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Olimpiadi, Vitaly Scherbo: il ginnasta nella leggenda dei sei ori di Barcellona

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Vitaly Scherbo era un bambino grassottello di sette anni quando a Minsk, sua città natale, accompagnò sua madre a fare la spesa. Al ritorno la mamma, una ex ginnasta, entrò in una palestra per parlare con delle amiche e intanto sperava che suo figlio facesse un po’ di moto per dimagrire. Vitali, curiosando tra gli attrezzi, si appassionò al cavallo. Nacque così una delle leggende della ginnastica artistica moderna, capace di riscrivere la storia della specialità ai Giochi Olimpici di Barcellona nel 1992.

Tra i protagonisti dei successi del bielorusso il suo allenatore, Serguei Shinkar, che dovette combattere duramente soprattutto con la mamma di Scherbo che voleva sì che facesse ginnastica ma non che lo sport diventasse la ragione di vita del figlio, a tal punto da costringerlo a seguire una scuola di inglese durissima che non gli permetteva di svolgere l’attività sportiva. Shinkar, sicuro delle potenzialità di Scherbo, convinse la madre a riportarlo in palestra.

Nel 1990 le prime apparizioni con la nazionale sovietica, poi nel 1992 la qualificazione per Barcellona dove Scherbo non arrivò come grande favorito. La star, alla vigilia dell’Olimpiade catalana, era l’ucraino Igor Korobchinsky, campione europeo in carica che chiuse la qualificazione soltanto quinto fra gli atleti della CSI, la comunità di stati della ex Unione Sovietica, di cui faceva parte la Bielorussia di Scherbo. E proprio il fenomeno di Minsk, che aveva lasciato la moglie Irina il giorno dopo il matrimonio, per dedicarsi esclusivamente ad inseguire il sogno olimpico per sette mesi senza un attimo di tregua, iniziò la sua cavalcata favolosa guidando la squadra ex sovietica al successo nella gara per nazioni.

Scherbo dominò anche l’all around individuale e, nelle due giornate dedicate alle finali agli attrezzi, aggiunse al suo palmares altre quattro medaglie d’oro, alle parallele, con 9.90, battendo il favoritissimo cinese Li Jing, al volteggio con 9.856, al cavallo con maniglie, con 9.925 a pari merito con il coreano Pae Gil su e agli anelli, approfittando anche dell’assenza dell’infortunato Yuri Chechi, con 9.937. Le sei medaglie d’oro ne fecero l’atleta più vincente della storia nella ginnastica artistica, secondo, al momento, solo a Mark Spitz nel numero di ori vinti nella stessa edizione dei Giochi Olimpici dallo stesso atleta.

La popolarità di Scherbo, in particolare negli Stati Uniti, ebbe una vera e propria impennata nell’anno successivo ai Giochi Olimpici di Barcellona, quando il bielorusso fu protagonista di una tournee di spettacoli di ballo e ginnastica in coppia con la campionessa olimpica americana Shannon Miller. I guadagni di Scherbo, tra Olimpiadi e spettacoli, attirarono però l’attenzione morbosa dei malviventi bielorussi che presero di mira la sua abitazione, svaligiandola a più riprese ma Scherbo salvò almeno i sei ori di Barcellona nascondendoli nell’abitazione della madre. Si trasferì in fretta e furia negli Usa, Scherbo, dopo che alla moglie Irina arrivò la voce di un possibile sequestro della figlia Kristina, nata un anno dopo Barcellona.

Ma i problemi, per Scherbo, non erano finiti qui. Nel gennaio del 1996 la moglie Irina fu coinvolta in un pauroso incidente stradale con fratture multiple alle costole, al bacino e lesioni interne che le causarono uno stato di coma. I medici, all’indomani dell’incidente, dissero a Scherbo che le possibilità di sopravvivenza della moglie erano una su cento. Scherbo interruppe la preparazione per le Olimpiadi di Atlanta e visse giorno e notte per un mese all’ospedale a fianco della moglie Irina che, miracolosamente, si riprese e volle a tutti i costi che il marito fosse protagonista ad Atlanta.

Scherbo, rinfrancato dai miglioramenti di Irina, riprese ad allenarsi e tornò in forma a sufficienza per essere presente ai Giochi Olimpici di Atlanta dove non riuscì a ripetere gli exploit di quattro anni prima, commettendo alcuni errori grossolani che non gli impedirono comunque di conquistare tre medaglie di bronzo che, dirà dopo il suo ritiro, avvenuto nel 1997, hanno lo stesso valore degli ori di Barcellona.

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