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Precisione
Tiro a volo, Silvana Stanco: “Non facile digerire l’esclusione di Rio 2016. Tokyo 2021 vorrei che sia speciale”
Nel fucile, nella testa e nelle parole di Silvana Stanco si percepisce l’arrivo di una grande maturità. La tiratrice di trap delle Fiamme Gialle sembra pronta come non mai a compiere il salto di qualità decisivo di una carriera in questo momento in stand-by, ma che “ha voglia di ripartire” verso nuovi grandi traguardi.
L’obiettivo è ottenere l’ufficialità di una meritata convocazione a Tokyo nel 2021, non dimenticando quell’esclusione di Rio 2016 che però l’ha aiutata ulteriormente a crescere e a ritrovarsi, innalzandone il valore. Nell’intervista di seguito un “energico concentrato” della ragazza azzurra.
Silvana, la prima è una domanda di rito in questo periodo: come stai trascorrendo il tuo tempo?
“Sono abbastanza tranquilla, mi sto allenando a casa e va bene così. Mi dedico alla preparazione fisica cercando di cogliere, se possibile, l’aspetto positivo di questa quarantena: in realtà è come se avessimo prolungato il consueto periodo invernale, dove noi di solito spariamo poco dedicandoci ad altre aree dell’allenamento; anziché farlo in palestra lo faccio nell’ambiente domestico. Da ottobre a fine gennaio, quando la situazione era ancora in uno stato di normalità, ho sparato comunque solo tre volte all’interno di un campo da tiro vero e proprio”.
Come hai preso la notizia invece del rinvio delle Olimpiadi, visto che sarebbe potuta essere le tua prima avventura a Cinque Cerchi se la convocazione nella squadra di trap femminile fosse stata confermata?
“I nomi non erano ancora stati ufficializzati, ma tutte noi eravamo in ogni caso pronte a iniziare la preparazione verso le Olimpiadi. Trovo la decisione del rinvio giusta e personalmente l’ho metabolizzata anche bene: secondo me, per gli sport del tiro, non cambierà tantissimo. Per altri sport e atleti sarà sicuramente più difficile e pesante. Io, personalmente, spero di andare avanti a lungo nel tiro a volo (27 anni l’età dell’azzurra, ndr)“.
Parliamo invece del tuo percorso: credi che dal 2018, momento in cui hai vinto il bronzo iridato e hai ottenuto il pass per l’Italia nel trap, ci sia stata una crescita o anche in precedenza si potevano trovare tracce precise della tua ascesa?
“La crescita secondo si era già vista prima. Nel 2015 avevo già conquistato un carta olimpica, ma a Rio 2016 poi non sono andata io: mi ha fatto male ma un po’ me l’aspettavo, anche perché Jessica Rossi era campionessa olimpica in carica”.
Questo ti ha dato ancor più forza nella ripartenza di un nuovo ciclo olimpico?
“Sicuramente! Avevo lavorato tantissimo per arrivare a Rio e questo mi ha dato rammarico: all’inizio non è stato facile, sono stata male e facevo un po’ fatica, poi però mi sono detta che se ce l’avevo fatta una volta a ottenere un pass ce l’avrei potuta fare di nuovo e infatti quando siamo arrivati all’appuntamento coi Mondiali 2018 ho tenuto duro sino alla fine per arrivare all’obiettivo. E’ un percorso che mi ha fatto crescere, in questo senso”.
Hai parlato di Jessica Rossi: che rapporto hai con lei?
“Abbiamo un ottimo rapporto. Lei ha molta più esperienza di me, è un riferimento. Se ho dei dubbi le chiedo sempre qualcosa: è molto più formata e ha un vissuto superiore. Quando feci la prima trasferta con gli junior, lei già sparava con i senior: ci conosciamo da quasi dieci anni”.
Il trap nel programma di Tokyo vivrà anche sulla gara di Mixed Team: l’Italia al momento non è sicura di parteciparvi perchè non vi sono qualificati a livello maschile, ma com’è sparare in quello che a tutti gli effetti è un concorso a squadre diventato parte integrante del circuito internazionale, in uno sport che rimane individuale?
“C’è grande differenza fra il contest individuale e il Mixed Team. Non è facile, perché oltre al tuo percorso devi pensare a quello di un’altra persona: se non hai la concentrazione giusta ti vengono a pesare anche gli “zero” del partner e diventa un po’ come sparare 50 piattelli in una serie. Ci sono situazioni di doppia tensione, ma anche di grande forza. E’ una bella esperienza condividere queste emozioni”.
Diventa quindi importante cercare di sparare sempre con lo stesso partner per trovare anche, nei limiti del possibile, un affiatamento di coppia?
“Sparare sempre con la stessa persona, secondo me, è meglio. Ci si può conoscere meglio e capire come gestire le varie fasi di gara. Non dimentichiamoci che la gara di Mixed Team, in fondo, è nata da pochissimo quindi richiede ancora uno studio sotto vari aspetti, uno di questi potrebbe riguardare anche le modalità d’allenamento specifico”.
Prendiamo un’ideale macchina del tempo trasferiamoci nel 2021 quando, si spera, tutto sia tornato alla normalità: come vedi il ritorno in pedana, sarà complicato?
“Sicuramente ci vorrà un po’ di tempo, ma il tiro a volo è un po’ come andare in bicicletta: una volta che sai come fare, non ti dimentichi mai. La cosa più difficile riguarderà probabilmente la fase mentale di concentrazione, ma questa è una cosa che mi capita anche dopo un inverno normale passato a prepararmi solo dal punto di vista fisico. La tecnica invece la ritrovi abbastanza presto. In questo caso non c’è niente di meglio che rientrare nella propria routine e tornare a sparare”.
Ultima domanda: puoi immaginare le emozioni dell’eventuale partecipazione olimpica a Tokyo?
“Un’emozione unica. E’ il mio sogno da sempre e penso lo sia anche di tutti gli atleti. Sarà speciale. In realtà poi l’ambito della gara me lo immagino abbastanza normale: ci saranno delle tiratrici che vedo abitualmente anche in Coppa del Mondo, agli Europei o ai Mondiali. La cosa che penso è che se sono riuscita a confrontarmi con loro in altri contesti, portando a casa anche delle vittorie o degli ottimi risultati, potrò provare a farlo anche in Giappone”.
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michele.cassano@oasport.it
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Foto: FITAV