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Sara Madera, basket: “Convocazione in Nazionale emozione super. Lucca squadra molto compatta. A Chicca Macchi ho cercato di rubare segreti”

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Non ha ancora compiuto vent’anni, eppure di esperienze importanti ne ha già fatte tante. Sara Madera, tra le più importanti esponenti della nuova generazione azzurra, ha già raggiunto la Nazionale maggiore nello scorso novembre, ma vanta già una lunga esperienza in campo internazionale. E’ stata medaglia d’argento ai Mondiali Under 17 in Spagna, dov’è stata inserita nel miglior quintetto della manifestazione, poi con le Nazionali giovanili ha ottenuto tanti ottimi risultati fino alla vittoria degli ultimi Europei Under 20, con l’interruzione di una lunga egemonia di Russia, Francia e più ancora Spagna. L’abbiamo raggiunta per via telefonica nella sua Livorno, dove sta trascorrendo questo periodo non semplice.

L’intervista è stata realizzata prima che prendesse corpo la cancellazione di tutti gli Europei giovanili per il 2020.

A prescindere dal fatto che il campionato sia stato fermato definitivamente, a Lucca erano tutti d’accordo in questo senso. Nei comunicati diffusi anche su Facebook la posizione era sempre la stessa, in sintesi: “Sia sospeso il campionato”.

“Sì, già prima che nascesse tutta questa situazione avevamo sospeso la partita contro Torino, che doveva essere disputata in casa, ma per problemi non so di che natura quella partita non si è più disputata. Poi avevamo le due partite successive contro Reyer Venezia e San Martino di Lupari in trasferta. Dovevamo andare lì, dove già c’era il boom dei contagi e quindi per precauzione sia nostra che loro è stato deciso il rinvio. Da lì tutte le squadre di A1 si sono riallacciate al fatto che probabilmente era meglio sospendere il campionato, e così di fatto è stato perché venerdì è arrivato lo stop definitivo della Lega”.

Venezia che fra l’altro aveva avuto i suoi problemi in Eurolega contro Riga, come Schio con Sopron.

“Dovevano giocare entrambe in campo neutro e l’avversaria non si è presentata. Infatti poi anche tutte le coppe FIBA sono state sospese. Hanno rinviato anche le Olimpiadi, e presumo che anche gli Europei estivi a tutti i livelli giovanili saranno rinviati. Ancora non è uscita l’ufficialità perché dovrebbero decidere in questi giorni, ma secondo logica dovrebbero rinviare. E lo dovrebbero fare anche con le varie qualificazioni del 3×3. Vedremo come evolverà la situazione. Lucca, comunque, è stata una delle prime società a volere lo stop, ma non l’unica. Anche le altre, da quanto sentivo e vedevo, volevano fermare tutto”.

Il bilancio di stagione con Lucca, al netto dell’interruzione, come può essere?

“Arrivando da una realtà dove giocavo poco in A1, quest’anno ho avuto la possibilità anche di approcciarmi in maniera consistente, confrontarmi sul parquet con gente più esperta di me, anche se questa stagione molte società hanno avuto il “coraggio” di far giocare ragazze più giovani, e sono molto contenta, perché so il percorso che ho fatto e so cosa vuol dire andare in panchina e rimanerci per quaranta minuti. Naturalmente dipende anche dal contesto in cui sei. A Lucca abbiamo iniziato molto bene, nessuno si aspettava una partenza così buona, e la squadra era molto compatta. Dopo, però, ci sono stati gli infortuni che ci hanno condizionato non poco, anche perché avendo un roster “piccolo”, da 10 giocatrici senior e basta, quando ne togli due fai fatica anche ad allenarti. Sì, ci sono state anche le giovani, ma senza nulla togliere a loro, il livello si abbassa, ma questa è una considerazione generale. Poi avremmo dovuto giocare in questo periodo la Coppa Italia proprio qui, il weekend scorso, in casa nostra, quindi sarebbe stato uno stimolo in più, visto che le ultime partite non stavano andando benissimo, però è successo questo disastro del coronavirus e quindi è finita così. Dispiace per tutti, ma non ci si può far niente“.

Infortuni importanti, perché Silvia Pastrello prima e Alessandra Orsili poi si erano rotte il crociato.

“E poi Annalisa Vitari si era fatta male al ginocchio e quindi è stata ferma per un mese abbondante, ed eravamo in sette, io mi sono fatta male alla caviglia a dicembre e quindi sono stata anche io ferma una o due settimane. C’è stato un periodo in cui gli allenamenti venivano giocati in sei. Poi c’erano le giovani che si sono messe a disposizione e ci hanno dato una grossa mano, ma non era quello che era stato creato a inizio anno”.

Capitolo 3×3. La convocazione che poi non è stata perché ti sei fatta male com’è nata?

“Mi avevano convocata e dovevo andare a gennaio al primo raduno, solo che non riuscivo a giocare perché mi ero fatta male. Anche in società mi stavano centellinando per riuscire a giocare quei pochi minuti in partita perché eravamo davvero corte, ma è poi arrivata quella contro Vigarano in cui sono stata ferma perché proprio non ce la facevo, e quindi la convocazione è saltata. Nel raduno successivo c’è stata una scelta di “conoscenze”, nel senso che nel raduno a cui non sono andata non mi aveva visto, ha preferito altre e io ho continuato la mia stagione a Lucca. Mi è dispiaciuto non riuscirci ad andare per questo, perché quando vengo chiamata per la maglia azzurra è sempre una gioia immensa. Poter andare ma dall’altra parte non poterlo fare per infortunio mi è dispiaciuto davvero tanto. Poi è andata com’è andata, si accetta, il dispiace rimane ma si va avanti”.

Tu hai fatto tutto il gruppo delle giovanili con l’argento mondiale Under 17 e poi la vittoria agli Europei Under 20. Di tutto questo cosa ti rimane?

“È stata una grande emozione, ed è anche merito di tutte le compagne che hanno giocato con me. E’ stato bello finire un percorso con le ’99, perché il mio gruppo sono state loro, pur se ho giocato anche con le ’98 e con le mie pari età 2000. E’ stata una bella soddisfazione anche perché loro hanno concluso la loro esperienza giovanile con il gradino più alto del podio, quindi un’emozione bellissima, poi è arrivato anche il miglior quintetto e l’MVP, però è stato merito anche delle compagne e soprattutto dell’allenatore, perché non ero in un buonissimo momento. Venivo da una stagione in cui avevo giocato veramente poco, e invece mi confrontavo anche con compagne di squadra che avevano minuti nelle gambe, e addirittura le altre Nazionali avevano giocatrici di EuroCup, Eurolega, esperienze diverse. Non avevo nemmeno tante aspettative, pensavo solo a dare il massimo sia dal mio punto di vista che per aiutare la squadra, poi è arrivata la ciliegina sulla torta ed è stata una bella emozione. Ora mi dispiacerebbe quest’estate, se dovesse essere così, non disputare il mio ultimo Europeo giovanile. Magari spero la FIBA cambi le formule per un anno, inserisca un Europeo Under 21 al posto dell’Under 20. Con le pari età non siamo riuscite mai ad andare sul podio, almeno vorremmo provarci, per l’ultimo anno, come abbiamo fatto con le ’99. Non abbiamo niente da perdere e vorremmo dare il massimo”.

Sfortuna che non si limita solo quest’anno in questo senso, basti pensare ai Mondiali Under 17 del 2017 a Udine.

“Anche quando, nel 2018, mi sono fratturata il piede e non sono riuscita a fare l’Under 20 e nemmeno l’Under 18 (questo sempre a Udine) a livello di Europei. E lì mi è dispiaciuto tantissimo, e perciò anche per quello vorrei fare un ultimo anno giovanile con loro e cercare di dare il massimo”.

Per te è stata una particolare amarezza il fatto di non riuscire quasi a giocare lo scorso anno a Venezia.

“Sì, più che altro i primi anni avevo anche l’A2 a Pordenone, con cui potevo giocare, il settore giovanile, quindi con l’A1 andavo solo a fare gli allenamenti. Invece gli ultimi due anni, soprattutto il secondo, mi allenavo solamente con l’A1 e poi non toccavo campo. Ma penso sia abbastanza evidente, non c’è bisogno che io lo dica. Quindi sì, un po’ mi ha rattristato questa cosa, però poi sono contenta di aver fatto questa nuova esperienza a Lucca più che altro perché ho messo minuti sulle gambe. Potevo dare di più, sicuramente, però è un primo scalino che ho fatto, poi il prossimo anno può andare meglio o peggio, però cerco di ingranare. E stava succedendo, poi è tutto rimasto un po’ sospeso. Non vedo l’ora di tornare in campo!”

Di questo percorso tra Reyer, Pordenone e giovanili, i ricordi più nitidi e che ricordi con maggior piacere quali sono?

“Sicuramente il primo anno in A2 mi ha segnato veramente tanto, oltre che per i minuti a disposizione che ho avuto la fortuna di avere è stato il primo anno in cui mi confrontavo veramente con gente esperta, perché quando ero a Livorno era completamente un’altra realtà, dove giocavo con il mio settore giovanile ed ero anche più giovane. Quando sono andata lì e ho avuto la possibilità di giocare un campionato “grande” è stato molto bello e anche molto costruttivo. Poi mi rimane sicuramente impresso il ricordo degli scudetti Under 18, Under 20, il primo al primo anno e poi sempre con i gruppi ’99 e 2000 con lo scudetto conquistato nelle finali di Milano, penso sia la cornice di un quadro che costruisci durante la stagione”.

Ancora capitolo Nazionale. A novembre Andrea Capobianco ti fa debuttare con la maggiore.

Quando è uscita la convocazione non ci potevo credere. Avrò letto venti volte quella lista e ho detto “No! Ma non c’è il mio nome, hanno sbagliato!”. Stavo davanti al telefono ed era “Ok, aspetta, respiriamo un attimo”. Poi sono stata felicissima perché era la prima veramente importante, si stava preparando una qualificazione europea, quindi anche l’adrenalina e l’emozione erano alle stelle. Quando sono andata al raduno pensavo solo a dare il 110% e a prendere tutti i consigli che potevano darmi allenatore, staff e compagne, che hanno più esperienza cestistica di me. Quindi sono andata lì pensando solo a fare del mio meglio, poi è arrivata il giorno stesso la selezione nel gruppo delle 12 di quella sera contro la Repubblica Ceca, perché eravamo in 16, quindi quattro di noi sarebbero state fuori. Mi ha messo dentro e sono stata felicissima, anche perché essendo stata la partita in casa, è comunque un’atmosfera diversa con tutto il pubblico che fa il tifo per te. Poi quando mi ha chiamato sul cubo del cambio ho detto “Ok, è arrivato il mio momento”. Però ero abbastanza tranquilla perché non avevo niente da perdere, dovevo dare il massimo e mettere in atto quello che avevo imparato nei giorni del raduno. Quindi sono entrata in campo e ho fatto quello che mi sentivo di fare per aiutare la squadra, niente di più“.

C’è una di loro in particolare che ti ha aiutato a stare tranquilla, sciogliere la tensione?

“Tutte sono state delle persone super, nessuna mi ha trattato male, esclusa. Fare un nome sarebbe togliere del merito a tutte le altre. Tutte loro 15 mi hanno aiutato dentro e fuori dal campo, anche per farmi capire le regole che ci sono in un ambiente senior, come comportarsi in determinate situazioni, quando ero in difficoltà, non capivo una cosa, o per avere un consiglio, nessuna aveva problemi a venire da me e darmelo. Poi in Danimarca non ci sono andata, c’è stato un altro giorno di raduno e poi sono state tagliate altre quattro, eravamo sempre in 16 e io sono rimasta fuori perché ci sono state altre scelte e ho visto la partita in streaming sul canale YouTube della FIBA”.

A livello di allenatori quali sono quelli che ti hanno trasmesso di più?

“Premessa: ancora non ne ho avuti molti. A Livorno Luca Castiglione è stato il mio mentore di tutto, sia dentro che fuori dal campo, mi ha insegnato molto. Poi quando sono arrivata alla Reyer a livello giovanile mi ha allenato Andrea Da Preda, e in A2 con Andrea Codato, che sono i due allenatori che mi hanno seguito a livello giovanile. Poi in A1 Andrea Liberalotto, ho sempre avuto lui nei quattro anni a Venezia, e in Nazionale Andrea Capobianco con la maggiore, con le giovanili Sandro Orlando con cui abbiamo vinto l’oro l’ultimo anno, e Giovanni Lucchesi in quelli precedenti, con l’argento ai Mondiali, il bronzo agli Europei. E poi qui a Lucca Francesco Iurlaro, che ha messo un mattoncino nella mia crescita come tutti gli altri”.

Lucchesi che poi è l’uomo che lì ha creato veramente tanto. Quale stimolo ti ha dato lui?

“Io mi ci sono trovata molto bene, ci ha seguito dall’Under 16 fino a due anni fa, quindi ha fatto tutto il percorso giovanile con noi, ci conosce molto bene come noi conosciamo lui e mi ci sono trovata bene”.

Quando c’è stato il problema del virus, come l’avete presa e com’è stato allenarsi senza un orizzonte chiaro?

“All’inizio, quando la società ci ha detto che il campionato probabilmente sarebbe finito, inizialmente ci siamo allenate a casa, in maniera più sostanziosa perché dicevamo “magari tra due settimane riprendiamo ad allenarci perché si giocherà a porte chiuse”, ancora non si sapeva molto. Avevi all’inizio un obiettivo, se inizi dopo due settimane devi essere pronta. A dire il vero io non ho problemi a lavorare a casa, con tutte le bottiglie d’acqua come pesi, un tappetino, un asciugamano sotto gli avambracci per far tenute e tutte queste cose. Quando ci hanno detto che non ci si poteva più allenare fuori mi sono sempre allenata a casa. Per dire, adesso mi sono appena finita di allenare qui a casa con un po’ di musica, un’oretta e mezza al giorno per svagare un po’ con la testa, perché sono convinta che se mi fermo poi non riprendo più. Ed è ancora più difficoltoso. Il vero obiettivo c’è ed è tenersi in forma, se non è per quest’estate, è per agosto-settembre, un’oretta e mezza non fa mai male. Toglie il medico di torno. Come la mela! (ride) Quando eravamo a Lucca mi allenavo con le mie coinquiline a casa, le due che poi si sono fatte male facevano i loro esercizi di riabilitazione, io e Annalisa invece facevamo le cose normali, tenute, squat, esercizi per le braccia, tutto quello che riuscivamo a fare a casa”.

Tu sei a Lucca in prestito da Venezia. Come potrebbe evolvere la situazione?

“Bella domanda. Neanch’io so rispondere. Alla fine di quest’anno avremmo dovuto valutare cos’era meglio fare, solo che poi è finito tutto così, non ho parlato con nessuno e quindi non so niente del mio futuro”.

Per quanto riguarda gli Europei giovanili, è più probabile che ci sia un rinvio a data da destinarsi o si sa già l’esistenza di possibili piani alternativi?

“La mia era più che altro una deduzione. Visto che sono state rinviate le Olimpiadi, presumo che rinviino gli eventi un po’ più piccoli come i Mondiali ed Europei junior, anche perché questo virus sta girando in tutti il mondo, per cui sarebbe un azzardo fare competizioni all’estero in luoghi dove il virus gira ancora ed è ancora combattuto. Secondo me ricominceranno prima le competizioni nazionali e poi le internazionali, ma finché non c’è nulla di ufficiale dall’alto non si può dire nulla. Io spero, come avevo detto, che ci sia solo un rinvio o che la FIBA possa cambiare le annate per far disputare le manifestazioni di quest’anno nel prossimo, quindi, per dire, non essere più un Europeo Under 20, ma farlo diventare Under 21 e quindi disputarlo il prossimo anno. Però questo ancora non si sa, è solo una mia idea. Poi finché la FIBA non decide e non lascia indicazioni si può solo ipotizzare, sperare come sarà. Più che altro non solo noi 2000 perderemmo l’ultimo anno di giovanili, ma lo perderebbero anche le Under 15-16 che dovrebbero approcciarsi alle Nazionalijunior e non disputerebbero quelle manifestazioni. Queste giocatrici però hanno altre possibilità di fare giovanili negli anni successivi, per noi sarebbe l’ultimo. Poi magari decidono che è un anno “buco”, che nessuno fa niente e che finisce così. Lo scopriremo solo vivendo”.

C’è stato qualche modello di giocatrice cui ti sei ispirata, o che hai visto quasi con l’occhio dell’idolo nella tua crescita?

“Sicuramente l’anno scorso, anche se non ho giocato molto alla Reyer, ci sono state molte persone che mi hanno ispirato, dalla stessa Chicca Macchi arrivata lo scorso anno, l’ammiro tantissimo e penso non solo io, ho cercato di carpire tutti i consigli, piccoli segreti. E poi naturalmente le straniere. Essendo una lunga, molte squadre hanno straniere lunghe, quindi anche allenandoti contro di loro, giocandoci insieme, ti insegnano tantissimo anche nelle piccole cose, anche quest’anno venivano da me le straniere per consigli oppure dire “guarda, secondo me dovresti far così in questo caso”. Un po’ tutte le giocatrici più esperte, insomma”.

Hai giocato anche con Jolene Anderson, una giocatrice pazzesca.

Lei ti trasmette tranquillità, ma è anche molto simpatica, solare. E ha un’esperienza stratosferica, quindi quando trova la partita giusta ti può fare anche otto triple consecutive e non te ne accorgi, con una facilità pazzesca. Ti giri e dici: “Ah! Mi sono persa qualcosa?”. Lei è di quelle che ti può fare solo tre punti, ma sono quelli fondamentali. Distribuisce assist, fa palleggio arresto e tiro, è una giocatrice completa che in una squadra fa molto, anche come tranquillità. E poi non si arrabbia mai più del dovuto”.

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Credit: Ciamillo

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