Atletica
Olimpiadi. Jim Thorpe: i trionfi olimpici e la vita tortuosa del mito pellerossa “Sentiero lucente”
“Perché l’atletica leggera? perché era qualcosa che potevo fare da solo, uno contro uno, io contro tutti gli altri”. A parlare così fu uno dei più grandi atleti di sempre, un vero mito negli Stati Uniti, Jim Thorpe, che a Stoccolma 1912 seppe vincere l’oro sia nel pentathlon, specialità composta da cinque gare, poi scomparsa nel tempo, sia nel più moderno decathlon che Thorpe affrontò in quella occasione per la prima e l’ultima volta in carriera, ottenendo un successo che lo fece entrare nella leggenda dello sport mondiale.
Pur non essendo il primo indiano d’America a partecipare alle Olimpiadi, nel 1904 il primo in assoluto fu Frank Pierce della tribù dei Seneca e quattro anni dopo Frank Mount Pleasant (Tuscalosa) e Tewanima (Hopi) conquistarono due sesti posti, “Sentiero Lucente“, al secolo Jim Thorpe irruppe sulla scena olimpica nel 1912 con tutta la sua potenza fisica per passare alla storia come uno degli atleti più forti della storia.
Nato il 28 maggio 1887 in una riserva indiana vicino alla città di Bellemont in quello che oggi è riconosciuto come lo stato di Oklahoma, di sangue misto con entrambi i genitori che avevano madri native americane e padri europei, di origine irlandese e francese, Thorpe fu cresciuto come un pellerossa, con il nome di Wa-Tho-Huck e si avvicinò durante l’adolescenza allo sport con doti spiccate di polivalenza: atletica, football americano, baseball, lacrosse.
Una adolescenza segnata da eventi traumatici, quella di Thorpe che perse un fratello, malato di poliomielite, quando aveva otto anni e poi perse la madre a 12 anni e il padre a 15. Lo sport, in tutte le sue espressioni, fu lo sfogo per uscire dalla disperazione. Nel 1911 Thorpe iniziò ad eccellere nell’atletica e partì una grande operazione pubblicitaria per favorire la sua partecipazione alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912 alle quali si qualificò vincendo i Trials del Pentathlon, prova consistente in salto in lungo, lancio del giavellotto, 200 m piani, lancio del disco e 1500 m.
La qualificazione gli valse anche l’ammissione alle gare olimpiche di salto in lungo, salto in alto e del decathlon di nuova introduzione. Nel frattempo, sempre nel 1911, fu in grado di segnare touchdown a ripetizione (uno dei quali dopo una corsa di 97 yards) per la squadra del Carlisle di football americano di cui faceva parte e contemporaneamente di vincere il torneo intercollegiale di ballo liscio, guadagnando ben 11 chiamate (le cosiddette varity letters) in altrettante discipline da college. Quello che si dice un atleta completo.
A Stoccolma nel suo primo giorno di gara, Thorpe stravinse la medaglia d’Oro nel Pentathlon con quattro vittorie e un terzo posto (giavellotto). Il giorno successivo si classificò al quarto posto nel Salto in Alto e quattro giorni dopo finì il Salto in Lungo al settimo posto.
L’ultima fatica era rappresentata dal Decathlon che nei programmi dell’epoca distribuiva i dieci eventi in tre giornate. Il 13 luglio, Sentiero Lucente ottenne il terzo tempo nei 100 metri (11″2), la terza misura nel salto in lungo (6.79) e il miglior lancio nel getto del peso (12.89). Il giorno successivo si impose nell’alto (1.87), ottenne il quarto tempo nei 400 metri (52″2), la terza misura nel disco (36.98) e il miglior tempo nei 110 hs (15″6). Il 15 luglio 1912, nell’ultima giornata del suo primo e unico Decathlon della carriera, Jim Thorpe concluse trionfalmente le sue fatiche saltando 3.25 nel salto con l’asta (terzo), ottenendo la quarta misura nel giavellotto (45.70) e chiudendo al primo posto i 1500 metri in 4’40″1.
Dopo questa vittoria lo zar di Russia, presente a Stoccolma, volle omaggiare Thorpe di un calice intarsiato di gioielli dal valore elevatissimo, mentre il Re di Svezia Gustavo V, per non essere da meno, gli regalò un suo busto in bronzo, sentendosi ringraziare con un amichevole “Grazie, signor Re” da Thorpe.
L’accoglienza, al ritorno in patria, fu quella di un eroe nazionale. A grande richiesta Thorpe sfilò per le vie di Broadway a New York e, durante quella festa, l’atleta indiano disse sorpreso “Ho sentito gente urlare il mio nome e non potevo credere che una persona potesse avere così tanti amici”.
La sorpresa negativa, però, era dietro l’angolo per l’indiano d’America che nel gennaio del 1913 fu squalificato dal comitato olimpico statunitense per aver percepito 25 dollari a settimana nel 1909 e nel 1910 per partecipare ad un campionato di lega minore di baseball in North Carolina. Un affronto per Thorpe a cui veniva così impedito di preparare i successivi Giochi Olimpici. “Ho fatto quello che facevano tutti i miei compagni di college usando nomi falsi – si scuserà, lanciando involontariamente accuse pesanti, Thorpe – ero un povero scolaro indiano e non sapevo di fare qualcosa di sbagliato”.
Il comitato olimpico, nonostante la sincerità, non lo scuserà indicandolo come esempio negativo e cancellando il suo nome da tutti gli annali, dall’elenco dei record e togliendogli gli ori olimpici. A quel punto Thorpe decise di entrare definitivamente nel mondo dello sport professionistico, rinunciando per sempre all’atletica. Giocò dal 1913 al 1919 nella major league di baseball, nei New York Giants, Cincinnati Reds e Boston Braves e poi fino al 1928 nella major league di football.
Durante la depressione dovette barcamenarsi con lavori anche umili e fu visto impugnare pala e piccone in un cantiere di Los Angeles. Proprio a Los Angeles, nel 1932, fu invitato dal vice-presidente dell’allora comitato olimpico, Charles Curtis, anche lui di origine indiana, che lo volle seduto a fianco a sé nella cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici e perfino Hollywood spalancò le porte a Jim Thorpe che lavorò nel cinema e a teatro, impersonificando spesso il capo indiano nei film o nelle rappresentazioni western.
Nel 1950 la Associated Press lo dichiarò più grande atleta americano della prima metà del secolo, tre anni dopo Thorpe morì poverissimo in seguito ad un arresto cardiaco a Lomita in California e fu sepolto a Mauch Chunk, un piccolo paesino della Pennsylvania che da allora accettò di cambiare il proprio nome in Jim Thorpe. Il 13 ottobre 1982 il Comitato Olimpico Internazionale riabilitò finalmente Thorpe, reinserendo il suo nome nell’elenco dei record e restituendo ai figli i due ori olimpici di Stoccolma 1912. “Sentiero lucente”, da allora, riposa in pace nella sua Jim Thorpe.
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