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Atletica, Massimo Stano: “Il record italiano mi ha insegnato che niente è impossibile. Alle Olimpiadi da protagonista”

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Massimo Stano è uno degli atleti di punta della marcia mondiale. Con il suo record italiano nella 20 km di 1h17’45”, ottenuto l’8 giugno 2019 a La Coruña in Spagna, si è issato tra i grandi di questo sport. Grinta e determinazione, unite ad un talento cristallino, gli hanno consentito di mettersi in luce in molte gare di livello internazionale. L’alfiere delle Fiamme Oro sta lavorando per preparare al meglio le Olimpiadi di Tokyo, per le quali ha già staccato il pass. Dei suoi obiettivi e delle sue aspettative ha parlato in un’intervista concessa ad OA Sport.

Massimo Stano, come hai vissuto il periodo di lockdown?

La notizia del lockdown ha creato un certo dispiacere sia per quanto riguarda l’aspetto della salute generale che per il rinvio dei Giochi. Vedere le Olimpiadi, che ho preparato per tre anni e mezzo, allontanarsi ancora di un anno mi è dispiaciuto. Dopo un po’ ho cercato, però, di vedere il bicchiere mezzo pieno, pensando che abbiamo un anno in più per preparare le Olimpiadi per migliorare i miei punti deboli. Con il mio allenatore siamo riusciti a creare un allenamento casalingo. Comunque è stata dura“.

Hai già preparato con il tuo allenatore un programma di avvicinamento alle Olimpiadi, con la consapevolezza che si tratta solo dell’ultima parte di un viaggio durato un quadriennio?

Esatto. Le Olimpiadi si preparano per quattro anni, non esiste prepararle in sei mesi o un anno. In particolare per specialità come la mia dove è la continuità quella che paga. Il lockdown è stato come un infortunio che ha stoppato la possibilità di allenarsi. Dovremo capire come sarà l’approccio alle gare, perchè attualmente non si sa ancora molto. Ho chiesto al mio allenatore di fissare un giorno per fare una sorta di gara, una 20 km che è la mia specialità, tirata al massimo per capire a che punto siamo. Faremo una gara 5/6 atleti mantenendo le distanze, visto che non potremo partire tutti insieme, per provare quelle sensazioni che solitamente si vivono anche nel pre-gara per porsi un obiettivo“.

A livello psicologico è difficile allenarsi senza avere un obiettivo a breve termine?

Esatto, perchè comunque cambia la motivazione. Fare un anno di allenamento senza fare nessuna gara è difficile. Ecco perchè ho chiesto al mio allenatore di fissare un giorno per fare una simulazione di gara, per avere così un obiettivo anche a breve termine. E’ vero che le Olimpiadi sono una grandissima motivazione, ma c’è bisogno anche di avere delle tappe intermedie di avvicinamento“.

Cambiando leggermente argomento, qual è il tuo ricordo più bello, probabilmente il record italiano dello scorso anno?

Sicuramente quella è stata una delle gare migliori, nella quale ho avuto sensazioni molto belle. Venivo fuori dalla gara di Coppa Europa che non era andata benissimo e dove avevo chiuso al 7° posto. Ho sentito troppo la pressione in Coppa Europa, ciò che poi non è successo a La Coruña che era comunque un meeting internazionale, dove c’erano tutti i migliori, era un contesto mondiale e sono riuscito a gestire al meglio l’ansia“.

Il record italiano ottenuto a La Coruña ti ha dato anche una nuova consapevolezza?

Quello che dico sempre io, prima di quella gara ho pensato che a livello umano sotto 1h19′ non sarebbe stato possibile scendere. Quando ho chiuso la gara con quel tempo ho capito che i limiti non esistono e tutto è possibile. Sarà uno slogan, ma mi sento di dire che niente è impossibile. Io solitamente gareggio senza orologio, sento me stesso e le mie sensazioni. Nella gara del record italiano se avessi guardato il cronometro dopo due chilometri avrei pensato che stavo andando troppo forte e avrei rallentato. Non sapendo a quanto andavo mi ha consentito di esprimermi al massimo senza alcun condizionamento psicologico. In quella gara sono cresciuto molto“.

Tornando all’anno precedente, il momento di maggiore rammarico nella tua carriera è stato il 4° posto agli Europei di Berlino a 1” dal podio?

Il 2018 mi ha regalato un terzo posto in Coppa del Mondo. In quella gara ero stato il migliore degli Europei quindi sono arrivato alla rassegna continentale con la consapevolezza che potevo giocarmela benissimo. Bisognava ancora lavorare a livello strategico e tattico. Ora, con il senno di poi, è facile dire dove ho sbagliato. Vedere la medaglia a 1′ non è stato bello. Tutte queste gare, sia quelle andate bene che quelle andate male, sono un importante mattoncino per la crescita di ogni atleta. Posso pensare, ad esempio, che se avessi ottenuto la medaglia agli Europei non avrei spinto così forte l’anno seguente. Tutte le gare ti fanno salire di un gradino. L’anno scorso ho chiuso 4° nella graduatoria mondiale, un risultato niente male. Arrivando da stagioni nelle quali nessuno mi conosceva essere nella top-10, anzi quasi nella top-3 del mondo, vuol dire che posso giocarmela alla grande anche alle Olimpiadi“.

A proposito di questo, qual è il tuo obiettivo per le Olimpiadi?

Io sono abbastanza scaramantico. Diciamo che vado alle Olimpiadi per stare davanti. Se viene un medaglia tanto di guadagnato. Voglio divertirmi, quello che verrà andrà bene“.

Sarà la tua prima Olimpiade, come te la immagini?

Le Olimpiadi sono a Tokyo e visto che Tokyo è troppo calda in quel periodo, hanno deciso bene di spostare la gara a Sapporo. Da una parte mi dispiace perché non potrò vivere appieno il clima olimpico. Stare a 800 km dalla sede principale sarà un po’ diverso. Per la gara in sé sicuramente vivrò emozioni incredibili“.

Per il percorso che hai avuto arrivi alle Olimpiadi nel pieno della tua maturità agonistica?

Si, io credo che questi siano gli anni migliori, perchè è l’eta nella quale l’atleta è maturo e sa muoversi abbastanza bene. Per me il quadriennio tra il 2020 e Parigi 2024 credo possa essere quello migliore, quindi l’età tra i 28 e i 32 anni”.

Quindi Tokyo è il primo obiettivo, ma Massimo Stano strizza l’occhio, giustamente, anche a Parigi 2024?

Certo. Ora sono concentrato su Tokyo, ma l’obiettivo è quello di fare anche Parigi 2024. Secondo me sono questi gli anni nei quali un atleta è più competitivo. Dopo i 32 anni diventa più difficile, ma non impossibile, essere competitivi e stare davanti. Anche perché nel frattempo crescono i giovani e ti danno filo da torcere“.

In chiusura, un messaggio che ti senti di mandare agli italiani e agli appassionati sport e della marcia nello specifico?

Sicuramente è stato un periodo difficile per tutti. Sia per gli atleti ma anche e soprattutto per i lavoratori che vanno incontro a difficoltà economiche. Dobbiamo stringere i denti. Sembra che stiamo riuscendo pian piano a sconfiggere questo virus. Dobbiamo continuare a rispettare le regole, lo sport ci insegna anche questo“.

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salvatore.serio@oasport.it

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Foto: Colombo/Fidal

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