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Pattinaggio Artistico
Pattinaggio di figura: l’indimenticabile bronzo di Fusar Poli-Margaglio a Salt Lake City 2002, tra brividi e polemiche
Pochi avvenimenti sono stati così controversi nel mondo del pattinaggio di figura come i XIX Giochi Olimpici Invernali andati in scena a Salt Lake City, negli Stati Uniti, dall’8 al 24 febbraio 2002. Una rassegna a cinque cerchi fortemente condizionata dallo scandalo avvenuto nella gara delle coppie d’artistico, con la combine conclamata della giudice francese Marie Reine La Gogne che, con il sistema di punteggio basato sui piazzamenti, aveva favorito i russi Elena Berezhnaya e Anton Sikarulidze rispetto ai canadesi Jamie Salé e David Pelletier (a cui verrà assegnato l’oro a pari merito successivamente), in un sostanziale voto di scambio, poi prontamente scoperto dal CIO, che garantiva alla Francia un favore nella danza, dove a vincere furono appunto i francesi Marina Anissina e Gwendal Peizerat, seguiti dai russi Irina Lobacheva-Ilia Averbukh e dai nostri Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio.
Proprio gli azzurri, osservati speciali in quanto Campioni Mondiali in carica, nonostante l’amarezza di un bronzo arrivato in una circostanza complessa, scrissero una pagina indelebile per la storia del pattinaggio italiano, conquistando la prima medaglia nella specialità, frutto di tre segmenti di gara eseguiti a tutta forza ma con un’energia nervosa crescente fino ad arrivare al libero, dove la troppa foga e l’eccessiva carica fecero cadere Maurizio Margaglio, mettendo addirittura a repentaglio il podio.
Andiamo con ordine. Guardando i dati ufficiali della gara, ancora disponibili negli archivi ISU, notiamo una classifica mai cambiata fin dalla prima prova, per alcuni correttamente, per altri un po’ meno, anche perché, specialmente nelle due danze obbligatorie, Barbara e Maurizio furono semplicemente insuperabili. Di una precisione disarmante nel Quickstep e di una profondità estrema da un punto di vista di fili nel blues. L’andazzo della gara, con o senza polemiche, fu chiaro. I francesi, fin dal primo giorno, si proiettarono senza particolari patemi verso l’oro olimpico.
Oltre alla nube di polemiche, gli azzurri dovettero inoltre fare i conti con la sfortuna e con il dispendio di energie nervose. Nel corso della danza originale, quell’anno improntata sul medley di musiche spagnole, una parte del costume di gara di Barbara troppo lungo finì sotto la sua lama, causando un piccolo inciampo ben mascherato durante uno slide movement e macchiando così un’ottima prestazione impreziosita da passaggi indimenticabili, come la bellissima sequenza di passi non in presa.
Il vero dramma arrivò con il segmento di gara più lungo, la free dance, interpretata sulle musiche de “I will survive” di Gloria Gaynor. In un’atmosfera infuocata, dopo poco più di 80 secondi dall’inizio della performance, nel mezzo di uno dei cavalli di battaglia della coppia, la sequenza in presa in diagonale, Maurizio cadde nettamente, interrompendo chiaramente il flow dell’elemento.
Proprio nei momenti di difficoltà i veri campioni vengono fuori. Dopo pochi secondi di comprensibile smarrimento infatti gli atleti di Paola Mezzadri e Roberto Pelizzola misero nuovamente il turbo, cavalcando il ritmo della musica forsennato e mandando in estasi il pubblico presente. Il vero momento da ricordare, a distanza di diciotto anni, è proprio quello post caduta, quella eccezionale forza di ricalibrare le energie mentali dando il massimo e difendendo una medaglia olimpica che non dimenticheremo mai.
IL QUICKSTEP DI FUSAR POLI/MARGAGLIO ALLE OLIMPIADI DI SALT LAKE
IL BLUES DI FUSAR POLI/MARGAGLIO ALLE OLIMPIADI DI SALT LAKE
LA DANZA ORIGINALE DI FUSAR POLI-MARGAGLIO ALLE OLIMPIADI DI SALT LAKE
LA DANZA LIBERA DI FUSAR POLI MARGAGLIO ALLE OLIMPIADI DI SALT LAKE
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Foto: LaPresse