Ciclismo

Tour de France: Ottavio Bottecchia e i trionfi del 1924-1925. Il primo italiano a conquistare Parigi

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“Perseverai, resistetti. Soprattutto volli”. Un concetto che nella sua semplicità rappresenta in maniera puntuale la vita e la carriera sportiva di Ottavio Bottecchia, il cui nome rimarrà per sempre nella memoria degli appassionati di ciclismo come quello del primo corridore italiano ad aver vinto il Tour de France. 1924-1925, due edizioni letteralmente dominate da questo ragazzo veneto di umili origini venuto a contatto con il ciclismo professionistico quasi per caso e destinato a segnare la storia di questo sport.

Ottavio Bottecchia nacque a San Martino di Colle Umberto (in provincia di Treviso) il 1 agosto 1894. Proveniva da una famiglia numerosa ed estremamente povera e, sebbene coltivasse un legame speciale con la bicicletta fin dalla prima giovinezza, le sue prime occupazioni furono quelle di muratore e di carrettiere. Durante la Grande Guerra venne chiamato alle armi all’interno del nucleo dei bersaglieri ciclisti: combatté sul Carso, venne fatto prigioniero in seguito alla disfatta di Caporetto, ma riuscì a fuggire e partecipò con onore alla resistenza del 1917, meritandosi una medaglia al valore.

Dopo aver militato tra le file dell’Unione sportiva di Pordenone (1920-21) e della casa Bianchi (1922), nel 1923 venne notato da Luigi Ganna, primo vincitore del Giro d’Italia, che decise di ingaggiarlo. In quell’anno partecipò quindi alla Corsa Rosa, giungendo quinto e vincendo le classifiche ‘isolati’ e ‘juniores’, e fece ancora meglio al Tour de France, dove arrivò sorprendentemente secondo, indossando anche la maglia gialla per alcune tappe. Nel 1924 Botescià, come era soprannominato dai francesi che simpatizzavano per lui, vinse la Grande Boucle dominando dall’inizio alla fine: fu infatti il primo corridore a conquistare la maglia gialla al termine della prima tappa e ad indossarla ininterrottamente sino alla conclusione del Tour. L’entusiasmo che la sua impresa produsse in Italia è testimoniato dalla sottoscrizione lanciata in suo onore dalla Gazzetta dello Sport, che raggiunse la significativa cifra di 70.000 lire. Nel 1925 Bottecchia bissò il trionfo dell’anno precedente infliggendo al secondo classificato un distacco di ben 54’20”: fu l’ultimo grande acuto del Muratore del Friuli.

Morì nel 1927 in circostanze misteriose, tuttora irrisolte. Il 3 giugno venne infatti trovato agonizzante lungo una strada di Peonis, frazione di Trasaghis: ricoverato d’urgenza, non riuscì a guarire dalle innumerevoli lesioni arrecategli e spirò dodici giorni dopo. Le indagini ufficiali bollarono l’episodio come morte accidentale, dovuto a una caduta, ma intorno ai fatti vennero formulate numerose ipotesi: si parlò di omicidio politico, di regolamento di conti nell’ambito del racket delle scommesse e di assassinio compiuto da un contadino a cui avrebbe rubato dell’uva. In ogni caso, l’unica certezza è che il nome di Ottavio Bottecchia non sarà dimenticato, come dimostra anche la scelta di intitolargli lo stadio di Pordenone, velodromo e teatro delle partite di calcio della squadra locale.

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antonio.lucia@oasport.it

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