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Ciclismo, Elia Viviani: “Farò Milano-Sanremo e Tour. Cofidis la scelta giusta. Con Milan ora avremo due fenomeni nel quartetto”

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Il campione europeo su strada e oro olimpico su pista a Rio 2016 nella disciplina dell’Omnium, Elia Viviani, ha rilasciato un’intervista in esclusiva per OA Sport. A tre mesi dalla ripresa delle competizioni, o così si spera, il trentunenne campione veneto si è mostrato molto fiducioso e motivato per il nuovo calendario gare dell’UCI. Vincitore di cinque tappe al Giro d’Italia, tre alla Vuelta a España, una al Tour de France, nonché campione italiano nel 2018 e plurimedagliato a livello mondiale e continentale su pista, Elia ha già le idee abbastanza chiare su quella che sarà la sua ripresa delle corse, situazione attuale permettendo; anche se molti dubbi andranno risolti col tempo. Felice del suo passaggio in Cofidis, Viviani è pronto per andare alla ricerca della giusta condizione in vista di agosto, tra corse a tappe e classiche. Infine ci ha parlato delle Olimpiadi e della sua sensazione ottimistica per i sogni azzurri su pista.

Prima della sospensione per l’emergenza sanitaria, la tua stagione non era iniziata al meglio tra cadute e tanta sfortuna. Poi avete vissuto una Parigi-Nizza irreale nel bel mezzo dell’epidemia.

“Sapevamo che il cambio di squadra avrebbe portato a fare del lavoro in più durante l’inverno per potersi adattare ad un nuovo ambiente, a un nuovo gruppo di lavoro. In Australia la condizione era buona, con Simone Consonni e Fabio Sabatini il feeling è stato subito alle stelle. Poi però sono rimasto bloccato da quella caduta che ha reso un po’ difficile la mia trasferta visto che ero in condizione e il nono posto alla Cadel Evans Great Ocean Road Race, che è una gara abbastanza impegnativa per un velocista, ne è stata un po’ la conferma. Tornati in Italia abbiamo dovuto un attimo azzerare, con i cambi di programmi che hanno caratterizzato tutta la prima parte di stagione. Sarei dovuto andare al Tour of Oman in prospettiva delle classiche, poi è stato cancellato e quindi abbiamo dovuto dirottare sulla Volta ao Algarve. Qui è arrivato un secondo posto a dimostrazione che c’ero ma che qualcosa mancava. Dopodiché c’è stato il Mondiale su pista di Berlino, col punto di domanda su quello che sarebbe successo. Quando la squadra ha capito che tirava brutta aria per la Tirreno-Adriatico, abbiamo puntato il mirino sulla Parigi-Nizza. Non è facile cambiare programma da un momento all’altro per un professionista che ha tutto in testa sin da inizio anno, come ad esempio il programma di avvicinamento alle classiche. Avrei sperato in un inizio di stagione come gli ultimi due, ma non tutti gli anni sono uguali. Siamo comunque motivati e pronti per riprenderci, appena la stagione ricomincerà, quello che abbiamo lasciato per strada nel primo mese”.

Il passaggio da uno squadrone come la Deceuninck Quick Step alla Cofidis: a posteriori, sei soddisfatto della scelta?

“Assolutamente sì. C’è stato un motivo per cui ho cambiato e sicuramente è stato che la squadra non poteva avere tutti quei campioni; di fatti sono partito io, è partito Philippe Gilbert e anche altri. Come abbiamo visto, i velocisti della Deceuninck-Quick Step riescono ad andare al top e poi c’è subito un ricambio. Ci siamo ritrovati con velocisti subito pronti a vincere come Fabio Jakobsen, Alvaro Hodeg e con l’acquisto di Sam Bennett. La mia è stata una scelta dettata dal fatto che ho avuto un’offerta di un progetto importante che girava tutto intorno a me, con Roberto Damiani che ha fatto parte dello staff che mi ha convinto a non andare ad occhi chiusi in un team qualunque, ma in uno dove avrei avuto qualcuno su cui fare riferimento. Già dal primo incontro c’è stato un ottimo feeling con Cédric Vasseur, perchè comunque ha fatto sì che tutte le mie richieste venissero compensate con l’arrivo per l’appunto di Sabatini, Consonni e mio fratello Attilio, che ha avuto questa grande opportunità e se l’è meritata vincendo su strada. Col gruppo che abbiamo creato, lo staff, il massaggiatore e il meccanico, mi sono sentito ‘importante’. Guardando la mia carriera, ho pensato che, comunque sia, mi mancano ancora delle gare da vincere e sono corse che posso vincere solo se tutta la squadra è intorno a me; ad esempio la Milano-Sanremo o la Gand Wevelgem. Cose che alla Deceuninck-Quick Step non sarebbero potute accadere”. 

Il nuovo calendario UCI è fittissimo, senza sosta da agosto a novembre: pensi che si potrà realmente portare a termine o è meglio non farsi illusioni?

“Io sono ottimista, nel senso che, è vero che viviamo nell’incertezza, però secondo me l’UCI si è mossa bene dando comunque una linea d’inizio tra tre mesi; con la speranza, in quel momento, di esser riusciti a tornare, non dico alla totale normalità, ma almeno di aver imparato a convivere con questa situazione e di non privarci di eventi così. Secondo me il mese di agosto è una data ‘veritiera’. Voglio essere ottimista e sento ottimismo anche da parte degli organizzatori che sono abbastanza convinti. RCS vuole comunque fare tutte le gare che aveva in programma, quindi questa volontà porta un buon segnale. Anche se guardiamo il resto del calendario italiano, pensando ad esempio al GS Emilia che vuol fare tutte le sue corse, a parer mio, questa è una dimostrazione importante. Per quanto riguarda la fittezza del calendario e le varie sovrapposizioni, secondo me possiamo ritenerci fortunati ad averne uno. Dobbiamo esserne felici e se qualcuno dovrà fare delle scelte, le farà; nel senso che se io decido che voglio vincere la Gand Wevelgem, non vado al Giro d’Italia, mentre se voglio vincere quattro tappe al Giro, rinuncio alle classiche. Per quest’anno sappiamo che è così, però devo dire che preferisco che sia così piuttosto che salti la Gand Wevelgem, che ci sia un Tour de France incerto, o il Giro d’Italia, o la Parigi-Roubaix. Bisogna dare la disponibilità a chiunque voglia organizzare delle gare. Poi c’è da dire che ogni squadra ha trenta corridori, quindi dobbiamo pensare che non esiste un’attività sola per i numeri uno della squadra, ma anche per tutti gli altri. Insomma, il mio segnale è che non dobbiamo lamentarci di tutto questo. Non è né mancanza di rispetto, né niente. I corridori devono fare delle scelte. È un anno speciale e poi torneremo alla normalità”.

Quindi hai già ipotizzato un possibile programma di gare a cui prendere parte?

“Solamente il fatto che il Tour de France sarà al centro di tutto. C’è solamente un punto di domanda sulla Milano-Sanremo, visto che era prevista per l’8 agosto ma forse verrà spostata il 22 dello stesso mese. Questa scelta di posticiparla, a parer mio, sarebbe più sensata, perchè disputare una gara di 300 chilometri, subito dopo la ripresa, non è facile per nessuno. Se venisse spostata al 22, penso che potrebbe risultare come un’ottima scelta. Mancherebbe una settimana al Tour de France, per cui saranno tutti un po’ in ‘palla’. Potrebbe essere una data veritiera. Spero che confermino questo giorno in modo tale da preparare assieme la Sanremo e il Tour de France. Per il momento non c’è nessun avvicinamento. Ovviamente se ci sarà qualche corsa a tappe come il Delfinato e il Polonia, queste andranno valutate, ma adesso come adesso è ancora troppo incerto per avere un calendario. Sicuramente gli obiettivi d’inizio saranno il Tour de France e confido nella Milano-Sanremo per il 22 agosto, così da farla diventare un obiettivo reale. Se verrà anticipata sarà un punto di domanda per chiunque, perchè arrivarci dopo mesi e mesi senza gare, beh, non credo che qualcuno possa mettersi in testa di puntare tutto lì”. 

La tua squadra è francese e punterà molto su di te al Tour de France. Ciò comporterà inevitabilmente l’impossibilità di prendere parte al Giro?

“Non inevitabilmente. Stiamo alla porta per vedere. C’è di mezzo anche la questione dei Mondiali, che potrebbero essere spostati in Oman e potrebbero risultare non propriamente duri. È ancora tutto un punto di domanda. Comunque sia, mi piacerebbe essere al Giro d’Italia. Chi farà il Tour e il Giro finirà lì la stagione; ed è una cosa da considerare. Se mi vedrete alla Corsa Rosa sarà perchè quest’ultima e il Tour saranno stati il mio programma dell’anno, prima di concludere la stagione proprio al Giro”.

Giro d’Italia snobbato: Vuelta e classiche del Nord sovrapposte. La Corsa Rosa meritava questo trattamento?

“Alla fine ognuno ha fatto un po’ un passo indietro. Anche la Vuelta ha ridotto di tre giorni la sua gara. Dall’altra parte dico che nessuno avrebbe mai pensato di fare Giro e Vuelta, perchè sono troppo attaccati. Ci sarebbe stata comunque una scelta. Il fatto che siano concomitanti, può dividere la questione delle tv, delle visualizzazioni… ; però, come ho detto, non mi sento di parlare di mancanza di rispetto, perchè alla fine non ci sono altre possibilità. Non possiamo andare più avanti di quello che è il calendario. O meglio, come corridori potremmo anche, ma c’è la questione del meteo, l’inverno imminente. Non si può andare avanti a dicembre o fino a Natale. Magari mi dispiace che le classiche siano durante il Giro. Lì sicuramente ci sarà un po’ l’ago della bilancia. Ma d’altra parte, secondo me, chi farà le classiche andrà in precedenza anche al Tour; quindi, in ogni caso, si sarà già messo in testa di non andare al Giro. Sta di fatto che bisogna incastrare tante corse in pochi mesi. Bisognerà fare delle scelte e basta”.

Olimpiadi di Tokyo rinviate di un anno: pensando alla pista, per te si tratta di un vantaggio o di uno svantaggio? E per la Nazionale italiana in generale?

“Devo pensare che sia un vantaggio, nel senso che penso alla situazione che si era creata, quindi sarebbe stato veramente da pazzi fare le Olimpiadi quest’anno. In quel caso ci sarebbero state delle disparità, anche con gli allenamenti consentiti o meno; o comunque con l’impossibilità di muoversi. Sarebbe stato tutto un po’ affrettato e ingiusto nei confronti di un appuntamento come i Giochi Olimpici. Alla notizia dello slittamento, ho esultato e ho tirato un respiro di sollievo. Comunque sia, sapere che saranno tra un anno e qualche mese, e che c’è tempo per prepararle al meglio, è la cosa migliore. Per quanto riguarda la Nazionale Italiana, penso al fatto che, alla fine, abbiamo due quartetti giovani. Sarà un anno in più di esperienza e di carichi di lavoro. Per come va il nostro quartetto, è ovvio che al Mondiale qualche nazione era in difficoltà, tipo Inghilterra e Australia che sono sempre state le super favorite; mentre questa volta lo eravamo noi e la Danimarca. Non voglio dire che questa cosa cambierà, però sarà anche un anno in più per gli altri per aggiustare un po’ il tiro, visto che non erano vicinissimi. Comunque sia sono fiducioso perchè anche noi abbiamo i nostri punti di forza. Poi al Mondiale abbiamo visto Jonathan Milan, che al suo primo quartetto in una rassegna iridata, con un tempo così, potrebbe essere il nuovo Filippo Ganna. Fra un anno avremo due Ganna dentro al quartetto e questo sarà un super vantaggio per noi. Mi piace sempre vedere il bicchiere mezzo pieno. Sarà un anno in più e ci faremo trovare più pronti rispetto a quest’anno”. 

Ritieni che, qualora si dovesse gareggiare, sarà una stagione falsata? Alcuni corridori non si sono mai fermati, altri sono rimasti chiusi in casa 2 mesi: i rapporti di forza potrebbero mutare.

“Secondo me no, perchè comunque mancano ancora tre mesi alle gare e in tutto questo tempo potremo allenarci su strada per essere al top. È ovvio che è stato un punto di domanda il fatto di gestire per due mesi gli allenamenti in casa con i rulli. Ci siamo tenuti in forma e adesso abbiamo tre mesi per tornare in un’ottima condizione. Secondo me, chi ha potuto allenarsi su strada ha vissuto una sorta di libertà mentale e fisica, ma dall’altra parte nessuno era a conoscenza della data di ripresa delle corse e hanno vissuto comunque nell’incertezza. Con queste tempistiche, a parer mio, non ci sarà nessuna disparità, ma ci faremo trovare al punto giusto nel posto giusto. Anzi, in tre mesi c’è anche il tempo di sbagliare e di andare in forma troppo presto”.

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lisa.guadagnini@oasport.it

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Foto: Mathilde L’Azou / Cofidis

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