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F1, i Mondiali della Ferrari: Phil Hill e il triste dominio del 1961, segnato dalla morte di Von Trips

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Il quinto titolo mondiale piloti ottenuto dalla Ferrari è quello conquistato nel 1961 da Phil Hill. L’annata, dominata in lungo e in largo dalle monoposto del Cavallino Rampante, è purtroppo tristemente entrata nella storia a causa della morte di Wolfgang Von Trips e di 13 spettatori nel più sanguinoso incidente nella storia della Formula 1. Andiamo a ripercorrere i fatti di quella stagione.

Il 1961 è l’anno di una rivoluzione regolamentare. Infatti la cilindrata massima dei motori viene ridotta da 2.500 a 1.500 cm3. Inoltre, per la prima volta nella storia, le monoposto devono rispettare un limite minimo di peso (all’epoca pari a 450 kg). Dunque non è affatto sorprendente che i valori in campo vengano completamente stravolti rispetto al precedente biennio, dominato da Jack Brabham a bordo della Cooper-Climax a motore posteriore, una novità tecnica introdotta dai garagisti inglesi rivelatasi quanto mai azzeccata, poiché portatrice di svariati benefici nella costruzione delle vetture nonostante lo scetticismo iniziale di Enzo Ferrari: “Non si è mai visto il carro davanti a buoi!”, aveva detto.

I risultati avevano dato torto al Drake, il quale si era quindi arreso all’evidenza dei fatti e già nel 1959 era stato convinto dall’ingegner Carlo Chiti a convertirsi alla nuova filosofia. Così, dopo più di un anno di lavoro e un paio di prototipi, vede la luce la nuova 156 F1, ovvero la prima monoposto del Cavallino Rampante a motore posteriore. La nuova vettura ha peraltro un design del muso molto particolare, che essendo appuntito colpisce immediatamente tutti gli osservatori. Gli inglesi danno quindi alla neonata Ferrari il soprannome di shark nose, naso di squalo. Un nomignolo che si sarebbe rivelato profetico, poiché non avrebbe lasciato scampo agli avversari.

Alla voce piloti, il Cavallino Rampante ha una forte connotazione statunitense. La punta di diamante Phil Hill, trentaquattrenne californiano che a Maranello è di casa. Infatti, con la Ferrari ha già vinto una 24 ore di Le Mans e, nelle precedenti due stagioni, ha concluso il Mondiale di Formula 1 prima in quarta e poi in quinta posizione. Al suo fianco c’è il suo conterraneo e grande amico Richie Ginther, il quale si appresta a disputare la sua prima stagione completa nel Circus dopo aver impressionato in positivo nelle saltuarie comparsate effettuate nel 1960. Infine il terzo pilota è Wolfgang Von Trips, trentatreenne tedesco di origini nobili, che sino a quel momento ha ottenuto un paio di podi e qualche piazzamento, senza però mai lasciare particolarmente il segno.

L’annata comincia il 14 maggio a Montecarlo, dove si comprende subito come la 156 F1 sarà la vettura da battere, nonostante quel giorno non vinca il Gran Premio. Infatti Stirling Moss disputa una delle gare migliori della sua carriera, riuscendo a primeggiare al termine di un intenso duello con Ginther. Hill conclude terzo e Von Trips quarto. Solo l’immensa classe del britannico ha ragione della supremazia tecnica delle “Rosse”, che non tarda a palesarsi appieno. Il 22 maggio si corre a Zandvoort, dove in qualifica le Ferrari stampano i primi tre tempi. La superiorità del Cavallino Rampante è poi evidente in gara, dove si impone a sorpresa Von Trips, che conquista così la prima vittoria della carriera, proprio davanti a Hill.

Il dominio delle Ferrari è tale che il 18 giugno, a Spa-Francorchamps, il GP del Belgio si trasforma in un affare privato tra le monoposto di Maranello, per l’occasione salite a quattro in virtù della presenza una tantum del pilota di casa Olivier Gendebien. Stavolta è Hill a passare per primo sotto la bandiera a scacchi, ma per riuscirci deve avere ragione di un irriducibile Von Trips, il quale arriva in scia al compagno di squadra. Ginther conclude terzo, mentre Gendebien si piazza quarto completando un clamoroso poker ferrarista. Insomma, è subito evidente come il Titolo Mondiale sarà vinto da un alfiere del Cavallino Rampante. Resta da capire quale. Il 2 luglio, in occasione del GP di Francia di Reims, le Ferrari di Von Trips e Ginther vengono fermate da problemi meccanici, mentre Hill sbaglia e conclude nelle retrovie. Così, tra lo stupore generale, la vittoria va a Giancarlo Baghetti, all’esordio assoluto in Formula 1 e iscritto occasionalmente con una quarta 156 F1, gestita privatamente dalla Scuderia Sant’Ambrös! Il milanese, che sul traguardo beffa Dan Gurney per un solo decimo, diventa il primo (e a tutt’oggi unico) pilota a vincere nel Circus alla sua prima presenza.

Il 15 luglio è la volta del Gran Premio di Gran Bretagna. Ad Aintree, nei pressi di Liverpool, quel giorno piove a dirotto e Von Trips emerge prepotentemente, guidando in maniera sublime nonostante le condizioni pessime. Il tedesco trionfa davanti a Hill e Ginther, issandosi al comando della classifica iridata. Dopodiché rafforza la sua leadership il 6 agosto, quando si corre al Nürburgring. Sulla terribile Nordschleife la serie vincente della Ferrari si interrompe, poiché Moss non ha rivali, tuttavia Von Trips corre con intelligenza e si attesta in seconda posizione, precedendo Hill. A questo punto, la situazione del Mondiale vede il teutonico comandare con 33 punti contro i 29 dello statunitense. Mancano due gare e la lotta per il titolo è apertissima. È ormai evidente che, comunque vada a finire, la stagione 1961 entrerà nella storia. Non tanto perché la Ferrari vincerà il suo quinto Iride, bensì perché sarà la prima in cui un pilota tedesco o uno americano si laureerà Campione del Mondo. Infatti sino a quel momento i titoli sono andati a piloti italiani, argentini, britannici o australiani. La prossima nazione della lista sarà una tra Germania e Stati Uniti. Resta da stabilire quale e in tal senso l’incertezza è massima.

L’appuntamento successivo è il GP d’Italia di Monza. In qualifica Von Trips realizza la pole position, mentre Hill è solo quarto. Domenica 10 settembre, alla partenza l’americano però scatta come un fulmine e si pone al comando, mentre il teutonico balbetta e si vede scavalcato da svariati avversari. Al secondo giro, sul rettifilo centrale che all’epoca portava alla “Curva di Vedano” (oggi sostituita dalla Parabolica), Von Trips è quinto, tallonato dalla Lotus di Jim Clark. Il tedesco inizia a impostare la curva senza rendersi conto che lo scozzese gli è letteralmente incollato. Così, la ruota posteriore sinistra della Ferrari aggancia l’anteriore destra della Lotus a circa 200 km/h. È il disastro. I due piloti perdono il controllo delle loro vetture che puntano verso il terrapieno alla loro sinistra, sopra il quale sono assiepate decine di persone. La 156 F1 decolla e, roteando su sé stessa come una scheggia impazzita, fa strage tra il pubblico. La scena è apocalittica. La Ferrari, ormai tramutata in un ammasso di rottami, è rimbalzata nuovamente in pista. Von Trips, sbalzato dall’abitacolo, giace esanime a terra, mentre fra gli spettatori è il panico. Si conteranno 14 vittime. Oltre al pilota tedesco, morto sul colpo, perdono la vita tredici spettatori in quello che rimane l’incidente più sanguinoso nella storia della Formula 1.

Si decide di non sospendere la gara, un fatto impensabile ai giorni nostri. Così il Gran Premio prosegue e viene vinto proprio da Hill, che prende la testa della classifica iridata e, visto il decesso di Taffy, si laurea automaticamente Campione del Mondo. Un’affermazione però agrodolce, che infatti segnerà l’animo dell’americano, il quale da quel momento non avrà più sprazzi in Formula 1. La Ferrari, criticata dalla stampa per non aver ritirato tutte le sue vetture dal GP d’Italia nonostante fosse evidente la gravità dell’incidente di Von Trips, decide di disertare in segno di lutto il conclusivo Gran Premio degli Stati Uniti. Così il 1961, una stagione dominata in lungo in largo dal Cavallino Rampante, si chiude in maniera triste. Phil Hill diventa il primo americano a vincere il Mondiale di F1, mentre bisognerà aspettare 39 anni prima che un tedesco si laurei Campione del Mondo a bordo di una monoposto di Maranello.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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