Rugby
Ilaria Arrighetti: “Il rugby non è uno sport per uomini, l’Italia deve capirlo. Battere la Francia? Una goduria”
La terza linea del Rennes e dell’Italdonne Ilaria Arrighetti racconta in un’intervista esclusiva a OA Sport come sta vivendo questo periodo di stop dello sport a causa dell’emergenza sanitaria in Francia. Parlando della sua vita francese, del gruppo azzurro così unito e di una campionessa che vorrebbe incontrare.
Ilaria, prima domanda. Come stai, come stai vivendo questa emergenza in Francia dove vivi e com’è la tua giornata tipo in questo difficile periodo?
“Qui è un po’ meno allarmante, le persone sono più tranquille, ci sono meno casi rispetto all’Italia. Viene gestita meglio anche come posti letto in ospedale. Non c’è stato allarmismo. Io, personalmente, ho avuto un po’ di preoccupazione all’inizio per la mia famiglia che vive proprio in Lombardia, ma per fortuna tutti stanno bene. Sono loro, adesso, a essere preoccupati perché non possono controllarmi, non possono controllare che esca con la mascherina. Qui ora siamo in una specie di Fase 2, possiamo circolare in un raggio di 100 km dalla residenza, possiamo fare la spesa, sempre con la mascherina, ma non possiamo fare attività fisica se non da soli. Io mi alleno da sola, con il materiale che uno ha in casa, come bottiglie d’acqua e pesi leggeri. Abbiamo una brava preparatrice che ci ha dato un po’ di esercizi da fare, anche divertenti”.
Oltre al rugby nella vita cosa fai, o cosa facevi prima dell’emergenza?
“Io sono professoressa d’italiano in una scuola media qui a Rennes e in questo periodo faccio smart teaching. Lo Stato francese ha donato molti soldi per combattere la disuguaglianza sociale, portando anche computer nelle case di ragazzi più sfortunati. Io, insegnando in una scuola privata, sono in un ambiente privilegiato da quel punto di vista, c’è più da lavorare sull’aspetto umano. Io più che dare compiti e correggerli non posso fare, anche perché non verranno dati voti in questo trimestre. Cerco di non posticipare la sveglia, cerco di tenere i soliti ritmi. Faccio lezioni online, poi studio per l’Università”.
Dal 2015 giochi in Francia, nel Rennes. Com’è il rugby femminile in Francia, quali sono le grandi differenze con quello italiano?
“Premetto che non c’è stipendio, non siamo professioniste. Sotto questo aspetto non cambia molto, ma cambia il livello del campionato. Qui è molto più alto, ci danno gli strumenti per crescere atleticamente e rugbisticamente a un certo livello. Di norma gli allenamenti sul campo sono tre, più la palestra consigliata almeno due volte e poi allenamenti specifici per noi universitari, dove utilizziamo gli impianti dell’Università per imparare skill specifiche. Per esempio abbiamo un allenatore di atletica che ci allena solo sulla corsa, o il martedì allenamenti di seven e tecnica, così come allenamenti specifici della mischia con un ex giocatore del Racing”.
Il rugby femminile è quello che negli ultimi anni in Italia sta dando maggiori soddisfazioni, battendo anche la Francia. Come mai – senza voler far confronti con i colleghi maschi – secondo te siete così vincenti?
“Me la sono menata per un anno intero quando abbiamo battuto la Francia (ride, ndr.). La nostra forza è il gruppo, siamo ragazze che hanno voglia di giocare, stare assieme, scoprire dove possiamo arrivare, sfidare e sfidarci a fare sempre meglio. Quello che si vede sul campo siamo noi”.
Cosa servirebbe in Italia per far fare un salto di qualità al rugby (ma anche allo sport in generale) femminile?
“Che si inizi dal basso, bisogna far avvicinare le ragazze, far capire che non è uno sport per maschi, ma per tutti. Serve che vengano sul campo i tifosi a vederci, a conoscerci, che capiscano che è bello giocare, anche se sei una ragazza. Tradotto, servono i numeri”.
In questo periodo di lockdown vanno di moda le video-interviste sui social gestite da grandi campioni. C’è Bobo Vieri che spopola, ma anche altri sport vedono giocatori ed ex giocatori intervistare propri colleghi. Se facessi delle interviste social anche tu quale rugbista, di oggi o del passato, vorresti intervistare e con quale sportivo o sportiva di un’altra disciplina vorresti fare una chiacchierata?
“Una rugbista sicuramente Jessy Trémoulière, la più forte al mondo del 2019 e che gioca con me qui a Rennes. Di un’altra disciplina Federica Pellegrini, perché è una persona che mi ha sempre incuriosito, che vorrei conoscere veramente, non dietro i filtri delle interviste o dei social”.
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Foto: Alfio Guarise- LPS