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Nuoto
Olimpiadi, la storia controversa di Kornelia Ender. Tra ori e doping di Stato
Tutto ha inizio nel piccolo laboratorio Prenzlauerberg a Berlino dove, su ordine diretto del presidente della Germania Est Erich Honecker, dal 1970 si inizia a produrre l’Oral Turinabol, un mix esplosivo di ormoni maschili e steroidi anabolizzanti androgenici che potenziavano i muscoli, miglioravano i riflessi, aumentavano la resistenza, eliminavano la fatica e, prodigio, cancellavano ogni reazione negativa alle analisi e ai test. Una pastiglia azzurra, azzurra come il fondo della piscina, che gli allenatori somministrano regolarmente alle nuotatrici della ex DDR prima degli allenamenti, spacciandolo per ricostituente carico di vitamine.
Centinaia, forse migliaia di volte deve averla ingoiata, quella pastiglia, la giovanissima Kornelia Ender, ragazza prodigio del nuoto tedesco dell’est, a tal punto da riuscire a vincere ben tre argenti, uno individuale e due in staffetta a Monaco 1972 all’età di soli 13 anni. Quella Kornelia Ender che, quattro anni dopo, diede vita ad una delle imprese più straordinarie della storia olimpica, conquistando due ori in 25 minuti. Ori drogati, è vero, ma mai disconosciuti dal CIO e dunque validi a tutti gli effetti.
Proprio a Monaco, nella vicina e odiata Germania Ovest, il direttivo DDR prese la consapevolezza di poter dare lustro alla propria nazione a livello mondiale attraverso il nuoto femminile, utilizzando quello che poi verrà definito dagli storici “Doping di Stato”. Kornelia Ender, la ragazzina dal caschetto biondo che fece innamorare tanti appassionati di nuoto, fu uno dei simboli di questa pratica ma, a differenza di tante ex compagne di squadra, protagoniste di una valanga di doppiette mondiale, europee e olimpiche, lei questa storia la può ancora raccontare, forte del fatto di aver assunto inconsapevolmente il terribile Oral Turinabol per un periodo limitato ai tre anni che precedettero i Giochi Olimpici di Montreal.
A Montreal 1976 Kornelia Ender, specialista dello stile libero e della farfalla, arrivò da super favorita in almeno tre specialità individuali. Dal 1973 la ragazzina di Plauen aveva collezionato la bellezza di 28 record mondiali, 8 titoli iridati, tra Belgrado 1973 e Calì 1975 e 4 europei a Vienna nel 1974 che le fruttarono per due anni consecutivi il titolo di atleta dell’anno in Germania Est. Non poteva fallire l’appuntamento olimpico e un po’ si stupì, Ender, di quanto le accadde pochi mesi prima dei Giochi Olimpici di Montreal, quando in poco tempo il suo peso corporeo crebbe di quasi 9 chili. Il tutto era la diretta conseguenza della massiccia assunzione di steroidi e anabolizzanti cui era costretta dai tecnici, ma a quel tempo lei, ragazzina di 17 anni, addebitò in modo un po’ naif tale crescita abnorme al solo allenamento dentro e fuori la piscina.
La valchiria apre i Giochi con una fantastica performance nella finale dei 100 stile libero: Konny nuota in 55.65, ennesimo record mondiale in questa distanza, e sul podio precede la connazionale Petra Priemer (56.49) e la solita Brigitha (56.69). Giovedì 22 luglio è un giorno destinato a rimanere impresso nella storia del nuoto: Kornelia Ender entra in finale con il miglior tempo del lotto nei 100 delfino ed eguaglia il proprio record mondiale (1.00.13), raccogliendo il secondo oro individuale della rassegna, dinanzi alla connazionale Andrea Pollack (1.00.98) e alla statunitense Wendy Boglioli (1.01.17). Appena 25 minuti più tardi Konny ritorna in acqua per la finale dei 200 stile libero: nelle batterie del mattino la più rapida era stata l’olandese Brigitha, ma, forte del record mondiale nuotato a giugno, Ender non si lascia impressionare, si invola già al passaggio ai 100 per chiudere in uno stratosferico 1.59.26, record mondiale e terzo oro individuale, il secondo in pochi minuti.
La rivale di sempre, Shirley Babashoff, è seconda in 2.01.11; il distacco tra la prima e la seconda classificata è di 1 secondo e 96 centesimi, il più ampio margine mai registrato nella storia olimpica in questa distanza. Non è finita perché nella staffetta mista le valchirie possono contare su un quartetto composto da Ulrike Richter, Hannelore Anke, Andrea Pollack e Kornelia Ender, in sostanza l’elite mondiale per ogni singolo stile. La finale non ha storia, le valchirie volano in 4.07.95, migliorando in un sol colpo il record mondiale, che apparteneva ad un altro quartetto DDR, di oltre sei secondi. Konny chiude l’Olimpiade con quattro ori e una medaglia d’argento, nella staffetta 4×100 stile libero, un record assoluto per quei tempi e impreziosito da altrettanti primati mondiali nelle quattro gare che le hanno fruttato la prima piazza sul podio.
Vinto tutto quello che si poteva vincere, Kornelia Ender, a soli 17 anni, decide di ritirarsi, ma il tributo da pagare al delirio di onnipotenza dello stato tedesco dell’est per la bionda campionessa non finisce qui. Su ordine del presidente, l’anno successivo ai Giochi Olimpici, viene combinato il matrimonio tra Ender e Roland Matthes, dominatore incontrastato del dorso ai Giochi di Messico 1968 e Monaco 1972 e autentico divo delle piscine con l’obiettivo di dare alla luce altri campioni di nuoto per un futuro destinato a interrompersi definitivamente nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino. Dall’unione dei due campioni, durata 4 anni, nascerà Franziska, per la quale non sboccerà mai la passione per il nuoto.
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