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L’Italia è grande: Isolde Kostner, l’oro iridato in superG a Sierra Nevada 1996 e una maledizione spezzata dopo 64 anni

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Isolde Kostner - La Presse

E’ il 12 febbraio 1996. I Mondiali di Sierra Nevada, nel sud-est della Spagna, si aprono con un anno di ritardo rispetto a quanto programmato. Ma si aprono, e tanto basta. L‘Italia femminile insegue la storia, visto che non conquista un titolo mondiale dallo storico trionfo di Paula Wiesinger in discesa nel 1932, a Cortina, Mondiali che all’epoca non erano nemmeno tali, ma solo concorsi che la FIS ratificò più tardi, dopo la seconda Guerra Mondiale.

Le speranze dello sci in rosa sono tante,  affidate a Deborah Compagnoni, che però ha iniziato la stagione in ritardo causa ennesimo contrattempo a un ginocchio, e Isolde Kostner, che ha solo 20 anni, ma in bacheca due bronzi olimpici conquistati nel 1994 a Lillehammer! Gardenese di Ortisei, Isi ha due piedi d’oro e sa tirare anche le curve, almeno quelle più lunghe, in velocità, mentre può andare in difficoltà su salti e ‘paraboliche’ più strette. La pista per metà è fatta su misura per lei. Isolde è infatti tra le favorite, ma le atlete da battere sono e restano l’americana Picabo Street, che due anni dopo vincerà il titolo olimpico della specialità e che in stagione ha dominato in discesa (e infatti vincerà l’oro in Spagna), e naturalmente la tedesca Katja Seizinger, regina della velocità negli anni ’90.

Isi è outsider. Di lusso, ma outsider. A Sierra Nevada, su un altopiano poco ricco di pendenze e più vicino al mare che ai Pirenei, splende il sole. Che la giornata possa essere favorevole lo si intuisce quando Seizinger, pettorale n.12, dopo nemmeno quindici secondi deraglia in uno dei lunghi curvoni del percorso (non difficile) ed è costretta al ritiro. In testa c’è la compagna di squadra Martina Ertl, un prodigio di nervi mai completamente espresso forse per una certa fragilità mentale negli eventi maggiori, ma campionessa comunque di rango nelle giornate di vena. Con il numero 13 prende poi il via la sorprendente Heidi Zurbriggen, poco considerata alla vigilia, ma capace di fare nettamente meglio di Ertl. Quindi, tocca al numero 14. E’ lei. Isolde Kostner. Sta per scrivere la storia, anche se ancora non lo sa. Ma sa cosa deve fare, su un tracciato difficile solo nella parte alta, e poi tutto per le sue caratteristiche, in fondo, dove però non può permettersi il minimo errore.

Isi scende senza sbavature nella parte tecnica della Granadas ed è gia in vantaggio seppur di pochi centesimi rispetto alla Zurbnggen Poi fa tremare tutti sull’ultimo salto difficile, come al solito, atterrando in qualche modo senza perdere però centesimi preziosi, e negli ultimi 20″ regala uno spettacolo di bravura sul falsopiano, dove tutte hanno fatto fatica e lei va invece come un razzo, costruendo il suo capolavoro e demolendo la concorrenza. Dall’alto di una scorrevolezza senza eguali: 1’21″00 il suo tempo, medaglia d’oro già in cassaforte, 66 centesimi meglio di Zurbriggen, che d’argento resterà, e 71 davanti all’altra favorita, l’americana Picabo Street. Non è solo il primo titolo mondiale dell’Italia femminile dopo 64 anni, ma è anche la prima vittoria… in superG della carriera per Isolde, nel posto giusto al momento giusto, a fronte però di diversi podi in Coppa (successivamente vincerà in tre occasioni nel circuito maggiore e rivincerà il titolo iridato nel 1997 al Sestriere) e, come si è detto, anche ai Giochi Olimpici. E dire che non aveva dormito la notte precedente… In quella successiva dormirà fino alle 11.00, ma andando a letto alle 3.00, dopo canti, danze e balli tra Casa Italia e ben tre discoteche locali. Con Barbara Merlin, 4a al traguardo a 9 centesimi dal bronzo, scatenata. Per dimenticare…

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gianmario.bonzi@gmail.com

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FOTO: Pentaphoto

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