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Meglio tardi che mai: gli exploit dei nuotatori che è valsa la pena aspettare. Codia, Carraro e Di Liddo hanno aperto una nuova strada

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Il nuoto non è più solo uno sport per giovani. La storia dei campioni che iniziano presto, vincono tutto e abbandonano l’attività ancora giovanissimi è in forte regresso e anche chi non vince presto, a volte, riesce a dare il meglio di sé un po’ avanti negli anni, prendendosi soddisfazioni che fino a quel momento gli erano state precluse, magari dopo grandi prestazioni a livello juniores.

Il trend, in alcune lampanti occasioni, sembra essere quello anche in Italia. Esistono gli enfant prodige come Benedetta Pilato, Federico Burdisso o Alessandro Miressi ma, a bilanciare un movimento sempre più completo, ci sono anche atleti che riescono a ottenere risultati e a prendersi grandi soddisfazioni quando la carriera sembrava volgere al termine non senza qualche rimpianto.

Un fenomeno che è apparso, evidente, agli Europei in vasca lunga di Glasgow del 2018 che sono stati straordinari in termini di risultati per l’Italia, grazie anche a qualche “cavallo di ritorno” che è riuscito a piazzare la zampata vincente dopo anni di attesa e qualche delusione di troppo. In questo il merito maggiore va a Cesare Butini, direttore tecnico della Nazionale azzurra che ha cancellato i pregiudizi e gli stereotipi del passato quando un atleta, dopo aver mostrato le sue qualità e magari avere ottenuto risultati promettenti da molto giovane e dopo qualche anno di prestazioni non all’altezza delle aspettative tra i senior, veniva bollato come incompiuto e un po’ abbandonato a se stesso verso una strada che spesso portava all’addio all’attività agonistica piuttosto in fretta.

Adesso, grazie ai gruppi militari, alla qualità dell’allenamento, agli sponsor che si sono avvicinati al nuoto, gli atleti possono proseguire la loro attività anche senza risultati straordinari a livello internazionale, meritando comunque un po’ di attenzione da parte dei tecnici federali e, magari raggiunto il giusto equilibrio mentale e fisico, riesce ad esprimersi al meglio anche quando è più vicino ai 30 anni che ai 20. E’ il caso, esempio lampante, di Piero Codia che proprio a Glasgow ottenne due anni fa il risultato della vita conquistando il titolo europeo nei 100 farfalla con un crono straordinario, una gara tutta all’attacco, che gli permise di sbaragliare un campo molto prestigioso. Un risultato che non ha trovato riscontri nella stagione successiva, quella dei Mondiali di Gwangju, a causa di problemi fisici che hanno infastidito non poco il taciturno friulano che vuole però tornare protagonista l’anno prossimo a Tokyo.

E’ il caso di una plurimedagliata come Martina Carraro che ha impiegato dieci anni per uscire dal ruolo di bambina prodigio (convocata a 16 anni per i Mondiali di Roma 2009) e interpretare quella della nuotatrice protagonista: prima bronzo mondiale in vasca corta, poi bronzo mondiale in vasca lunga e poi campionessa europea in corta a 26 anni lo scorso dicembre a Glasgow e candidata ad essere una delle grandi protagonista della rana a Tokyo 2021.

E’ valsa la pena attendere anche Elena Di Liddo che, fra infortuni ed emotività, sembrava avviata verso una carriera da comprimaria e invece ora è una delle grandi protagoniste della farfalla mondiale: quarta lo scorso anno a Gwangju e bronzo europeo a Glasgow l’anno prima nei 100 farfalla con l’impressione che il meglio di sè lo debba ancora dare. Bronzo a Glasgow anche per Carlotta Zofkova che, dopo tante promesse non sempre mantenute, in Scozia, a 25 anni, fece segnare il nuovo record italiano dei 100 dorso portando a casa una medaglia di bronzo di grande valore.

Tutte lezioni che vanno nella direzione di non scartare a priori nessuno: la continuità in uno sport come il nuovo è merce rarissima ma chi ha qualità e talento può esprimerlo anche ad un’età non più giovanissima:Non è finita finché non è finita usava dire il campione di baseball Lawrence Peter “Yogi” Berra, frase poi ripresa da Lenny Kravitz per uno dei suoi più grandi successi e che sembra aver illuminato tanti campioni della Nazionale azzurra. Tutti esempi per chi, in gioventù, magari fallisce una o due stagioni per mille motivi ma a cui l’acqua delle piscine fornisce spesso una seconda o una terza possibilità di risollevarsi e di tornare a ottenere risultati di prestigio.

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Foto Gian Mattia D’Alberto Lapresse

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