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Atletica, i record del mondo: l’inavvicinabile 47″60 di Marita Koch nei 400 metri e le ombre di doping sulla Germania Est

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Ombre che diventavano piano piano certezze, l’Oral Turinabol che si avvinghiava negli organi dei fisici possenti delle atlete della DDR, che finivano per essere possedute dagli ormoni degli steroidi anabolizzanti a tal punto da mettere in dubbio la loro sessualità. In questo panorama inquietante si inserisce la figura di Marita Koch, una delle più longeve atlete del panorama della Germania Est, che aveva abituato gli appassionati ad apparizioni fugaci quanto dirompenti delle sue campionesse, che fossero protagoniste in piscina o su una pista di atletica.

Dopo una impalpabile (per via di un infortunio) apparizione alle Olimpiadi di Montreal, a 21 anni nel 1978 Marita Koch stupisce il mondo ottenendo il record del mondo dei 200 (22”06 il 28 maggio ad Erfurt) e per ben due volte dei 400 piani (49”19 a Lipsia il 2 luglio e quindi in 49”03 a Potsdam il 19 agosto). Non contenta seppe fare ancora meglio agli Europei di Praga con il tempo di 28″94, prima donna a scendere sotto la barriera dei 49″ per un oro che preannunciava l’inizio di un dominio.

Il 1979, se possibile, è ancora meglio per la campionessa tedesca che migliora più volte il primato dei 200 fino al 21″71 del 10 giugno a Karl-Marx-Stadt e si migliora per due volte anche nei 400, prima con 48″89 a Potsdam e poi con uno strepitoso 48″60 nella finale di Coppa Europa a Torino. A Mosca l’anno dopo Marita Koch domina un 400 privo di avversarie ma in cui cresce la ceca dal fisico spigoloso Jarmila Kratochvilova che un anno dopo, in Coppa del Mondo a Roma, interromperà bruscamente la teoria di vittorie della tedesca con un 48″61 ad un solo centesimo dal primato mondiale della Koch.

La “sfida totale” arriva nel 1982 agli Europei di Atene: l’attesa per Kratochvilova-Koch nei 400 è ben riposta. La tedesca parte a razzo, fa segnare un sensazionale 22”8 nei primi 200 e poi non molla un centimetro fino alla fine, chiudendo con il nuovo record del mondo: 48”16, sopravanzando di poco meno di sette decimi la ceca Kratochvilova, argento in 48”85.

Nel 1983 a Helsinki, nella prima edizione dei Mondiali, Jarmila Kratochvilova si prende tutto: titolo e record del mondo nei 400 con il crono di 47″99, altra barriera abbattuta in quegli anni splendenti e nebulosi al tempo stesso, mentre Marita Koch (assente nei 400) si scopre super nella velocità vincendo i 200 e chiudendo seconda alle spalle della connazionale Goehr nei 100. 

Il meglio di sè, però, nei 400, Marita Koch lo dà nell’anno che segue le Olimpiadi di Los Angeles a cui non può partecipare per il boicottaggio del blocco dell’Est europeo. Ad inizio 1985 la tedesca vince un doppio oro nei 200 indoor agli Europei e ai Mondiali e in estate si concentra sulla Coppa del Mondo in programma a Canberra dove compie il suo capolavoro. A stimolarla, stavolta, c’è la 22enne sovietica Vladykhina (che poi diverrà famosa con il cognome da sposata di Bryzhina). Marita Koch sa cosa deve fare per dare l’assalto al record del mondo: partire forte e resistere e infatti transita ai 200 metri in 22″4, poi vola fino al traguardo, facendo segnare il 47″60 che ancora oggi resiste agli assalti delle specialiste del giro di pista e che lascia dietro di sè un alone di menzogna e amarezza ma resta comunque uno spettacolo di tecnica agli occhi di chi osserva quel “treno” in corsa di nome Marita Koch.

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