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F1, i Mondiali decisi all’ultima gara sono ormai un ricordo. L’emozione cancellata da verdetti già scritti

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La F1 ci manca, inutile negarlo. La pandemia globale si è presa la scena e sull’inizio del Mondiale 2020, dopo la falsa partenza di Melbourne (Australia), ci sono non pochi punti interrogativi. Sfoglierà la margherita Chase Carey, anche se non sarà una scelta propria, ma soprattutto dipendente strettamente dalle circostanze. Tutti gli indizi portano a Spielberg (Austria), dove il 5 luglio ci si augura di dare il via alle danze. Un campionato che, comunque, sarà diverso dalle ultime apparizioni, con al massimo 18 gare e una programmazione anomala dettata dalle circostanze.

Mondiale che, sotto il profilo sportivo, si spera sia meno in chiave Mercedes. La scuderia di Brackley, di fatto, è stata egemone nell’era dei motori ibridi e se si tirano fuori alcuni numeri relativi ai punti, espressi in percentuali rispetto a quelli ottenibili in queste stagioni, dei due piloti delle Frecce d’Argento si rimane impressionati:

Mercedes F1-W05 (2014 – Hamilton-Rosberg) – 676 / 817 = 82,74%*
Mercedes F1-W06 (2015 – Hamilton-Rosberg) – 701 / 817 = 86,05%
Mercedes F1-W07 (2016 – Rosberg-Hamilton) – 765 / 903 = 84,72%
Mercedes F1-W08 (2017 – Hamilton-Bottas) – 668 / 860 = 77,67%
Mercedes F1-W09 (2018 – Hamilton-Bottas) – 655 / 903 = 72,54%
Mercedes F1-W10 (2019 – Hamilton-Bottas) – 739 / 903 = 81,84%**

* Non considerando i doppi punti assegnati ad Abu Dhabi
** Non considerando il punto bonus per il giro veloce di ogni GP dell’anno

Estendendo il discorso, si può riscontrare che la coppia Mercedes formata da Hamilton e Rosberg del 2015 sia stata quella ad aver ottenuti più punti nella storia del Circus:

1° Mercedes F1-W06 (2015 – Hamilton-Rosberg) – 701 / 817 = 86,05%
2° Mercedes F1-W07 (2016 – Rosberg-Hamilton) – 765 / 903 = 84,72%
3° McLaren Mp4/4 (1988 – Senna-Prost) – 576 / 688 = 83,72%
4° Mercedes F1-W05 (2014 – Hamilton-Rosberg) – 676 / 817 = 82,74%
5° Ferrari F2004 (2004 – Schumacher-Barrichello) – 636 / 774 = 82,17%
6° Mercedes F1-W10 (2019 – Hamilton-Bottas) – 739 / 903 = 81,84%
7° Ferrari F2002 (2002-03 – Schumacher-Barrichello) – 641 / 799 = 80,23%
8° Red Bull RB7 (2011 – Vettel-Webber) – 650 / 817 = 79,55%
9° Mercedes F1-W08 (2017 – Hamilton-Bottas) – 668 / 860 = 77,67%
10° Red Bull RB9 (2013 – Vettel-Webber) 596 / 817 = 72,95%
11° Mercedes F1-W09 (2018 – Hamilton-Bottas) – 655 / 903 = 72,54%

Mancano quindi come il pane quei confronti all’ultimo respiro che avevano caratterizzato un’epoca neanche troppo lontana della F1. Sfide con la Rossa spesso protagonista e talvolta vincente e talvolta perdente. Partendo dagli anni 2000, la Ferrari iniziò la sua striscia vincente da quel penultimo round glorioso a Suzuka (Giappone), dopo che nel ’98 e nel ’99 il Sol Levante non era stato così favorevole. Non fu una chiosa, in termini di calendario, vista la gara di Sepang (Malesia), ma indubbiamente il successo del tedesco Michael Schumacher sul tradizionale circuito nipponico, in lungo duello durato tutto l’anno con il finlandese della McLaren Mika Hakkinen, fu assai significativo: un iride riportato a Maranello 21 anni dopo.

Palpitante anche il 2003, l’annata nella quale anche il dualismo dei costruttori di gomme (Bridgestone-Michelin) rappresentò un fattore. Schumacher la spuntò per appena 2 punti sull’altro finnico Kimi Raikkonen (McLaren) al termine di una gara in Giappone molto sofferta, conclusa in ottava posizione e condizionata sia dalle condizioni meteorologiche in qualifica (Schumi 14°) che da un contatto con la Bar Honda del padrone di casa Takuma Sato. Nel tentativo di superare il giapponese Michael danneggiò la sua vettura, dovendo rientrare ai box e ritornare in pista in ultima posizione. Una rimonta poi gli permise di conquistare i punti per chiudere i giochi, anche grazie al compagno di squadra Rubens Barricchello che vinse la corsa davanti a Raikkonen. Kimi però, nel 2007, seppe riscattarsi e festeggiò il suo primo e unico titolo in F1 proprio con i colori di Maranello. In quella rincorsa ai limiti dell’impossibile contro il britannico Lewis Hamilton, Raikkonen prevalse nella corsa finale di Interlagos (Brasile) davanti al compagno di squadra Felipe Massa, mentre Hamilton concluse solo settimo. Una classifica che dunque sorrise al Cavallino, con il finlandese a precedere Lewis e lo spagnolo Fernando Alonso di appena un punto.

E poi le dolenti note. Come non riportare alla mente il 2006 e il problema tecnico a Suzuka (penultima corsa), con la Ferrari di Schumacher in testa senza problemi. Il motore tradì il Kaiser a 17 giri dalla fine, dando nei fatti il titolo ad Alonso (Renault) in Brasile. Amaro anche il 2008 con Massa vincitore a Interlagos (Brasile), ma beffato di un punto dalla McLaren di Hamilton (primo titolo per lui) e poi i sogni di Alonso infranti nel 2010 ad Abu Dhabi per una strategia tutt’altro che impeccabile, con il tedesco Sebastian Vettel trionfante su Red Bull.

Storie di sfide serrate che un po’ mancano e chissà se in questo 2020 così particolare non si tornerà ad assaporare qualcosa di meno scontato.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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