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Rugby, i giovani piloni dell’Italia. Da Riccioni a Zilocchi, ecco il futuro azzurro in prima linea

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Il rugby italiano, come tutto lo sport, è fermo a causa dell’emergenza sanitaria e in questo momento la palla ovale non può che guardare al futuro. Un futuro incerto dopo un decennio difficile, dopo che gli azzurri non riescono a vincere una partita del Sei Nazioni dal lontano 2015, con un nuovo allenatore – Franco Smith – il cui lavoro si è dovuto interrompere bruscamente a fine febbraio per l’esplosione dell’epidemia. Il rugby italiano storicamente si è ancorato alla sua prima linea, ai piloni come Castrogiovanni, Lo Cicero, Perugini, ma quali sono i piloni del futuro?

I primi nomi sono quelli che già abbiamo imparato a conoscere negli ultimi 12 mesi. Come Marco Riccioni, classe ’97 della Benetton Treviso, un pilone destro che ama bruciare le tappe. Nato a Teramo, cresciuto nelle giovanili de L’Aquila, nel 2015 passa al Calvisano ad appena 18 anni. Dopo due anni, nonostante le polemiche sulla sua troppo giovane età da parte del presidente federale Gavazzi, arriva in Guinness Pro 14 con la Benetton Treviso. L’anno scorso, alla vigilia dei Mondiali in Giappone, l’esordio contro l’Irlanda e da allora ha già conquistato 10 caps. È il futuro, ma anche il presente dell’Italrugby.

Con Riccioni, anche lui classe ’97, c’è Giosué Zilocchi, pilone destro delle Zebre. Nato a Fiorenzuola, cresciuto nei Lyons Piacenza, ha frequentato l’Accademia federale prima di passare nel 2016 al Calvisano. Due anni dopo il passaggio alle Zebre in Guinness Pro 14. Ha esordito in nazionale nell’estate 2018, ha oggi 5 caps ed è un pilone che si fa notare sia in mischia chiusa, sia soprattutto in fase difensiva, con una capacità di placcaggio devastante.

Tra i giovanissimi già nel giro azzurro, infine, c’è Danilo Fischetti. Classe ’98, di Genzano in provincia di Roma, è cresciuto nella Capitolina, poi anche per lui il percorso è stato Accademia, Calvisano e Zebre. Nel giro azzurro alla vigilia dei Mondiali in Giappone, ha esordito però solo in questo Sei Nazioni contro il Galles, giocando in tutti e tre i match disputati. È un pilone molto tecnico, che al fisico possente unisce anche una buona intelligenza che lo rende duttile e imprevedibile.

Se questi sono il presente e il futuro dell’Italrugby, i giovanissimi da tenere d’occhio sono in particolare due. Il primo è Matteo Drudi, classe 2000 di Roma. Giocatore del Frascati, si è messo già in mostra con l’Italia Under 20, dimostrando ottime doti di placcaggio oltre a giocare benissimo in mischia chiusa. A fare coppia con lui in azzurro c’è, infine, il pilone destro Ion Neculai, originario della Moldavia, cresciuto sull’Isola d’Elba e in forze all’Union Prato. Classe ’01, dunque giovanissimo, Ion con i suoi 125 chilogrammi è devastante palla in mano.

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Foto: Ettore Griffoni – LPS

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