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Rugby, i giovani trequarti dell’Italia. Da Minozzi a Mori, ecco il futuro azzurro

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Nel rugby c’è chi suona il piano e chi lo sposta. Così dice un vecchio detto della palla ovale per spiegare la differenza tra gli uomini di mischia, quelli che spostano, e i trequarti, quelli che suonano. Sono quelli più appariscenti, quelli che anche chi mastica poco di rugby riesce a individuare e ad apprezzare, rispetto al lavoro più anonimo (ma non meno importante, anzi) degli avanti. Sono i Mirco Bergamasco, conosciuto anche da chi non segue il rugby, gli Andrea Masi, sono i Paolo Vaccari e i Marcello Cuttitta. E oggi? Quali sono i trequarti azzurri del futuro?

Partiamo dal presente. Oggi le certezze si chiamano Matteo Minozzi. 23 anni, di Padova, gioca estremo o ala (dove ultimamente dà il meglio in azzurro), e da questa stagione milita nella Premiership inglese con i Wasps. Fermato a lungo da infortunio, Minozzi è il giocatore più esplosivo, imprevedibile che si possa volere in azzurro oggi, ha una capacità di leggere il rugby moderno come pochi e su di lui si basa, e si deve basare, il futuro del rugby italiano d’élite. Con lui, in ottica Mondiali 2023, ci sono Michele Campagnaro e Mattia Bellini, senza dimenticare Luca Morisi, che potrebbe chiudere l’avventura in azzurro in Francia.

Poi ci sono i giovani. Il primo è sicuramente Marco Zanon, classe ’97, centro della Benetton Treviso e già pronto a vestire la maglia azzurra con regolarità. Con lui c’è Michelangelo Biondelli, classe ’98, apertura (ma ormai spostato costantemente a estremo) delle Zebre e che in questa prima stagione di Pro 14 ha convinto. Questi sono sicuramente i primi nomi che Franco Smith ha sul taccuino per il futuro prossimo dell’Italia nella linea arretrata.

Con loro non può mancare il fortissimo Federico Mori, classe 2000 di Cecina. Centro o ala, attualmente gioca nel Calvisano ma ha già tre presenze come permit player con le Zebre, oltre ad aver vestito la maglia dell’Italia juniores e dell’Italseven. Mori fa della velocità la sua arma migliore e non è un caso, visto che suo zio è quel Fabrizio Mori campione del mondo nei 400 ostacoli. Ma Federico ha anche un fisico importante e palla in mano può fare la differenza.

Classe 2000, di Rovigo, ecco un altro giovane talento dal cognome importante. Matteo Moscardi, nipote dell’ex capitano e tallonatore azzurro Alessandro, ha scelto un ruolo ben diverso da quello dello zio, ma in campo mette a stessa intelligenza tattica e fa dell’imprevedibilità la sua arma migliore. Spostandoci all’ala, invece, un altro classe 2000 già pronto al grande salto è Jacopo Trulla, di Vicenza, attualmente in forza al Calvisano, che sia in Top 12 sia con la nazionale under 20 ha mostrato le sue grandi doti di metaman.

Infine, un campione vero che giovane non è, essendo un classe ’94, ma che potrebbe fare la differenza in azzurro. Parliamo di Monty Ioane, ala della Benetton Treviso. Australiano, gioca in Italia dal novembre 2017 e, quindi, tra pochi mesi sarà eleggibile per l’Italia. Veloce, potente, con qualità tecniche uniche, Ioane è sicuramente un giocatore che Franco Smith non può non prendere in considerazione per il futuro prossimo.

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Foto: Roberto Bartomeoli – LPS

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