Tokyo 2021
Olimpiadi. Il poker d’oro e la grande paura dell’angelo dei tuffi: Greg Louganis
Quattro ori olimpici, cinque mondiali, un dominio assoluto e una macchia di sangue che rischiò di sporcare una carriera straordinaria. La storia sportiva di Greg Louganis, il più famoso interprete dei tuffi della storia prima del dominio cinese, è caratterizzata dalle grandi vittorie e da quel tuffo sbagliato nella qualificazione di Seul 1988 che poteva cambiare la vita sua e anche di qualche altro suo rivale o collaboratore.
Figlio di una coppia di adolescenti (padre samoano, madre di origine svedese), Greg Louganis fu adottato a 9 mesi da una famiglia di origine greca. Sin da bambino si dedica alla danza classica e alla ginnastica, che gli risulteranno particolarmente utili poi nei tuffi ma, oppresso dai nuovi genitori, ha grossi problemi di dislessia oltretutto non diagnosticati, con evidenti grosse difficoltà di apprendimento. Inizia a dedicarsi ai tuffi all’età di 10 anni e Il suo talento non tarda ad emergere. A 16 anni conquista la medaglia d’argento nella piattaforma da 10 metri alle Olimpiadi di Montreal 1976, finendo dietro solo al fuoriclasse italiano Klaus Dibiasi. Due anni dopo, nella stessa specialità, vince il suo primo titolo mondiale.
Il 1980 è l’anno delle Olimpiadi di Mosca. Dopo il ritiro di Dibiasi, gli esperti pronosticano la doppia vittoria di Louganis dalla piattaforma e dal trampolino, ma il boicottaggio statunitense gli impedisce di partecipare e giocarsi le sue chance di medaglia. Le aspettative vengono confermate due anni dopo, quando Louganis vince il doppio titolo mondiale nei tuffi dalla piattaforma da 10 m e dal trampolino da 3 m. Ai Giochi di Los Angeles 1984 arriva per lui l’atteso doppio titolo olimpico, sempre nelle stesse due specialità, e Greg Louganis diventa il primo uomo dopo 56 anni ad aggiudicarsi entrambi gli ori olimpici dei tuffi nella stessa edizione.
Nel marzo 1988 Greg Louganis è ancora il più forte tuffatore del mondo, forse il più grande di sempre. Della sua omosessualità ormai si sa quasi tutto quando a sei mesi dalla sua ultima Olimpiade si sottopone al test per l’Aids spinto dal fidanzato. Il test dà il responso peggiore che ci si possa attendere: positivo. L’allenatore Ron O’Brien lo rincuora e lo invita a mantenere il segreto: a Seul si vedrà il solito Louganis pubblico, il dio dei tuffi, mentre quello privato si imbottirà di farmaci e soffrirà in silenzio.
Arrivano i Giochi. Al trampolino nelle qualificazioni non è il miglior Louganis, al nono tuffo quasi si spacca la testa sbattendo contro la pedana in legno: inevitabile che il pensiero corra all’amico Shalibashvili, il sovietico morto cinque anni prima in un incidente analogo dalla piattaforma alle Universiadi di Edmonton. Greg sanguina, lascia una scia rossa sulla piscina, quasi nessuno conosce il suo segreto e per lui è un bene. Gli applicano 4 punti al viso, lo fa un medico senza guanti: sta rischiando di infettare avversari e collaboratori, è il momento peggiore di una vita che di momenti difficili ne ha avuti tanti soprattutto nell’infanzia. Louganis si fa forza e porta a casa il passaggio in finale che stravincerà il giorno dopo infliggendo oltre 20 punti al cinese Tan Liangde, già argento a Los Angeles.
Altro dramma, ma solo sportivo, alla piattaforma. Prima dell’ultimo tuffo il baby-fenomeno cinese Xiong Ni, appena 14 anni, precede Louganis di 3 punti e anche l’ultima esecuzione del cinese appare perfetta. Il sorpasso sembra impossibile ma per l’ultima esibizione della sua carriera c’è il ‘miglior Louganis’, forte e determinato, che sfodera il tuffo perfetto, supera Xiong Ni per 1.14 punti, praticamente niente, e vince il suo quarto oro olimpico. Poi scompare, per combattere la sua battaglia e dedicarsi al cinema, dove non raggiungerà mai il successo, e agli amati cani: solo nel 1995 racconterà in pubblico della sua malattia. Con sette anni di ritardo tante persone capiranno il rischio che hanno corso quel giorno a Seul e Louganis da lì in poi verrà, nell’immaginario comune, associato più alla malattia e a quel tuffo sbagliato che ai trionfi olimpici.
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