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Calcio, Damiano Tommasi: “Si corre il rischio di rimettere in moto una macchina che potrebbe fermarsi subito”

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Continua senza soluzione di continuità il tira e molla tra Governo e asset politico calcistico sul tema dell’eventuale ripresa del campionato di Serie A. Ieri, come è noto, c’è stato l’incontro tra la Figc e il Comitato tecnico scientifico. Ci sono stati alcuni nodi da sciogliere, legati al protocollo: la disponibilità di tamponi e la gestione dei casi positivi gli aspetti critici.

A questo punto la decisione spetta all’esecutivo, mentre il presidente dell’AIC Damiano Tommasi non ha nascosto le proprie preoccupazioni nell’eventualità di una ripartenza che potrebbe essere poco duratura, per i rischi corsi dai giocatori dal punto di vista dei contagi: “Come AIC vogliamo un protocollo sicuro, validato, semplice, efficace. Qualcosa che ci dia certezze, che presenti la sicurezza di un rischio calcolato. E poi il tempo, sempre più stretto ogni giorno che passa. Il pensiero di tante partire da affrontare in pochi mesi. Costringerà a far funzionare tutto perfettamente per non avere intoppi e finire la stagione 2019/2020. Si corre il rischio di rimettere in moto una macchina che potrebbe fermarsi subito“, le parole di Tommasi (fonte: FanPage), che ha poi aggiunto: “È l’uniformità dei comportamenti che garantisce la sicurezza. La gestione della positività di un calciatore non può essere diversa da quella che riguarda altri ambiti del Paese. Ci saranno dei protocolli, in questo senso, che dovranno essere confermati da chi ci autorizzerà a tornare a fare l’attività. Questo però ce lo dovranno dire i medici“.

E poi il n.1 dell’Associazione Calciatori lancia un allarme sul fatto che non tutte le società possano fare gli screening in questa fase e la presenza di positivi non dà troppa serenità: “Stiamo parlando di persone come le altre. Sono timori legittimi specialmente nei riguardi dei familiari. Sappiamo che è un sentimento condiviso a livello europeo, ci confrontiamo ogni settimana con gli altri sindacati dei calciatori. L’attenzione a questo tema è inevitabile e credo sia anche il motivo per cui non si sta giocando a calcio. I Governi non autorizzano questo tipo di attività perché sono a rischio. Le valutazioni nel caso del calcio sono più ampie per il grande indotto e l’elevato numero di lavoratori e famiglie che coinvolge. C’è da capire quanto questi rischi siano calcolabili“.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse 

1 Commento

1 Commento

  1. OLIMPIONICO

    8 Maggio 2020 at 20:43

    Il calcio italiano e’ marcio immorale schifoso e merdoso. lo spettacolo deve continuare nonostante 30’000 ? VERGOGNA dell’ ITALIA.

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