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F1, dove eravamo rimasti…Test invernali favorevoli alla Mercedes, Ferrari in difficoltà e Red Bull seconda forza. Ma a luglio…

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Dove eravamo rimasti? E’ proprio il caso di chiederselo, sembra passato un secolo da quei test a Barcellona nel mese di febbraio in F1. La Catalogna era stata teatro di qualcosa vicino all’agonismo, prima che la pandemia decidesse di prendersi la scena e così, invece di fare ragionamenti sulla base dei dati di telemetria e cronometro, il focus è stato tutto sull’andamento della curva epidemiologica.

Ma cosa avevano detto le prove in terra spagnola? Bisogna essere onesti, si era capito decisamente poco perché tra motori depotenziati per varie ragioni e lavori specifici nei settori (talvolta anche micro-settori) si è assistito a una bella partita di poker sul tracciato del Montmeló (Spagna). “L’ufficio facce” è diventato un parametro di valutazione e a Maranello, lo si era annunciato, si è cambiato approccio rispetto al 2019: dalle esposizioni in stile “Tonino Guerra” a “Il sabato del villaggio” di Giacomo Leopardi. Sì perché le argomentazioni del Team Principal Mattia Binotto avrebbero potuto rappresentare una parafrasi di alcuni dei componimenti dell’autore nativo di Recanati. Il tecnico italo-svizzero è stato diretto: la Ferrari è dietro le sue avversarie e pensare di vincere le prime tre gare è qualcosa di complicato. Così parlava Binotto, prima che l’emergenza sanitaria sconvolgesse tutto.

Indubbiamente dei problemi erano emersi. Al di là di alcune considerazioni discutibili provenienti dalla Germania circa un motore 2020 meno prestazionale perché quello del 2019 era irregolare, la SF1000 aveva evidenziato un oggettivo problema nella velocità di punta in rettilineo, soffrendo moltissimo nel t-1 del circuito catalano. Inoltre, la monoposto aveva denunciato un po’ di sottosterzo e ciò lo si era notato in ingresso ad alcune curve. In poche parole, c’era da lavorare.

Mercedes, da questo punto di vista, era parsa in vantaggio. Il passo dimostrato dalla W11 è stato, a tratti, spaventoso e inavvicinabile per tutti. La creatura di Brackley ha assunto poi le sembianze di un aereo per il volante in modalità “cloche”. Il DAS, dispositivo di cui tanto si è parlato, dovrebbe essere l’asso nella manica della Stella a tre punte, anche se non è dato sapere quanto vantaggio possa dare. Non sono, però, tutte rose e fiori. Le cinque rotture della power-unit Mercedes, tra team ufficiale e clienti, hanno posto l’accento su qualcosa che non funzionava nel propulsore. Ecco che, forse, nel giocattolo anglo-tedesco qualcosa che poteva far preoccupare c’era. In questo contesto, la solidità della Red Bull e di Max Verstappen avevano ben impressionato e la monoposto di Milton Keynes, sulla carta, si era candidata nel ruolo di principale avversaria della Mercedes nel corso dei test.

In questo periodo di pausa cosa può essere cambiato? Lo stop delle fabbriche di 63 giorni ha portato una drastica diminuzione del lavoro in termini di sviluppo per tutti. E’ da capire, come e quanto l’attività di smart working sia stata utile soprattutto alla Rossa per recuperare terreno. Il 5 luglio, si spera, il Mondiale 2020 inizierà a Spielberg (Austria), dopo la ‘falsa partenza’ di Melbourne (Australia). Il marchio del Cavallino si rimesso in moto il 4 maggio. In particolare, sono tornati operativi il quartier generale e l’impianto di Modena, mentre nel Reparto Corse i motoristi hanno ripreso il 13 e i telaisti oggi per la chiosa citata precedentemente.

Pensare a una Rossa al pari della Mercedes in territorio austriaco è molto difficile. Binotto e i suoi uomini cercheranno, quindi, in questo periodo di tempo che ci separa dall’appuntamento citato di recuperare il tempo perso? Probabilmente sì, ma è evidente che gli altri non staranno a guardare. In questo così particolare, minimizzare gli errori sarà ancor più importante, specie chi si trova inseguire.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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