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Basket
Matilde Villa, basket femminile: “Non mi sarei mai aspettata di esordire così in A1. Spero si possa tornare presto a giocare”
Ha compiuto da poco 15 anni, eppure Matilde Villa è già sul taccuino del basket italiano grazie a un’annata ben oltre le previsioni in Serie A1. Al suo esordio, infatti, non solo è riuscita a incidere nelle partite, ma è andata non meno di sette volte in doppia cifra e due volte a quota 21 punti, la prima delle quali nel derby contro il Geas Sesto San Giovanni. Il suo talento non era passato inosservato già dagli Europei Under 16, in cui aveva vestito il ruolo da protagonista tra le principali della qualificazione ai Mondiali Under 17 dell’Italia. In questo periodo in cui, pian piano, si stanno allentando le misure del lockdown, l’abbiamo raggiunta per un’intervista nella quale ci ha raccontato le sue sensazioni generali, il suo percorso verso la pallacanestro e le sue speranze future.
La prima stagione tra le grandi te l’aspettavi così?
“No, non mi sarei mai aspettata di esordire in Serie A1 e fare in questo modo, ma pensavo che se mi avessero convocata sarei stata in panchina a fare il tifo. Non avrei mai immaginato di prendere parte alle partite e avere anche abbastanza responsabilità in campo, ma è stata una grande esperienza e sorpresa anche per me”.
Una grande sorpresa anche nel giocare alcune partite di altissimo livello, come le due in cui hai segnato 21 punti e altre 5 in doppia cifra.
“È stato sorprendente già solo essere nel gruppo della Serie A1”.
Com’è fare in continuazione il salto tra le partite delle giovanili e quelle dell’A1 nei weekend?
“Ovviamente c’è un salto molto grande, perché c’è una differenza di fisicità e di intensità e anche di esperienza. Quando sono passata dalle giovanili a un campionato di A1 all’inizio è stato molto difficile, perché l’intensità era molto alta, quindi c’era da metterci sia quella che più voglia, e avendo così tante differenze rispetto ai campionati under dovevo dare qualcosa in più”.
La prossima stagione dovrebbe esserci anche tua sorella Eleonora in pianta stabile nel roster.
“Penso di sì, ma era già all’interno del gruppo quest’anno. Con noi ha fatto le amichevoli”.
Solo che, per regolamento, in campionato poteva giocarne solo una di voi fin quasi alla fine.
“Devo ammettere che non so moltissimo di queste cose, però spero anche per lei che possa fare quest’esperienza”.
Come ti sei avvicinata alla pallacanestro e qual è stato il tuo percorso?
“Mi sono avvicinata grazie a mio fratello, perché ha iniziato a giocare lui per primo, quindi andavo a vedere gli allenamenti e mi è sempre piaciuto. Quando ho messo piede in palestra tenevo in mano la palla, ero sempre molto entusiasta in campo a correre da una parte all’altra, e ogni volta che vedo un pallone lo lancio verso il canestro. Ho iniziato a Lissone, con i maschi, ed è lì che ho iniziato a giocare e ad avere più aggressività e più piacere di giocare. Quattro anni fa sono andata a giocare nel femminile a Costa ed è stata una delle esperienze più belle che ho fatto inerenti al basket perché ho conosciuto nuove amiche e nuove persone che mi hanno aiutata a migliorare e a fare un percorso sempre più ampio arrivato fino all’A1″.
Quest’anno come hai vissuto il fatto di dover interrompere la stagione sia con le giovanili che con l’A1?
“Ovviamente è stata molto dura lasciare incompleta questa stagione sia per le giovanili che per l’A1. Smettere di andare in palestra è stato molto difficile, e lo è soprattutto per me, perché sono una che adora andare in palestra, incontrare le amiche, allenarsi. Speriamo che questa situazione molto drammatica possa al più pesto risolversi e si possa tornare a giocare”.
Come riesci a gestire il discorso sport-studio e come ti trattano a scuola?
“Serve molta organizzazione, perché tra gli allenamenti e la scuola devi avercela per mettere insieme entrambe le cose. Io faccio il liceo sportivo, e quindi gli insegnanti mi offrono tutto il supporto possibile, perché sanno che sono abbastanza impegnata e cercano sempre di aiutarmi. Ho sempre pensato che è molto importante andare bene a scuola, perché mi permette di andare bene anche a basket, in palestra, anche se questo non è sempre facile, ma, come dicevo, con una certa organizzazione si può”.
Tu quest’estate hai giocato con la Nazionale Under 16: quinto posto agli Europei e qualificazione ai Mondiali Under 17 del 2020. Sei andata in doppia cifra di media, e nella squadra avete in sostanza avuto tutte abbastanza minuti.
“Anche quella è stata davvero una sorpresa, perché non immaginavo di poter fare un Europeo a 14 anni. Indossare la maglia azzurra e affrontare un Europeo è stata un’esperienza che mi porterò sempre durante il percorso. Mi hanno aiutato molto le mie compagne, all’interno del gruppo ci conoscevamo tutte, quindi tutte mi sopportavano e mi hanno aiutata anche loro a fare questo percorso fatto bene, a prendere sicurezza e responsabilità”.
Anche perché, in sostanza, la maggior parte venivano dal blocco di Costa Masnaga o da quello del Basket Lab.
“Sì, ma comunque facendo molte partite da avversarie ci conoscevamo molto bene ed è molto più semplice fare questo tipo di esperienza con delle persone che già conosci”.
Quest’anno si sarebbero dovuti rigiocare gli Europei Under 16, ma con il coronavirus le manifestazioni giovanili sono state cancellate dalla FIBA. I Mondiali Under 17 attualmente sono ancora in programma, sebbene spostati in avanti nel calendario: realisticamente si faranno o non si faranno?
“Per quanto mi riguarda, non lo so, ma si spera sempre che ‘resistano’, perché è un’esperienza che mi piacerebbe molto fare e si spera che non cancellino anche quelli”.
C’è chi non ci pensa, ma al posto tuo vorrebbero esserci tante persone, che poi sono quelle che rappresenti.
“Infatti tutti hanno questo sogno di indossare la maglia della Nazionale. Per me questo è un grande onore ed è molto bello partecipare a questi eventi”.
Quale pallacanestro ti piace giocare?
“A me piace molto un basket veloce: prendere la palla, andare in contropiede, difendere in modo aggressivo. Anche con mia sorella, fin da quando ho iniziato a giocare con i maschi, l’idea era quella: difendere aggressive, rubare la palla. Poi ho sempre pensato che la cosa più importante fosse difendere, perché è da lì che si vincono le partite. Chiaramente andando in A1 questa mia idea della pallacanestro è un po’ cambiata perché quelle contro cui gioco, e soprattutto nel mio ruolo, hanno molta più esperienza. Sto anche imparando che, in certe partite, va bene correre, ma serve molta più organizzazione, più ordine. Dipende anche dalla categoria in cui sto giocando”.
Hai dei giocatori o delle giocatrici che hanno avuto un ruolo importante nel tuo sviluppo?
“Faccio una premessa: non seguo molto il basket femminile, mi piace più che altro giocarlo. Prendo spunto da ogni giocatrice che affronto, perché secondo me ognuna ha qualcosa da darti. Per esempio, se vedo che una mi mette in difficoltà difendendo in un certo modo, cerco di prendere un po’ dalle sue caratteristiche. Però il modello che più di tutti mi ha ispirato e mi ha fatto appassionare alla pallacanestro è Steph Curry, per il suo modo di giocare, è il mio idolo. Quando attacca sembra quasi che si prenda gioco degli avversari”.
Peraltro Curry piace, in genere, anche per un altro motivo: si diverte in campo.
“Anch’io ho sempre supposto che per giocare a basket servano la voglia e il divertimento. Vedere che anche il mio idolo, ogni volta che è in campo, si diverte, è la caratteristica che mi piace di più”.
Nel futuro dove ti vedi?
“Sicuramente in futuro mi vedo con una palla da basket in mano. È quello che più mi appassiona, spero di avere sempre la possibilità di giocare a pallacanestro, però non ci ho ancora pensato del tutto”.
Che persona c’è oltre alla Matilde che studia e che gioca?
“Sono una persona molto socievole. Quando non sono in palestra o a scuola, sono con i miei amici, in questo periodo faccio molte videochiamate, siamo sempre in contatto con queste persone. Il mio migliore amico ha Netflix, e a me piace molto guardare telefilm, perché ogni volta che guardo una serie tv cerco di immedesimarmi in un personaggio. Trovo sempre qualcosa da fare, mi piacciono tutti gli sport, quindi se non faccio basket faccio atletica, tennis, qualunque cosa, a patto di divertirmi”.
Però all’inizio volevano farti fare danza, solo che poi non è andata benissimo.
“Forse è l’unico sport che non mi piace molto (ride). Mi ricordo che quando avevo iniziato a fare danza non mi vedevo con il tutù, le scarpette da danza e tutto il resto. La nostra insegnante ha chiamato mia sorella e ci ha consigliato di fare qualcosa che si adattasse a noi. Da lì mi sono appassionata al basket”.
Qual è la partita della Serie A1 di questa stagione che ricordi con più piacere?
“Ricordo quella contro il Geas, perché proprio lì ho preso coscienza di poter dare un aiuto alla squadra. Dico quella, ma anche contro Schio, perché ho giocato contro delle persone molto forti”.
Sei stata protagonista anche del nuovo format della Next Gen Cup, nel quale, oltre alla kermesse delle giovanili della Serie A maschile, si è svolta in parallelo anche quella con alcune squadre under dell’A1 femminile. Come l’hai vissuto, come sei stata e cosa ne pensi?
“Sicuramente ogni torneo che faccio insieme alla mia squadra è un’esperienza che porto lungo il percorso e che mi fa divertire molto. Comunque col fatto che quello è stato il primo torneo della femminile, molto importante, con tutta la squadra e gli allenatori volevamo arrivare primi ad ogni costo perché così saremmo stati i primi a vincere il torneo. È stato bellissimo perché ci siamo scontrati con delle squadre, tipo il Geas in finale, che già conoscevamo. Abbiamo sempre voluto dare il massimo e far vedere alla gente il nostro basket, quello che giochiamo, ed è stato anche un torneo che mi ha dato modo di crescere e migliorare, ma che, soprattutto, mi ha fatto divertire. Sono stata anche molto contenta di essere MVP”.
A proposito di squadre che si conoscevano, quella di Costa a livello giovanile era per buona misura la stessa dell’A1, facendo eccezione per Giulia Rulli, Valentina Baldelli e le americane.
“Sì, siamo veramente un gruppo molto attaccato e unito. Costa punta soprattutto sul giovanile, quindi in A1 c’erano le stesse che giocano in Under 18 e anche alcune dell’Under 16”.
Finora quali sono gli allenatori che ti hanno lasciato di più?
“Tutti quelli che mi hanno allenato mi hanno sempre dato qualcosa. Sono tutti importanti, ma una persona con cui c’è stato veramente un rapporto diverso è stato Marcello Sala. È stato il primo che mi ha allenata quando sono arrivata a Costa, con Pierangelo Rossi. Mi ha dato molto. Anche Paolo Seletti mi sta facendo crescere dal punto di vista tattico e mi ha fatto capire certe cose che cercavo di evitare”.
Com’è stato giocare la partita a porte chiuse con Ragusa?
“Non vedere i tifosi di Costa che facevano il tifo per noi è stato un colpo basso. Già sapevamo che quella partita sarebbe stata difficile da affrontare, i nostri tifosi ci avrebbero comunque caricate con i loro cori, ci avrebbero sempre supportate. È stato molto difficile sotto quell’aspetto. Non posso pensare che questo sport non abbia dei tifosi”.
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Credit: Ciamillo