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Tommaso Allan, rugby: “Con Smith gioco d’attacco che mi diverte. Pochi numeri 10? Un ruolo non facile da capire”

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Il mediano d’apertura dell’Italrugby e della Benetton Treviso Tommaso Allan racconta in un’intervista esclusiva a OA Sport come sta vivendo questo periodo di stop dello sport a causa del Coronavirus. Dallo stupore per la tanta gente ancora in giro, all’ottimismo dei numeri, arrivando a parlare della stagione dei biancoverdi e del futuro con Franco Smith in nazionale.

Tommy, prima domanda banale. Come stai e com’è la tua giornata tipo in questo difficile periodo?

“Bene, dai. Un pochino annoiati, ma è normale dopo un mese di isolamento. Non è facile, qualcosa fai, ma non è facile passare il tempo. Per fortuna abbiamo un piccolo giardino, il cane quindi, dai, la passiamo”.

Come vivi questa situazione e la paura del contagio?

“Io la vivo abbastanza tranquillamente, anche se la cosa che mi preoccupa è la gente in giro, che forse sottovaluta la situazione. Io so che è pericoloso e sto attento, anche se sinceramente non ho paura per me stesso; ma è strano vedere gente in giro come se niente fosse. Questo fa un po’ paura. Però dai, coi numeri che scendono in questi giorni direi che va meglio”.

Da atleta professionista come stai vivendo questo momento proprio da un punto di vista di preparazione fisica e allenamento? Come ci si allena senza avere un obiettivo davanti a sé?

“Ci sono tanti punti di domanda, effettivamente, su quando si tornerà ad allenarsi o a giocare. Devi pensare più ai tuoi obiettivi individuali, che di squadra. Ti dai qualche obiettivo ogni giorno, ogni settimana, che sia fare una corsa, allenarsi, ma anche le cose comuni che si fanno in casa per motivarti ad alzarti. Però non è facile, sicuramente se ti dai dei piccoli obiettivi quotidiani aiuta”.

Come hai vissuto, e come avete vissuto come squadra, lo stop al Sei Nazioni e l’idea di giocare le ultime partite probabilmente in autunno?

“Era un po’ strano. Eravamo in hotel a Roma, era vuoto, non c’era nessuno tranne noi. L’atmosfera era particolare e si parlava solo di questo, poi mercoledì ci hanno detto che non si giocava. Un po’ ce lo aspettavamo, ma un po’ eravamo scioccati e delusi per non poter finire il Sei Nazioni a Roma, davanti al nostro pubblico. Speriamo che si possa concludere, prima o poi”.

Da anni l’Italia ha il problema di avere la coperta corta in mediana. Secondo te da cosa deriva questa difficoltà a far crescere aperture di livello internazionale?

“Non è un ruolo molto facile da capire e da giocare, molti bambini vogliono giocare magari in altri ruoli, come la terza linea, dove è più facile e intuitivo. Però ci sono giovani, come Antonio Rizzi, che sono bravi e che stanno crescendo. Io spero che la concorrenza cresca sia per me, sia per la nazionale. A nove un po’ di nomi li abbiamo, da Callum Braley, che l’anno prossimo sarà con noi a Treviso, a Marci Violi, passando per Gullo e Tito Tebaldi, ma ripeto secondo me è una questione di numeri. I piccoli rugbisti sono pochi e quindi è difficile avere una coperta lunga”.

Questa stagione per la Benetton Treviso è stata caratterizzata da alti e bassi, con la squadra che arrivava dai play-off dell’anno scorso e su cui c’erano tante aspettative. Come giudichi la stagione, calcolando che non avete potuto lottare fino alla fine per un posto nella post-season?

“È stata una stagione molto frustrante, poi con i Mondiali in mezzo. Se aggiungiamo che abbiamo perso 4/5 partite all’ultimo minuto che potevamo vincere… La cosa buona è che come gruppo non cambieremo tanto neanche l’anno prossimo e sono convinto che abbiamo una squadra per competere per i play-off. Quindi guardando al futuro dico che avremo fame e potremo fare delle belle cose”.

Torniamo al Sei Nazioni. Come sono stati questi primi mesi sotto Franco Smith? Cosa è cambiato rispetto alla gestione O’Shea, qual è stata invece la continuità tra i due?

“Diciamo che abbiamo seguito comunque il percorso iniziato da Conor in questi quattro anni, con Franco che ha aggiunto tante altre cose. Per me Franco è un grande allenatore, ci ha fatto allenare in modo molto intenso, allenamenti molto duri, faticosi. Lui vede il rugby in modo diverso da molti, ma il modo che vuole in cui giochiamo secondo me è positivo per il dna della nazionale italiana anche in futuro e potrà permetterci di competere con le squadre più forti. Sicuramente l’inizio è difficile, ma quello che ci ha mostrato è la strada giusta da seguire.
Personalmente Franco mi chiede qualcosa di diverso rispetto a Conor, ma sicuramente ora mi diverto di più, il suo gioco è più basato sull’attacco, qualcosa che avevo purtroppo usato pochissimo nell’ultimo anno e che prima era un mio punto forte. Quindi sono contento di questo cambio di filosofia, sicuramente se Franco resta mi divertirò nei prossimi anni”.

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Foto: Ettore Griffoni – LPS

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