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F1, la Ferrari pre e post-Marchionne: il confronto dei numeri e un calo di rendimento brusco dopo la morte del Presidente

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C’è un istante preciso in cui la Ferrari, dopo aver coronato una lunga rincorsa nei confronti della Mercedes e averla affiancata in un’ideale scala di valori, ha improvvisamente perso il passo, ritrovandosi nuovamente a inseguire. Il momento esatto in cui il Cavallino Rampante scivola alle spalle delle Frecce d’Argento coincide proprio con le dimissioni e la scomparsa di Sergio Marchionne, il quale al contempo, sin dai primi giorni della sua gestione, aveva immediatamente rivitalizzato una Scuderia in grossa difficoltà. Andiamo a ripercorrere quanto accaduto a Maranello da fine 2014 in poi, mettendolo in relazione proprio con la presenza del manager di origini abruzzesi.

Sergio Marchionne assume la presidenza della Ferrari lunedì 13 ottobre 2014, sostituendo dopo 23 anni Luca Cordero di Montezemolo, il quale aveva preso le briglie del Cavallino Rampante nel 1991. Nel momento del passaggio di testimone, in Formula 1 la Scuderia fondata dal Drake sta vivendo un’annata difficilissima, che si concluderà poche settimane dopo senza neppure un successo, evento che non si verificava dal 1993. Anzi, il 2014 è pure peggiore del 1993, perché la F93A aveva raccolto tre podi in sedici gare, mentre la F14T si ferma a due top-three in diciannove GP. A conti fatti, per la “Rossa” il 2014 è quindi la stagione più nera dal disgraziatissimo 1992, in cui venne schierata in pista la famigerata F92A. Peraltro, a Maranello, Fernando Alonso, punto di riferimento del team nell’ultimo lustro, sta per trasferirsi alla McLaren. Al suo posto arriverà Sebastian Vettel, che farà coppia con Kimi Räikkonen.

Pertanto il 2015 si presenta a tutti gli effetti come un “anno zero”. Eppure, già al secondo appuntamento stagionale, la Ferrari torna al successo, spezzando un digiuno che durava da più di ventidue mesi. Merito proprio del neo-acquisto Seb, il quale in Malesia riesce sorprendentemente ad avere ragione delle Mercedes. Dunque il Cavallino Rampante si riscopre improvvisamente vincente e la presidenza Marchionne incamera la prima affermazione al suo quinto Gran Premio. Per fare un confronto, nella gestione Montezemolo si erano dovute aspettare 41 gare per festeggiare la prima vittoria! Il 2015 si rivela un’annata positiva, Vettel è l’unico in grado di impensierire le imprendibili Frecce d’Argento, riuscendo saltuariamente anche a batterle.

Dopo un 2016 oggettivamente anonimo (dieci podi, senza però alcun successo), nel 2017 la Ferrari torna a lottare per il Mondiale dopo un lustro. Hamilton e Vettel ingaggiano un lungo testa a testa, tanto che a due terzi di campionato sono separati da una manciata di punti. Poi però arriva il tremendo “trittico asiatico”. Al patatrac in partenza di Singapore, dove le due “Rosse” vengono eliminate da un incidente in cui è coinvolto anche Max Verstappen, seguono i problemi tecnici di Sepang e Suzuka. Lewis marca 68 punti contro i 12 di Seb, ipotecando così il suo quarto titolo. Il Cavallino Rampante esce battuto dal confronto con la Mercedes, ma per la prima volta dopo cinque anni si è dimostrato sullo stesso livello delle Frecce d’Argento.

La prima parte del 2018 segue lo stesso copione dell’annata precedente, con Vettel e Hamilton a scornarsi per l’Iride. Dopo il Gran Premio di Gran Bretagna, vinto dal tedesco in maniera spettacolare, Seb comanda la classifica iridata con un margine di 8 punti sul britannico, mentre la Ferrari vanta 20 lunghezze di vantaggio sulla Mercedes nella classifica costruttori. Però due settimane dopo, tra la sorpresa generale, Sergio Marchionne lascia la presidenza del Cavallino Rampante. È il sabato del Gran Premio di Germania, dove Vettel ha appena realizzato la pole position. Ben presto si scoprirà come il manager sia malato in fase terminale. Concluderà la sua esistenza terrena cinque giorni dopo.

Sarà un caso, o uno scherzo del destino, ma quello è l’esatto momento in cui per Seb (e la Ferrari) tutto comincia ad andare a rotoli. Il giorno dopo l’addio di Marchionne, il pilota tedesco esce di pista a Hockenheim quando è in testa. Da lì, i suoi errori si moltiplicano e danno il via libera a Hamilton e alla Mercedes verso la conquista dei due titoli. L’annata 2019 è cronaca recente. Ai nastri di partenza, la SF90 era considerata la vettura da battere. Invece, eccezion fatta per la felice parentesi di fine estate, ha raccolto solo delusioni. La nota più lieta della stagione è stato il rendimento di Charles Leclerc, autentica eredità della presidenza Marchionne, che aveva espresso il chiaro desiderio di lanciare il giovane monegasco, prendendosi il rischio di sacrificare il più navigato e pur sempre affidabile Kimi Räikkonen. Un azzardo che, alla luce dei risultati, si è rivelato quanto mai azzeccato.

Quali saranno i connotati dell’annata agonistica 2020 (se ci sarà un’annata agonistica 2020), lo scopriremo nei prossimi mesi. Vettel farà le valige e si trasferirà altrove, consegnando proprio a Leclerc il ruolo di leader indiscusso del team di Maranello. Di certo c’è che non appena Sergio Marchionne ha preso le redini del Cavallino Rampante, questo ha ricominciato a galoppare dopo un biennio in affanno, mentre subito dopo l’addio al manager, anziché correre affiancato alle Frecce d’Argento ha iniziato a perdere inesorabilmente terreno, ritrovandosi nuovamente a inseguire il team diretto da Toto Wolff dopo averlo sfidato ad armi pari per un anno e mezzo.

NUMERI – FERRARI 2017-2019
CON MARCHIONNE (30 GARE):
VITTORIE: 9 (30%)
PUNTI: 809 (media 27,0 a gara)

POST-MARCHIONNE (32 GARE)
VITTORIE: 5 (15,6%)
PUNTI: 788 (media 24,6 a gara)

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: Lapresse

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