella storia del motomondiale, riesce a tornare in pista e concludere la gara sul podio!

Per il 1986 il californiano si trasferisce alla Yamaha, nel team gestito dal suo idolo Kenny Roberts. La stagione è buona, ma l’incostanza nei risultati gli impedisce di contrastare il compagno di marca Eddie Lawson, che invece domina in lungo e in largo. Randy però riesce comunque a far parlare di sé, realizzando uno “stoppie” (ovvero un’acrobazia che consiste nel sollevare la ruota posteriore della moto, rimanendo in equilibrio sulla ruota anteriore) poco prima di tagliare il traguardo in seconda posizione nel GP di Francia. La bravata fa impazzire gli appassionati, ma rende furioso proprio il team manager Kenny Roberts, che minaccia licenziare in tronco il suo pilota! Il californiano ritrova consistenza di rendimento nel 1987 e infatti si gioca il Mondiale proprio con Lawson e l’australiano della Honda Wayne Gardner, il quale alla fine avrà la meglio. Mamola è ancora secondo in campionato, per la quarta volta negli ultimi otto anni, nonostante concluda sul podio la bellezza di 12 gare su 15!

Proprio al termine del 1987, la carriera del californiano imbocca una precoce parabola discendente. Non viene riconfermato nel Team Roberts, in quanto gli viene preferito un certo Wayne Rainey. Di conseguenza si trasferisce alla Cagiva, dove però una cronica mancanza di fondi condiziona perennemente la competitività del mezzo meccanico.  In tre anni arriva un unico podio e, alla fine del 1990, Randy dice basta. Per il momento. Perché poi ci ripensa e nel 1992 torna con una Yamaha privata, conquistando l’ultimo podio di una carriera che termina alla conclusione di quell’annata.

Ancora oggi, Mamola detiene il record di Gran Premi vinti nel motomondiale (13) senza mai essersi laureato Campione del Mondo in alcuna classe, piazzandosi però quattro volte secondo in campionato. Per questa ragione, viene considerato il pilota più talentuoso di sempre a non essersi mai appropriato di un Iride. Lo testimonia il fatto di essere l’unico membro dell’Hall of Fame della MotoGP a non aver alcun titolo in bacheca. Peraltro, il suo carattere estroverso sia in sella che nel paddock gli ha permesso di entrare nel cuore dei tifosi. Infine, non va dimenticata la sua incessante attività di beneficienza, grazie alla quale è diventato un’icona del mondo a due ruote a tutto tondo. Insomma, gli sarà sempre mancato il guizzo iridato, ma Randy Mamola resta il “perdente” più amato di tutti i tempi.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: Rikita/Wikipedia

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