Pallavolo
Simone Anzani, volley: “I play-off sarebbero stati falsati. Tagli stipendi siano equi. Italia con ambizioni alle Olimpiadi”
La stagione del volley si è conclusa in anticipo a causa dell’emergenza sanitaria, le ultime partite sono andate in scena a inizio marzo e poi è arrivato lo stop che ha impedito l’attività sportiva. Non si tornerà più in campo almeno fino all’inizio della prossima annata agonistica. Simone Anzani, 28enne centrale di Civitanova, si era messo particolarmente in luce tra le fila dei Campioni d’Italia, d’Europa e del Mondo fornendo una serie di prestazioni rilevanti. Pilastro della Nazionale, solidissimo a muro e molto stimato all’interno dello spogliatoio, ci ha raccontato questo particolare momento e ha dato uno sguardo al prossimo futuro.
Come stai trascorrendo questa quarantena? Riesci ad allenarti un po’ a casa?
“Sono a Civitanova con la mia compagna. Abbiamo giocato l’ultima partita domenica 8 marzo contro Trento a porte chiuse (vittoria al tie-break in rimonta, ndr), ci siamo allenati i giorni successivi ma poi l’attività è stata sospesa: praticamente è un mese e mezzo che non tocchiamo palla, è davvero troppo. Qui a casa ho recuperato un po’ di materiale da sala pesi, manubri, corda, elastico e si cerca di adattarsi: ho fatto una scheda col preparatore, è più un mantenimento fisico che una sorta di allenamento. Diciamo che si cerca di non diventare grassi, sai a furia di cucinare…”.
Sei diventato anche tu un “masterchef” come tanti italiani?
“Mi sono dato alle pizze. Adesso sto provando una ricetta con lievitazione a 24 ore, prima preparavo l’impasto verso mezzogiorno per la sera ma ora tento questa tecnica: mi hanno detto che viene più buona, vediamo. Tornando agli allenamenti, ogni tanto riesco ad andare in garage a fare un po’ di battimuro ma è sempre difficile trovare spazio”.
È da poco arrivata la notizia della cancellazione della fase finale della Champions League, il trofeo non verrà assegnato proprio come lo scudetto. Un peccato perché Civitanova era la grande favorita della vigilia.
“Questa stagione ce la ricorderemo per tutta la nostra vita. In qualsiasi ambito, non solo sportivo. Ho sentito persone che hanno passato il periodo della guerra ed è quasi simile a quello. A livello sportivo ci saranno sempre dei vuoti, ci saranno delle X su scudetti e su Champions League. Ci fa male perché l’anno scorso si è costruito un percorso, alcuni miei compagni avevano vinto tanto e c’erano le possibilità per arrivare fino in fondo anche questa volta. Eravamo tra i favoriti, quelli che in questo momento dovevano essere battuti. Ci dispiace perché si era creato un gruppo di persone e di uomini che remavano nella stessa direzione, l’atmosfera era bellissima, le sensazioni erano stupende quando entravi in campo la domenica. Speriamo di rifarci l’anno prossimo”.
Secondo te è stato corretto interrompere la stagione e non tenere aperta nemmeno la possibilità di giocare i playoff scudetto in estate?
“Difficile pensare a una post-season. Ne parlavo con i miei compagni: fino a 10 giorni fa eravamo tutti presenti qui a Civitanova, anche le altre squadre erano riunite. Io avrei voluto andare avanti ma, pensandoci bene, sarebbero stati dei playoff falsati perché non si sarebbe giocato davanti al proprio pubblico e in palazzetti avversari che sono davvero pazzeschi come Perugia, Modena, Trento. Giocare una gara-5 di finale davanti a 5000 persone è un’emozione particolare e fa la differenza in certe partite. A livello di senso civico dico che non dovevamo continuare, dal punto di vista sportivo sarebbe stato bello giocare e sarebbe stato un segno nei confronti delle società, degli sponsor ma, come ho detto, non sarebbe stata la stessa cosa”.
Per la prima volta dopo decenni non ci sarà un’estate riservata alle Nazionali: Olimpiadi rinviate all’anno prossimo, quasi sicuramente verrà cancellata la Nations League (e comunque l’Italia non vi parteciperà). Si perderanno un po’ gli automatismi in casa Italia?
“La cancellazione dell’estate azzurra è stata una bella botta. Noi a Bari avevamo conquistato la qualificazione alle Olimpiadi e le aspettavamo da un anno, aspettavamo di andare a Tokyo per giocarci la manifestazione più importante in assoluto. Abbiamo fatto tutto il percorso col club per arrivare al meglio ai Giochi ma non ci sono le condizioni per fare queste Olimpiadi ed è stato giusto rinviarle. Per quanto riguarda gli automatismi sicuramente con un anno si perdono un po’ ma l’anno prossimo si ritroveranno, ci sarà tempo.
La Nations League negli ultimi anni è stata un po’ no-sense, è stata pensata per costruire degli eventi: giri come una trottola per cinque settimane cambiando fusi e Continenti, forse l’anno prossimo servirà per costruire la squadra che andrà a Tokyo, sarà l’annata giusta per darle un po’ di valore”.
Quali saranno le ambizioni dell’Italia alle Olimpiadi? Tu potresti essere uno dei centrali titolari.
“Ogni volta che l’Italia scende in campo, in qualsiasi sport, deve avere l’ambizione di arrivare in fondo: deve avere l’ambizione di conquistare i trofei. Le possibilità ci sono, ci sarà un altro anno di lavoro: i giocatori lavoreranno con il proprio club, i giovani cresceranno (Lavia e Russo, ad esempio, avranno un futuro importante, avranno un bagaglio tecnico e di esperienze maggiore). Spero di essere nei 12 perché è un sogno che coltivo da quattro anni, avevamo conquistato la qualificazione per Rio ma poi non ci sono andato, ora aspettiamo un altro anno: è il mio sogno nel cassetto, lavorerò sodo per arrivarci. Ho 28 anni, non sono vecchio, non sono giovane: non so se sarà l’ultima chance per andare alle Olimpiadi, ma è quella più vicina”.
Il tuo rendimento con il club è molto elevato ma in Nazionale sembri ancora più performante. È soltanto una sensazione?
“Gioco meglio in Nazionale o nel club? Mah, non saprei dirti. In Nazionale sei sempre in bilico, deve sempre tenerti stretto il posto, devi sempre avere lo stimolo per convincere l’allenatore a tenerti: in Nazionale ci vanno i migliori. Dipende tanto anche dai meccanismi di squadra, ad esempio a Perugia venivo molto servito: dipende dagli equilibri che si creano”.
Tema stipendi. Si sta parlando di operare una riduzione degli ingaggi ai giocatori visto che la stagione non si è conclusa regolarmente e che la crisi economica ha colpito tutte le squadre. Cosa ne pensi?
“È un tema che dobbiamo affrontare perché società, Leghe, Federazioni hanno avuto una grossa botta visto che si sono interrotte le manifestazioni e sono state rinviate le Olimpiadi. Si sono persi soldi e non dobbiamo nasconderci. Bisogna trovare un accordo che sia equo per gli atleti e per le società, non bisogna pensare che ci rimettano solo i giocatori e sono fiducioso che si possa arrivare a un accordo equo. Spero che si possa riprendere il cammino intrapreso perché la pallavolo ha avuto una crescita importante in questi 3-4 anni.
Il livello di questo campionato è aumentato a livello esponenziale: sono arrivati Leal, Anderson, Leon e stiamo parlando di un campionato di altissimo livello che è seguito in tutto il mondo. Speriamo di uscire più forti di prima da questo momento e di riportare la pallavolo ai livelli pre-pandemia. Non ho ancora parlato di soldi con Giulianelli (il Presidente di Civitanova, ndr) perché non lo trovo corretto e giusto nei confronti di un’azienda chiusa da due mesi (la Lube Cucine, ndr). Quando riaprirà ne parleremo: mi metto nei loro panni e di quelli dei dipendenti che sono a casa”.
Questa era la tua prima stagione a Civitanova dopo essere passato a Perugia vincendo uno scudetto e a Modena. Quali sono le differenze tra queste esperienze?
“Sono state tre stagioni differenti. Due posso anche equipararle perché la stagione a Perugia e quella appena conclusa sono stati anni quasi perfetti: a Perugia arrivavo in punta di piedi dopo un’annata così così a Verona, non avevo tante aspettative di giocare, mi ero messo in gioco in una squadra forte e devo ringraziare Lorenzo Bernardi che ha creduto in me, abbiamo vinto lo scudetto.
Quest’anno è stato simile: sono arrivato in una squadra che aveva vinto scudetto e Champions League, non era facile inserirsi in un gruppo vincente, sono stato bravo a riuscire a entrare negli affetti dei miei compagni e nel sistema di gioco, siamo riusciti ad arrivare alla conquista del Mondiale per Club ed è stato bello vincerlo alla mia prima partecipazione. La Coppa Italia sarà un ricordo che porterò sempre con me: il 22 febbraio è scoppiata la bomba del Coronavirus in Italia e avevamo paura che non ci facessero giocare, il 23 abbiamo vinto e il 24 era il mio compleanno, sarà un trofeo importante che porterò sempre con me.
A Modena l’avventura era iniziata bene con la vittoria della Supercoppa, poi è terminata un po’ così così. Ho imparato comunque tanto: il non arrendersi mai e cercare di imparare dalle situazioni difficili, poi ho avuto l’opportunità di rifarmi in Nazionale e ho riscoperto degli stimoli per rialzarmi, il tutto è stato coronato dal torneo di Bari e dalla qualificazione alle Olimpiadi”.
Il prossimo 4 maggio si potrebbe tornare ad allenarsi in palestra. Come pensi che sarà?
“Non so come sarà ritornare in palestra. Lo si farebbe per non stare fermi tutta l’estate. Saranno allenamenti a ranghi ridotti, io spero che si possa fare: mi sento come un leone in gabbia, noi siamo fatti di adrenalina e di competizione, mi manca quella parte dello sport, anche il sudore e il faticare per raggiungere degli obiettivi. Spero che ci possa essere la possibilità di allenarsi, mi manca quello che faccio, il mio lavoro. Sarà una situazione strana perché non hai un obiettivo a breve termine, sarebbero degli allenamenti per mantenersi e non finalizzati a qualcosa di specifico”.
Quali sono i giocatori più forti con cui hai giocato?
“Faccio i nomi di due miei compagni di squadra. Bruninho è un atleta a tutto tondo: è un giocatore che riesce a mettere il suo carattere, la sua voglia di vincere, la resilienza, la voglia di essere sempre al servizio della squadra. Riesce a trasmetterti queste sue caratteristiche in ogni momento in cui sei in palestra: io da lui e glielo ho detto di persona, ho imparato tanto. Nella sua mente il lavoro è alla base di tutto: mi ricorderò sempre che, quando giocava male una partita, il giorno dopo era il primo a presentarsi in palestra perché diceva che non doveva fare ricapitare quello che era successo. Sono cose che ti porti dentro e cercherò di emularlo perché è un esempio per tutti: mancherà a tutti l’anno prossimo perché è un uomo squadra, è un giocatore fortissimo. Arriverà Luciano De Cecco: ci ho già giocato a Perugia ed è di altissimo livello.
L’altro è Osmany Juantorena perché ha la capacità di accelerare e di vincere, ha un talento cristallino, puro. Tra gli avversari ricorderò sempre Dmitriy Muserskiy (il centrale della Russia che può giocare anche da opposto, ndr): ha doti fisiche uniche e incredibili oltre che una tecnica eccezionale, fai fatica a giocarci contro”.
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Foto LPS/Valeria Lippera